Da quando, esattamente una settimana fa, Claire è partita per Socotra insieme a Daniel, la situazione ci è sfuggita di mano.

Di nuovo, oserei aggiungere.

I motivi principali per cui è avvenuto ciò sono quattro e hanno tutti un nome ed un cognome.

Il primo si chiama Michael Clifford e, ogni mattina, prima di prendere le sue medicine, scoppia in un pianto fragoroso capace di svegliare anche gli orsi in letargo, facendo così iniziare a tutti male la giornata.

Il secondo si chiama Ashton Irwin e sembra appena uscito da uno di quegli odiosi romanzi d'amore che Michael ama leggere, preso com'è dalla sua Lauren e dalla sua 'magica love story', volendo usare le sue parole.

Il terzo si chiama Luke Hemmings e, oltre ad essere particolarmente nervoso per un esame a cui deve al più presto presentarsi e per il posticipato ritorno di suo padre (che ha comportato numerosi viaggi improvvisi per Filadelfia durante la settimana), è anche incredibilmente provato dal fatto che io non mi sia ancora decisa a dirgli che lo amo e a definire la nostra relazione.

Dal canto mio, se prima avevo paura dei miei sentimenti, adesso mi piace soltanto farlo penare.

Sono cattiva, lo so.

Il quarto, comunque, si chiama Calum Hood e ha deciso di voler dare una svolta alla sua vita.

Purtroppo però si sta limitando a vagare per la casa come un'anima in pena rompendo a tutti le palle con i suoi piagnistei.

Detto questo, capirete benissimo perché io abbia ringraziato la divinità del pollo, inventata da Michael quando aveva nove anni, per non aver avuto un crollo nervoso dopo aver risposto vagamente all'ennesima chiamata di mia madre.

Sicuramente il fatto di essermi rifiutata di parlarne con qualcuno incide sul mio pessimo umore, ma sono troppo orgogliosa per ammetterlo.

Volendo essere sinceri, non si deve imputare il mio cattivo umore solo al mio orgoglio data la scena che mi si para davanti appena, uscita dopo uno sbuffo dalla mia stanza, raggiungo il salotto.

In effetti, quella buona donna che è mia madre, nonostante tutto, lo ha sempre detto che mi sono scelta degli imbecilli come amici.

Io ho sempre dissentito, più per il gusto di andarle contro che per altro, ma non posso proprio negare l'evidenza.

Vorrei, ma non posto.

Posso, scusate, è il correttore automatico.

Non posso perché nel salotto di casa Hood i quattro imbecilli stanno giocando a Just Dance insieme a i tre vecchietti sulle note di What makes you beautiful.

E vorrei anche dire che la scena non è tanto orripilante quanto sembra, ma è ancora peggio, credetemi.

Luke infatti, mentre cerca vanamente di copiare i passi di danza proiettati sullo schermo della televisione, sta facendo il m'ama, non m'ama con una margherita -l'ennesima, a giudicare dai petali lasciati per terra- e allo stesso tempo sta imprecando contro il suo cellulare che continua a vibrare, segno che probabilmente qualcuno della sua famiglia lo sta chiamando.

Calum, mentre cerca vanamente di copiare i passi di danza proiettati sullo schermo della televisione, si sta fastidiosamente lamentando di quanto la sua vita faccia schifo, ricevendo puntualmente dei cortesi rimproveri dal Signor Nino, che lo esorta a non dire tali cose sulla vita, che, d'altra parte, è pur sempre un dono di Dio.

Oh, stavo dimenticando, nell'ultima settimana il signor Nino si è avvicinato notevolmente alla chiesa, ravvivando la sua fede.

E rompendoci le palle, ma questo penso sia scontato.

Drowned in the lake // Luke HemmingsWhere stories live. Discover now