18. In nome della Fenice

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Zadok


Appena lo shuttle atterrò nell'accampamento, Zadok ne uscì arrabbiato e pieno di sconforto.

Yvnhal gli andò incontro e tutti gli endar dell'accampamento vennero verso di lui, per curare i feriti e per capire meglio cosa era accaduto.

Prima che Yvnhal potesse parlare, Zadok disse: «Perdonate, capitano. Non sono stato all'altezza del compito».

Yvnhal lo guardò sorpreso, come se davvero non capisse quelle parole. Poi scrollò la testa e disse: «No, Zadok. Vi sbagliate! La colpa di questa sconfitta non è vostra. Vostro è il merito di questa vittoria. Se non fosse stato per voi, i rivoltosi avrebbero vinto e noi non possiamo permettercelo. Sono fiero di voi. Ma ciò non toglie che la situazione sia estremamente grave. Il primo caso di ribellione organizzata! E, per giunta, in diretta imperiale! Il nostro imperatore non ne sarà affatto contento. Seguitemi, parliamo in privato».

Una volta arrivati all'ufficio privato del capitano, quest'ultimo disse: «Una buona idea, il gas mortale. Sarebbe stata un'umiliazione, altrimenti, questa fuga. Se avessimo lasciato in vita i ribelli senza giustiziarli sarebbe stato un colpo mortale alla nostra immagine pubblica».

Zadok abbassò il capo: «Non sono affatto fiero di me, per questo. Odio usare questi metodi: li trovo vili. Ma ho dovuto... Non avevo altra scelta. Non potevo fuggire e lasciare in vita i traditori, ma neppure morire sotto i loro colpi e lasciargli la prima vittoria contro gli endar. Non in diretta universale!».

«Non rimproveratevi, avete agito bene. Bisogna mettere da parte l'onore personale per un bene maggiore. Al contrario, io ho sottovalutato il nemico e me ne sono andato nel pieno della battaglia. L'imperatore non mancherà di farmelo notare».

«Non potevate saperlo».

«Ma voi, invece, lo avete intuito. Avete prevenuto la catastrofe».

Zadok non rispose.

«Dobbiamo agire, Zadok. Contrattaccare. Ci occorre qualcosa che ristabilisca la paura per gli endar fra il popolo. Pensate a qualcosa! Qualcosa di definitivo, mi spiego? Questa è la vostra nuova consegna. Mi fido di voi, Zadok, non deludetemi».

Zadok abbassò il capo in segno di assenso ed uscì.

Mentre usciva, sentì che Yvnhal convocava End Thromus, l'endar che si occupava di mandare messaggi alla corte imperiale.

Il bilancio dei morti fra gli endar era molto alto, rispetto agli standard.

Tuttavia, Zadok sentiva che le vittime di quella battaglia erano molto più numerose: erano più di cento. Cento morti da aggiungere alla sua lista. E, presto, con ogni probabilità, la fame e la carestia ne avrebbero uccisi molti di più.

Zadok passò due giorni chiuso nella sua cella, pensando e ripensando a ciò che era accaduto e a cosa fosse meglio fare.

Aveva l'impressione che Yvnhal si aspettasse qualcosa di spietato. Definitivo: era questa, la parola che aveva usato.

Zadok si mise a pensare.

Le idee non gli mancavano. La sua mente, fredda, calcolava.

Non avrebbe voluto essere nei panni del capitano quando gli avesse esposto tutte le alternative e quest'ultimo avesse dovuto prendere una decisione.

Il terzo giorno all'alba Zadok andò a parlargli. Stettero due ore a discutere di ogni possibilità.

Alla fine, Yvnhal aveva trovato che una delle proposte di Zadok era perfetta e gli comunicò che gliene avrebbe dato ufficialmente il merito, facendo il nuovo proclama a suo nome.

Triplania - L'Oblio  [primo volume]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora