Ho capito che non avrei dovuto dire così esplicitamente a Luke Hemmings di salvarmi da me stessa più o meno nello stesso istante in cui mi sono lasciata cadere sfinita nelle sue braccia.

Le ragioni sono diverse: solitamente nelle favole non sono le principesse a chiedere di essere salvate, ma i principi a farlo spontaneamente e, inoltre, io non sono affatto una principessa e Luke non potrebbe essere un principe neanche in un'altra vita.

Poi, il mio orgoglio mi ha subito fatto pentire di aver chiesto aiuto.

E, se ancora queste ragioni non vi sembrano abbastanza per sbattervi la testa al muro fino a rompervi il cranio, ho sentito chiaramente Luke diventare un pezzo di ghiaccio, una volta sentite le ultime parole del mio discorso, e ho visto la paura nel suo volto: facendo presente a Luke Hemmings che ho superato tutti i limiti di sopportazione non ho fatto altro che metterlo davanti al suo problema.

So cosa state pensando: finalmente riesci a dire apertamente tutto quello che c'è nella tua testa, riesci a lamentarti una volta e per tutte di tutto il male che stai provando ed ecco che arriva il senso di colpa per averlo fatto. Che sfiga.

Per fortuna però il mio imminente crollo nervoso è stato interrotto dall'arrivo di Calum.

Senza dire una parola mi sono rialzata, allontanandomi, nonostante tutto a malincuore, dal corpo caldo di Luke, e mi sono avviata verso casa, senza dire una parola.

In religioso silenzio ho continuato a lavare l'insalata anche dopo aver sentito aprire e poi chiudere la porta, segno che Luke e Calum sono rientrati.

Con la coda dell'occhio noto che Luke si è diretto lontano dalla cucina, probabilmente verso la sua stanza, al contrario di Calum che, qui accanto a me sta preparando tutto per cuocere la carne.

So benissimo che Luke deve avergli raccontato tutto, quello che non so è se Calum stia provando pietà nei miei confronti o sia deluso da ciò che ho fatto.

Insomma, io stessa sono delusa, non gli darei torto.

Ed è stato proprio lui ad insegnarmi a resistere, ad essere forte.

-Perché lui?- mi chiede infine, ancora assorto nelle sue abili mosse da chef.

-Non lo so, Cal- rispondo, gettando la lattuga tagliata e lavata nella ciotola.

-Non è vero.

-Sì invece.

-Ho detto no.

-Non giocare con me a questo gioco.

-Okay, okay- dico chiudendo il frigorifero e posando i pomodori che ho appena preso sul tagliere.

-Non volevo far preoccupare nessuno e lui era uno sconosciuto abbastanza conosciuto con cui condividere questo casino- mi limito a dire, rendendomi subito conto di quanto sia insensata la mia risposta.

Eppure, è la verità.

-Lo sai che è un ragionamento abbastanza stupido?

-Può darsi.

-Potevi anche parlarne con me.

-Lo so, Cal, ma odio addossare i miei problemi a gente che già so ha i suoi a cui pensare.

-Sì, lo so- dice, dopo aver girato la carne sulla griglia.

Si avvicina a me, mentre sono ancora concentrata sul tagliare i pomodori, e mi abbraccia da dietro, nascondendo la testa tra i miei capelli.

-Potresti aver terrorizzato Luke- biascica, facendomi ridere un po'-Lo conosciamo da poco, non è ancora del tutto abituato a questo tipi di situazioni.

Drowned in the lake // Luke HemmingsWhere stories live. Discover now