22. Lui non tornerà più

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Dalwyn


«Vedi di affrettare il passo, Falco chiacchierone!» gli abbaiò Taide, lanciandogli la borraccia: «Altrimenti ci impiegheremo un mese, invece che due giorni, per arrivare!».

«Ci vogliono solo due giorni per attraversare la foresta?!» esclamò sorpreso Dalwyn, afferrando la borraccia ed inciampando con un piede in una grossa radice d'albero.

«Solo per chi conosce le scorciatoie giuste. Se tu tentassi di raggiungere il monastero da solo, non arriveresti neppure fra tre anni!» rise Taide.

La risata riecheggiò per tutti i cunicoli scuri dell'immensa caverna.

Dalwyn si guardò attorno rabbrividendo, cercando di non ascoltare quel lugubre eco. Mormorò: «Non intendo farlo!».

Strinse entrambe le mani attorno alla borraccia e se la portò alle labbra, fermandosi per non inciampare di nuovo.

Taide si girò scocciata: «Ti ho detto di allungare il passo, non di fermarti!».

«State sicura che non mi farò lasciare indietro. E poi, sono molto più veloce, ora che sono stato alleggerito dell'armatura».

La ragazza sorrise di nuovo. Aveva ancora addosso l'armatura di Dalwyn, e non accennava affatto a restituirgliela.

«Vedremo qual è la vera resistenza degli endar al dolore ed alla fatica, senza tutti i loro gingilli tecnologici!».

Dalwyn alzò le spalle senza risponderle: era troppo impegnato nel tentativo di non rimanere incastrato fra l'intricato intreccio di filamenti di legno muffito e muschio che aveva sotto i piedi.

Ma, appena raggiunsero un tratto più praticabile, dove lisce rocce si sostituivano alle aggrovigliate radici, Dalwyn riprese a farle domande.

«Come fate a sapere in quale direzione andiamo?» le chiese.

«Io ci vivo qui: conosco queste grotte come le mie tasche» rispose Taide con un sorriso, battendo con affetto la mano su una grossa radice pendente, come se fosse stata la spalla di un vecchio amico.

«Ma non c'è un punto di riferimento da nessuna parte!» esclamò Dalwyn incredulo, guardandosi attorno in quella cavernosa oscurità che ai suoi occhi appariva come un labirinto ostile senza via di uscita. Era come trovarsi di fronte ad un libro scritto in una lingua sconosciuta, senza aver a disposizione nessuna chiave di cifratura per tradurlo.

«Solo per chi non conosce la Natura» gli rispose Taide, alzando le spalle. Poi, aggiunse: «Ecco un altro vostro punto debole. Vi credete infallibili, voi endar, ma la verità è che avete un'infinità di punti deboli».

Dalwyn notò che, ogni volta che parlava di endar, Taide si faceva improvvisamente cupa.

«Come è possibile che l'impero non sia mai venuto a conoscenza di queste caverne?» le chiese, per distrarla da quei pensieri che appesantivano il suo sguardo altrimenti sempre scintillante.

«I monaci custodiscono molto bene le entrate».

«Le entrate? Intendete i pantani?».

«Sì, sono le uniche entrate possibili».

Dalwyn non ne era convinto: «Ma... se ogni pantano conduce qui sotto, è impossibile custodirli tutti!».

«Non tutti i pantani sono delle entrate, solo alcuni. Molto pochi, in realtà. E soltanto noi del Partito della Nemesi sappiamo quali sono. Gli altri pantani sono troppo profondi: soffocheresti prima di uscirne. Quando ti ho trovato, stavo proprio custodendo una delle entrate, la più vicina al vostro accampamento endar».

Triplania - L'Oblio  [primo volume]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora