39. Non so chi sono

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Zadok

Quando Yvnhal fu scomparso, Zadok rientrò nella sala del trono, andò dritto verso il reggente, si inchinò e gli disse:

«Mio imperatore, sono ai vostri ordini».

Vlastamir lo guardò con il suo ghigno storto e aggrottò ancora di più le già aggrottate sopracciglia, esclamando: «E dove diavolo vi eravate cacciato, si può sapere, pupillo di End Yvnhal? Nessuno vi ha detto che non si deve mai far attendere un imperatore?».

«Perdonate, mio signore. Sono venuto appena mi è stato possibile».

«Bando alle chiacchiere, seguitemi, Zadok. Ho un compito da darvi e voglio che lo eseguiate senza farvi domande, mi sono spiegato?».

«Certamente, sire».

Vlastamir fece un cenno ai lord con i quali stava parlando prima che Zadok arrivasse al suo cospetto e questi ultimi si dileguarono.

Poi, fece strada a Zadok fino alla torre ovest.

Mentre camminavano, Vlastamir gli stava di fronte senza guardarlo e gli dava indicazioni precise su come svolgere la consegna: «Voi porterete a mio padre la sua medicina ogni sera alle sei precise insieme alla cena ed ogni mattina alle sei precise insieme alla colazione. Vi assicurerete che la beva tutto d'un sorso e che non la lasci mai lì. Non gli rivolgerete mai la parola. Sarete solamente un cameriere, mi sono spiegato?».

Zadok si morse la lingua per non ribattere o non fare domande. Al pensiero che non avrebbe mai potuto parlare all'imperatore padre aveva sentito una fitta al cuore. Ma quella era la consegna, e lui doveva adattarcisi per quanto la trovasse senza fondamento. Yvnhal era stato chiaro: gli aveva detto che dietro ogni decisione del reggente c'era una ragione che lui non poteva comprendere, e che non doveva mai mettere in discussione.

«Sì, sire. Vi siete spiegato alla perfezione» disse, sconfortato.

«Bene. Questa sarà la vostra stanza» disse il reggente indicandogli una porta alla base della torre ovest. Zadok gli diede un'occhiata veloce.

Vide che si trovava in un punto per nulla strategico: da quella porta non si poteva vedere l'entrata della torre, perché si trovava incassata dentro alla parete del corridoio per ben tre metri di profondità.

Per la verità, era una porta totalmente isolata e nascosta, dalla quale non si vedeva nulla e che non poteva a sua volta essere vista se non vi si andava proprio davanti.

Zadok osò farlo notare al reggente: «Sire, questa porta non si trova in una posizione adatta per sorvegliare il corridoio, né tantomeno l'entrata della torre...».

Vlastamir si girò a fissarlo con uno sguardo rabbioso: «Mi avete forse preso per uno stupido, Zadok? Lo vedo anche io, non sono mica cieco. Questa era l'unica stanza disponibile. Ma sono certo che questi ostacoli non vi impediranno di svolgere al meglio la consegna, se voi siete tanto super-uomo come vi descrive Yvnhal!».

«Farò del mio meglio, sire».

«Allora: gli endar di guardia alla porta della torre vi daranno un vassoio. Oggi li incontrerete, così ché potranno imprimersi bene a mente la vostra fisionomia. In realtà, vi conoscono già benissimo. Voi siete più famoso di Yvnhal in persona!».

Vlastamir diede in un'aperta risata, ma la cosa non sembrava affatto divertirlo, piuttosto sembrava dargli fastidio.

Zadok non rispose ed aspettò che il reggente continuasse: «Qui si trovano le stanze della famiglia imperiale. Penserete che sia un grande onore venire a stabilirsi qui... Contento voi...!»

Triplania - L'Oblio  [primo volume]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora