25. Il Monastero delle Fiamme

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Zadok

Aiutandosi con la corda, Zadok tornò indietro, trascinando Il Serpente che, incapace di arrampicarsi, era diventato solamente un peso morto.

Affiorarono in superficie, dove Yvnhal, vedendoli comparire così presto, li guardò sorpreso e contrariato. Si mosse in avanti, pronto a redarguirli per non aver portato a termine la missione.

Ma, ad una seconda occhiata, comprendendo che doveva esserci stato qualche problema, tacque ed aiutò Zadok a tirar su End Sept.

Yvnhal lasciò loro il tempo di riprendere fiato, poi pretese una spiegazione.

Zadok tacque per qualche istante. Era stato troppo preso dalla fatica dell'arrampicata, per pensare a cosa dire al capitano.

E ora, non sapeva cosa fare.

Doveva fare rapporto? Dire tutta la verità? Fare la spia sul tentato omicidio?

Era sua responsabilità mettere in luce la vera natura del Serpente Albino: altri avrebbero potuto pagare il silenzio di Zadok con la vita. E Zadok sarebbe stato corresponsabile della loro fine.

Ma, forse, End Sept non avrebbe tentato di uccidere nessun altro: forse tutto il suo odio andava solamente nei confronti di Zadok.

Eppure, se era stato capace di farlo una volta, poteva farlo una seconda: era la sua natura.

Zadok guardò End Sept e lo vide sdraiato a terra, che sputava sabbia come qualcuno che abbia appena rischiato di annegarvi. Non si era ancora ripreso dallo shock.

Forse, quando si fosse ristabilito, Sept avrebbe subito una crisi di coscienza ed avrebbe confessato il tentato omicidio di sua spontanea volontà.

Zadok decise di lasciargli questa possibilità.

Tacque e chiuse gli occhi. Convinto di star commettendo un errore, disse:

«La corda stava per spezzarsi. End Sept è rimasto sospeso nel vuoto: ci siamo salvati per miracolo».

Yvnhal non rispose. Nei suoi occhi si lesse un'egoistica paura che tradiva il suo pensiero: avrebbe potuto essere lui, e non End Sept, ad essere penzolato nel vuoto a trenta metri d'altezza.

Dopo un momento, tuttavia, tornò in sé e disse:

«Zadok, avete dimostrato un grande coraggio. L'Ordine vi è debitore».

Poi, si avvicinò e, abbassando il tono di voce, gli disse: «Sono felice che siate illeso».

Zadok annuì. Yvnhal guardò verso il cratere, pensieroso.

Zadok intuì i suoi dubbi.

«Capitano, se permettete, vorrei andare solo, questa volta, dai monaci delle Fiamme» disse, anticipando la sua richiesta.

Yvnhal non riuscì a nascondere il sollievo provato al sentire quelle parole. Tuttavia, disse: «Non se ne parla: vi siete stancato troppo! Avete sostenuto il corpo di End Sept da solo per tutta la scalata! Rischiate la vita, se vi calate di nuovo senza esservi neppure riposato, e la vostra morte sarebbe un grave colpo al cuore del nostro Impero. È fuori discussione».

«Non temete, capitano: questa esperienza ha messo alla prova le mie capacità e mi ha dato la certezza di poter resistere ad una nuova discesa. Tuttavia, ho bisogno della massima concentrazione: devo andare solo».

Non lo diceva per preservare al capitano la fatica: a differenza di quello di End Sept, il suo offrirsi di andare da solo al posto di Yvnhal era tutt'altro che un tentativo di ingraziarsi il capitano. Andando da solo non avrebbe dovuto pensare a salvare altri dalla morte e avrebbe invece potuto concentrarsi al massimo per arrivare illeso in fondo alla discesa.

Triplania - L'Oblio  [primo volume]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora