8. L'apprendista del Ragno

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Diario di Evander

1048° giorno veradriano

«Apprendista!».

La voce del Minotauro riesce sempre a cogliermi di sorpresa.

Mi sono ritrovato in piedi, senza neppure rendermene conto: «Sì, maestro?».

«Al termine della pausa ricreativa, siete richiesto nella Sala della Meditazione per la vostra prima seduta. Il momento è solenne, quindi dosate la vostra allegria, per oggi. Mi troverete all'uscita, per indicarvi la strada».

Ovviamente, Il Minotauro se ne è andato senza aggiungere altro, e io sono rimasto lì, a lambiccarmi il cervello per capire a cosa mai si riferisse. Mi sono seduto, ed ho allontanato da me il bicchiere di birra che non avevo neppure mai sfiorato.

«Non preoccuparti, se non ci riesci» mi ha detto Wyn, che era seduto davanti a me: «La seduta non è mai definitiva. Soprattutto la prima».

«Seduta di che cosa?».

«Devi scoprire l'animale totem in cui ti riconosci di più». Wyn ha alzato le spalle: «Ma non è facile cadere in uno stato di totale astrazione. Per alcuni, la prima seduta è del tutto inutile. Dopo qualche anno qui dentro, scoprono che il loro animale totem è cambiato. Dicono dipenda dalle tue esperienze passate, ma noi il passato dobbiamo dimenticarlo, quindi...».

«Ma come, non ce n'è uno solo, di totem?».

«No, si crede che ce ne siano sette, e che alcuni si alternino nel tempo per importanza. Ma uno solo è il più forte, il vero ed unico animale totemico. Se non scopri quello, non puoi diventare endar».

«Allora, devo scoprirlo!».

Wyn ha sorriso, dandomi una pacca sulla spalla: «Tranquillo, hai tutto il tempo che ti serve».

Certo, ed era proprio questo, a spaventarmi.

«Tu hai fatto numerose sedute?» gli ho chiesto.

«Ne ho fatte tre». Ha alzato di nuovo le spalle come se non gli importasse, ma io sapevo che la cosa in realtà lo preoccupava.

«Ed hai trovato il tuo animale totem?» mi sono arrischiato a chiedergli.

«No, non ancora». Wyn ha sollevato gli occhi e li ha socchiusi. Guardava il vuoto sopra la mia spalla. La sua aria concentrata mi ha fatto sperare che, in realtà, sia molto più vicino a definire l'immagine confusa nella sua memoria, di quanto lui stesso creda: «Ho solo un'idea vaga di cosa potrebbe essere. So che è un rapace».

«Un rapace?».

«Sì, ti stupisce?».

«No, ma mi hai fatto ricordare una cosa».

Mi ha fatto ricordare un giorno, il primo anno di accademia, in cui abbiamo fatto delle supposizioni su quali animali totemici avremmo avuto se fossimo diventati endar. Io avevo chiuso la discussione affermando che non c'era neppure da chiederselo, perché tanto non lo sarei mai diventato. Secondo Jayden, sarei stato un leone. Ci è andata vicina, ma nessuno poteva sospettare quale sarebbe stato davvero il mio animale totemico.

Durante la mia seduta, alcuni addestratori sono stati immobili di fronte a me, guardandomi fisso negli occhi per tutto il tempo, finché non ho perso conoscenza e non ho incominciato il mio viaggio astrale.

Tutto è iniziato come una lunga caduta nel vuoto. Mi è parso di essere uscito dal continuum spazio-temporale. Vedevo un immenso flusso a clessidra, contenente un universo ricco di galassie, sistemi, pianeti e stelle, dove la Terra, Amaria e Veradria erano così lontani e piccoli da essere invisibili. Io fluttuai attorno a questo universo e per la prima volta da quando ero dentro alla Fortezza mi sentii sereno e in pace con me stesso. Il silenzio, la vastità di quel mondo mi facevano vedere tutto in proporzione: non ero che un minuscolo puntino su un puntino poco più grande perso nell'immenso. Le mie sofferenze non avevano più importanza.

Triplania - L'Oblio  [primo volume]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora