La soluzione, Laura Pausini

9.3K 292 5
                                    

E non distinguo più
Orizzonti, universi o destinazione
Ma sei ancora tu
La soluzione

Deborah Pjaca
Mi svegliai che erano le otto e mezza. Cercai di capire che giorno fosse: realizzai che era domenica, perchè ieri aveva giocato la Viola.
A proposito... Marko?
Scesi al piano di sotto e lo vidi seduto sul divano che si stava stiracchiando.
"Ehi ciao Marko." esordii sorridendo e andandogli incontro. Lui ricambiò il sorriso e allargò le braccia mentre io mi sedetti sulle sue gambe e gli misi un braccio dietro il collo, quindi gli lasciai un bacio sulla guancia.
"Ciao sis, dormito bene?" domandò.
Annuii.
"Hai giocato benissimo. - gli sussurrai - Anche se avete perso."
Lui mi sorrise riconoscente.
"Allora che dici di far colazione?"
"Non dormi?" chiesi accigliata.
"Oh, ho dormito qui."
Lo guardai ancora più perplessa di prima.
"Sul divano? Non sei venuto nel letto?"
"Non volevo svegliarti." si giustificò.
Sorrisi per la sua gentilezza e gli diedi ancora un bacio.
"Grazie. Se vuoi andare a letto ancora un po', però..."
"Oh, non posso. Oggi pomeriggio ho allenamento."
"Di domenica? E perché?"
Lui fece spallucce.
"Mercoledì dobbiamo giocare con la Sampdoria, il recupero. E il mister vuole allenamento oggi, domani riposo e poi allenamento martedì." spiegò.
Sbattei le palpebre.
"Sì, - asserì notando la mia perplessità - non farti domande. Ogni tanto il mister ha un po' di... grilli per la testa."
"Vabbè. Allora dormi o fai colazione?"
"Mangio. E poi sto un po' con te."
Sorrisi. Mi piaceva passare del tempo con mio fratello come quando eravamo piccoli e lui non giocava ancora a calcio.
Preparai due scodelle e due bicchieri, una spremuta d'arancia e feci scaldare del latte sul gas, poi presi dalla dispensa il sacchetto di biscotti.
Quando fu pronto, versai il latte nelle scodelle e ci sedemmo a mangiare.
"Ieri mi ha chiamato Federico." esordii, lasciando metà biscotto in ammollo nel latte caldo.
"Lo so."
Alzai gli occhi dal latte e lo guardai.
"Come fai a saperlo?"
Aveva la faccia di uno che voleva stare zitto ma non è riuscito a tenere a freno la lingua, quindi sospirò e finì di masticare il biscotto.
"Me lo ha scritto Mario, probabilmente poco prima che ti arrivasse la telefonata. Siamo in contatto tutti i giorni e mi ha scritto che Federico gli ha detto che aveva deciso e che ti avrebbe chiamata." spiegò.
Io annuii.
"Mi ha detto che gli manco. - borbottai - E mi ha parlato un po'. Sono rimasta d'accordo che... che ci saremmo visti."
"Visti?" ripetè scioccato Marko.
"Sì. Gli ho chiesto se potessi andare a trovarlo, e mi ha detto di sì, quando voglio, perchè chiederebbe il permesso al mister, che sa tutto e che quindi gli avrebbe lasciato il permesso. Mi serve solo il tuo, di permesso. - lo guardai negli occhi e sospirai desolata - Marko, voglio davvero rivederlo, parlarci faccia a faccia e chiarire. Non desidero altro, non desidero che tutto torni come prima, mi basta solo vederlo ancora."
"E poi? - mi domandò - Ti salirà di nuovo la malinconia, non è vero?"
"No. - ribattei - No perchè non credo di amarlo più come prima... È un sentimento diverso, non è più amore puro ma è più di una semplice amicizia, che la distanza non può distruggere."
Lui sospirò e cedette.
"Se vuoi davvero andare a Torino non sarò di sicuro io a impedirtelo. - mi disse - Mercoledì ho la partita e dopo di questa ne parliamo, ok?"
Io annuii e mi alzai, quindi mi avvicinai a lui e lo abbracciai forte.
"Grazie." esclamai felice.
"Sempre tutto per te, sis."

Dopo la colazione insistii per andare a vedere l'allenamento.
"Se proprio vuoi, va bene. Ma Pioli ti troverà qualcosa da fare, sicuro." brontolò giocherellando con le chiavi della macchina, mentre io chiudevo casa.
"Ah, tranquillo, non preoccuparti per me. Incontrerò i ragazzi dopo la partita, è da giovedì che non li vedo." dissi, quindi salii in macchina.
In poco tempo arrivammo al centro sportivo e, una volta scesi, seguii mio fratello che fischiettando si diresse verso il campetto.
"Ehi Marko. - salutò Jordan - Ti aspettavamo."
Mio fratello sorrise perplesso.
"Avete qualcosa da dirmi?" domandò.
"Oh, no, certo che no. - assicurò Giovanni - Solo che ci servivano cinque centesimi, e ci domandavamo se tu ce li avessi."
Io scoppiai a ridere vedendo la faccia allibita di mio fratello. Mi ricomposi solo quando mio fratello disse di non averli, e quindi Gio spostò lo sguardo su di me.
"Che parassiti scrocconi che siete. - borbottai prendendo il portafoglio dalla tasca. Tesi il palmo con dieci centesimi - Non voglio il resto."
I ragazzi esultarono.
"Bello fare affari con te, Deb!" commentò German soddisfatto.
Sorrisi e scossi il capo. Non cambieranno mai.
"Posso sapere almeno a cosa vi servono? "
"Oh, veramente volevamo offrirti qualcosa dalle macchinette..." mormorò Valentin.
Sorrisi e li guardai a uno a uno.
"Ma grazie, come siete carini!"
"Modestamente." borbottò Giovanni sistemandosi i capelli scherzosamente.
"Dai, vado io a prendere qualcosa alle macchinette perché sono il capitano!"
German si diresse verso il centro sportivo.
"German ma che fai? - esclamai - Quelli sono i miei soldi, è come se me la pagassi io la merenda!"
"Giuro che poi te li rendo!" urlò, quando fu quasi sulla porta.
"Dai scansafatiche andate a cambiarvi e fare allenamento." li invitai, spingendo Marko verso lo spogliatoio.
Controvoglia i ragazzi se ne andarono verso lo spogliatoio, mentre io restai ad aspettare German.
Quando tornò, mi lasciò il Kinder Bueno.
"Grazie."
Lo aprii e nel frattempo lui mi domandò:
"Hai visto Federico?"
"No, perchè? Non era con voi?"
Lui scosse il capo.
"Non è ancora arrivato."
"Ora lo aspetto, se arriva gli dico che è in ritardo." dissi sorridendo e facendogli l'occhiolino, al quale lui ricambiò il sorriso.
Mangiai il Kinder Bueno e andai a buttare la carta nel bidone della spazzatura vicino agli spogliatoi, quindi ritornai verso l'ingresso del centro e vidi Federico Chiesa scendere dalla sua auto e chiudere la portiera.
Quindi si sistemo il borsone sulla spalla e si diresse verso la mia direzione. Quando mi adocchiò, alzò la mano in segno di saluto.
"Ehi." lo salutai quando fu arrivato accanto a me.
"Buongiorno a te. Che ci fai qua?"
"Aiuterò il mister. - risposi - Vai in spogliatoio ora, pigrone, sei in ritardo oggi, i tuoi compari sono appena andati. Sbrigati!"
Sorrisi vedendo la sua espressione.
"Eh ma non sono mai stato in ritardo, solo che non sono abituato di domenica." si giustificò sorridendo.
Gli diedi una spinta amichevole.
"Vai, o il mister ti uccide."
Mise una mano sulla fronte.
"Agli ordini capitana." esclamò.
Risi per l'appellativo e lo guardai andare verso gli spogliatoi. Andai al campetto, dove Pioli stava portando le reti di palloni dal magazzino.
"Mister, buongiorno." esordii.
Lui alzò la testa e mi salutò.
"Dormito bene? Che ne pensi della partita?"
"Avete giocato bene, è mancato solo il gol." feci io.
Lui annuì.
"Senti, ti spiace darmi una mano a prendere le cose per l'allenamento? Mi servono i cinesini e i coni, poi se riesci, quando escono i ragazzi, vai a prendermi le casacche quelle bianche che stanno nello spogliatoio. - mi disse - Per il resto mi arrangio io."
"Certo, vado subito."
"Grazie Deborah."
Andai verso il magazzino a cercare ciò che mi aveva chiesto Pioli e, quando sentii le risate dei ragazzi, e poi li vidi tutti quanti entrare nel campetto, lasciai a bordo campo i cinesini e i coni e andai nello spogliatoio a prendere le casacche.
Lasciai anche quelle a bordo campo e, su invito del mister, che mi disse di non aver bisogno di niente, mi sedetti anche io a bordo campo ad osservare l'allenamento.

Eccomi qua, anche questa settimana sono viva e vegeta. Sì, nonostante i due gol a Madrid. Non so cosa dire in effetti, la partita è stata parecchio bruttina, soprattutto il secondo tempo. Speriamo che al ritorno tirino fuori ilcarattere e giochino come sanno fare.
Non succederà, ma se succederà.... #RIBALTIAMOLA ❤

𝐒𝐄𝐍𝐙𝐀 𝐒𝐎𝐅𝐅𝐑𝐈𝐑𝐄 || Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora