Zadok
Il Monastero delle Acque sorgeva su un'isola, affondato in una foresta pluviale a qualche chilometro dalla Fortezza di Confine, ma nessuna strada praticabile collegava le due strutture, che erano separate da un oceano privo di isole.
Da lontano, una densa nuvola di acqua nebulizzata ed una cascata erano tutto ciò che si poteva scorgere di quella struttura che, come un punto luminoso nel verde, era il cuore dell'Isola Solitaria.
Alberi e roccia si arrampicavano ovunque: sopra, sotto e di lato, fino a ricoprire l'edificio di una fitta trama buia ed umida.
Per accedervi, bisognava attraversare una lunga vasca di pietra, contenente circa un mezzo metro d'acqua.
End Zadok seguì il capitano, togliendosi gli stivali neri.
Alcuni monaci presero i loro stivali e li seguirono a testa bassa fino alle porte del monastero.
L'acqua era ghiacciata e limpida come un cristallo. Vi si sarebbe potuto vedere attraverso anche se fosse stata profonda centinaia di metri. Quella trasparenza diede a Zadok un senso di nausea. Alzò lo sguardo e lo mantenne fisso sulle gradinate di pietra.
End Zadok si chiedeva perché fossero venuti in quel monastero. Loro, gli endar, non erano mai i benvenuti in luoghi come quelli. I Sei Monasteri erano nati negli stessi anni in cui era stato creato l'Ordine Marziale degli Endar e anch'essi erano una risposta alla fine del mondo. Ma erano la risposta contraria, diametralmente opposta.
Da quando gli scienziati avevano dato ad Amaria un massimo di cento anni di vita e a Veradria poco di più, gli endar e i monaci avevano preso possesso di tutte le materie prime con lo scopo di razionalizzarle, creando due monopoli contrastanti.
I monaci non li avevano neppure guardati in faccia. Si sarebbe potuto pensare che fosse per rispetto o per paura, ma a Zadok sembrò di leggervi del disprezzo. I monaci si sentivano superiori nella loro umiltà, e consideravano gli endar come uno dei tanti mali cui dovevano far fronte nella loro vita ascetica e contemplativa.
Zadok pensò che fossero uomini egoisti, che si erano ritirati dal resto del mondo per non dover sentire i rimorsi della coscienza. Essi vivevano contemplando, sì, ma non creavano nulla, non producevano nulla, non proponevano alcuna soluzione.
Sembravano dimenticare che la fine del mondo era vicina, e vivevano la propria vita nell'ignoranza degli altri abitanti di Triplania e, soprattutto, dei loro posteri, che si sarebbero trovati a vivere senza più nessuna risorsa, ed a morire di fame.
A cosa sarebbe servito ai loro posteri quell'edificio umido immerso nell'acqua?
A nulla.
Zadok non capiva perché gli endar avessero voluto recarsi in quel luogo e disturbare i monaci.
Lui avrebbe preferito lasciarli vivere nella loro ignoranza e nel loro egoismo, invece di obbligarli a convertirsi alla fede endar.
Ma era comunque felice di essere lì, perché quella era la sua prima missione all'esterno della Fortezza di Confine. Infatti, dal momento che Zadok era rimasto in cima alla classifica dei miglior affiliati per sei mesi consecutivi, il capitano degli endar, fedele alla parola data, dopo aver visionato di persona i risultati dei suoi test, lo aveva fatto uscire dalla Fortezza in anticipo, dopo neppure sette anni di addestramento. Da quel giorno, Il Ragno gli avrebbe fatto da maestro per un anno, ed insieme avrebbero visitato tutti e sei i Monasteri.
Zadok ne era molto onorato.
E poi, voleva capire. Capire quale fosse davvero il compito degli endar. In cosa essi dovessero utilizzare tutte le loro capacità e la loro immensa cultura, e in cosa andassero a finire quegli anni di intensa formazione.
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Triplania - L'Oblio [primo volume]
Science FictionChiuso nella Fortezza di Confine, entro un paio di anni Evander cesserà d'esistere. Un altro occuperà il suo corpo. Il suo nome è Zadok, la Fenice, e marcia a fianco del Ragno e del Serpente, lasciando dietro di sé una lunga scia di morte e distruz...