35. Il piano di Jayden

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Zadok


Zadok si svegliò di soprassalto, con un forte dolore alla testa.

Il suo corpo era appesantito e i suoi sensi rallentati.

Si chiese cosa fosse accaduto e dove si trovasse: impiegò qualche istante per rispondersi a quelle domande.

Poi, si ricordò tutto.

Jayden doveva avergli dato del sonnifero, probabilmente facendoglielo inalare dopo averlo messo in circolo nell'aria. Ma come aveva fatto lei a rimanerne immune? Doveva aver usato qualche sistema di filtraggio nelle narici: Zadok sapeva che ne esistevano, e probabilmente erano facilmente reperibili nella cassetta del pronto soccorso di una nave, dove si correva sempre il rischio che l'aria respirabile fosse inquinata da sostanze indesiderate.

Capì che anche a Xhen doveva essere toccata la sua stessa sorte. Si guardò attorno e lo vide poco lontano, accasciato a terra. Gli si avvicinò e gli tastò il polso: era ancora addormentato.

Lo scosse con forza.

«Xhen, svegliatevi!» gli disse: era arrabbiato con sé stesso per essersi fatto raggirare così facilmente e indispettito con Jayden per averlo ingannato a cuor leggero. Ma non poteva portarle rancore: lui aveva fatto di molto peggio. D'altronde, combattevano su due fronti diversi.

Tuttavia, quell'inganno da parte sua lo aveva ferito.

End Xhen ci impiegò parecchio tempo, prima di riprendere conoscenza e ancor di più prima di comprendere cos'era accaduto. Tuttavia, non ci fu alcun bisogno che Zadok glielo spiegasse: le sue prime parole furono per la rabbia di essersi lasciato ingannare dalla principessa.

«Quella donna è una vipera!» esclamò Xhen, e il suo pallido volto da veradriano si fece rosso di collera.

Zadok non lo contraddisse. Anzi, convenne con lui: «Ci ha ingannati entrambi: è stata abile».

«E adesso dov'è?» chiese End Xhen, massaggiandosi le tempie. Anche Zadok aveva un gran mal di testa, ma cercava di non pensarci: era concentrato su ben altri problemi. Si guardò attorno e vide che la cabina del pilota era chiusa ermeticamente dall'interno.

Tentò di aprirla: dapprima con le buone, poi con la forza, ma invano. La porta rimase bloccata.

«Dannazione, si è chiusa dentro!» esclamò, tirando un pugno sulla porta per scaricare il nervoso.

Xhen accorse al suo fianco e tentò di aiutarlo ad aprire la porta, anche lui senza successo. Nessuno dei due usò il thoraken per forzarla, tuttavia: entrambi sapevano che era meglio non usare metodi troppo violenti, con il rischio di provocare danni alla nave. Ma non vollero rassegnarsi.

End Xhen scosse la testa, adirato. Guardò in direzione del capitano e disse: «Dovrete convincerla ad aprirci. É l'unico modo».

«Avrei dovuto prevederlo: quella donna non si dà mai per vinta! Sapevo che era in grado di pilotare un'astronave!».

«E come potevate saperlo, capitano?» disse Xhen: non voleva che Zadok si prendesse tutta la colpa, ma non osava confessare d'essere ferito nell'orgoglio. Non era facile raggirare un endar, ma addirittura due...! Come avrebbero spiegato la cosa ad Yvnhal? «Ci ha colti di sorpresa entrambi» aggiunse.

Zadok mormorò con rabbia: «No, Xhen. Ho commesso un'imprudenza: mi ero accorto che ci nascondeva qualcosa. Deve avere una conoscenza molto più approfondita della nostra, a proposito di navette spaziali. É evidente che gioca in casa... mentre noi ci siamo fatti ingannare come degli stupidi ignoranti!».

«Da quando è salita sulla nave ieri ci ha creato solo problemi! Se non fosse stato per lei, ora saremmo ad Edresia ed avremmo portato a termine il piano di Yvnhal senza inconvenienti!».

Triplania - L'Oblio  [primo volume]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora