Completamente, TheGiornalisti

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Baciami adesso
Anche se piove
Solo così sto tanto bene

Deborah Pjaca
Il giorno seguente, riluttante, mi svegliai presto per andare con mio fratello all'allenamento.
Dopo aver fatto colazione ed essermi vestita decentemente, io e Marko uscimmo di casa.
"A proposito, ma allora ti sei deciso ad invitare Beatriz?" dissi una volta in macchina, cogliendo di sorpresa mio fratello.
"Come lo sai?" domandò perplesso, sicuro di non avermelo ancora detto.
"Me lo ha spiattellato lei al telefono, secondo te perché vengo ad allenamento?" feci con tono ovvio.
"Che so, magari per vedere il bel fusto di cui sei innamorata?" azzardò malizioso.
"Non sono innamorata di Federico." mi misi sulla difensiva. Non avevo capito se stessi mentendo oppure no. Forse sì, stavo mentendo e non volevo ammettere che Federico mi piacesse davvero. Avevo iniziato ad innamorarmi di lui, potevo dirlo fermamente, senza alcun dubbio.
"Io non ho parlato di nessun Federico. Con questo implichi che Chiesa sia un bel fusto." commentò.
"Smettila." sibilai, e aprii lo sportello, perché ormai eravamo giunti al Campini.
Mi avvicinai spedita a Beatriz, cercando di sfuggire alle parole di mio fratello, rivolgendo un 'ciao' generale ai ragazzi presenti.
"Andiamo sugli spalti, così seguiamo l'allenamento e ti racconto tutto." mi disse Beatriz ancor prima di salutarmi, prendendomi per il polso e trascinandomi verso la tribuna del campo di allenamento principale.
Una volta sedute sulle gradinate di cemento, Bea partì a macchinetta.
"In pratica è successo che stavamo chattando ieri sera e poi... no ma aspetta, tu non eri a casa?"
Interruppe il racconto già all'inizio.
"No, ero a cena fuori..."
Non dissi con chi, ero sicura che nel giro di un'ora lo avrebbero saputo anche tutti i ragazzi della squadra se glielo avessi rivelato.
"E niente, stavamo chattando e lui mi ha chiesto se avessi già ricevuto un invito e io tutta fiera gli rispondo 'no, nessuno mi ha invitata' e lui allora mi fa..."
"Bea, respira." la interruppi.
Aveva iniziato la sua storia e, oltre a non respirare tra una parola e l'altra, parlava stra veloce e non capivo niente, in stile Luis, l'amico di Scott Lang di Ant-Man.
"Quando parli così sembri una fangirl." le dissi.
"Oh, scusa. È che sono troppo presa, Marko è così simpatico, mi piace un sacco e il fatto che mi abbia invitato..."
"Capisco, Bea. Capisco cosa vuol dire amare qualcuno ed essere disposta a dargli tutto." dissi.
Il mio pensiero volò ai fatti accaduti al nord, al Federico della sponda torinese e a come mi fossi impegnata ad amarlo. Ma tutto ormai era un ricordo sfocato, quasi dimenticato.
In realtà non capivo cosa ci trovasse di così fantastico Bea in mio fratello, ma dopotutto non basta essere belli per piacere alla gente. Ciò che più conta in una persona è invisibile agli occhi, si trova dentro.
Non mi accorsi nemmeno che Beatriz aveva ricominciato la sua narrazione.
"... e io sono andata quasi in iperventilazione, ero troppo felice e non credevo fosse vero..."
I ragazzi entrarono in campo e, ascoltando vagamente ciò che stava dicendo Bea, seguii l'allenamento.
Fu solo verso la fine della partitella in cui staccai completamente il cervello da tutto quel che avevo intorno, tant'è che non stavo più prestando attenzione nemmeno alle parole di Bea, stava dicendo la sua opinione su un post che riguardava James Rodriguez, se avevo ben capito.
Iniziai a fissare Federico. Non esisteva più niente attorno a me, solo lui. Solo lui.
Non avevo occhi che per lui. Era come se attorno a me il mondo si fosse improvvisamente fermato e il mio sguardo, incollato su di lui, non riusciva a staccarsi.
I capelli scompigliati, gli occhi fissi sulla palla e la bocca semiaperta, per espirare profondamente a causa della fatica e della stanchezza, la fronte corrugata che segnava la sua profonda concentrazione.
Solo in quel momento mi accorsi di quanto fosse bello, nonostante il sudore che gli imperlava il viso, nonostante tutto.
Mi ero ripromessa di non innamorarmi, il mio cuore aveva acconsentito all'inizio, ma ora sembrava che tutto fosse cambiato, che fossero passati secoli da quell'inizio agosto, quando non ero altro che la sorellina del nuovo arrivato Pjaca.
Ne avevo passate tante, ora ero molto di più, tutti mi conoscevano come la ragazza forte e determinata che teneva segreto il suo passato (anche se ora ormai lo avevo rivelato), la piccoletta che faceva comunella con la sorella di Simeone, la ragazza che aveva fatto perdere la testa a Federico Chiesa.
Ora non ero una qualunque, no, ero io. Ero Deborah Pjaca.
Finalmente avevo imparato a sentirmi così anche qui a Firenze. Finalmente avevo ritrovato me stessa.
E finalmente avevo rotto le barriere che mi ero creata da sola ed ero pronta a nuove relazioni.
Federico sembrava essere il primo della lista e, se fosse stato d'accordo, l'ultimo.
Nessuno mi avrebbe più fatto soffrire, me lo sentivo, me lo promettevo io stessa.
Ero sicura che Federico sarebbe stato quello giusto, visto la sua attaccatura alla maglia viola, visto la sua dolcezza nei miei confronti.
"Deborah? Mi stai ascoltando?"
Mi riscossi dai pensieri.
"Scusa Bea. Sono parecchio sovrappensiero." borbottai.
"Ho notato. - bofonchiò - Ti stavo raccontato del post di Isco!"
"Isco? Ma non stavi parlando di James Rodriguez?" domandai confusa, corrugando la fronte.
Lei si battè una mano sulla fronte.
"Non ho mai nominato James Rodriguez in tutto questo tempo! - esclamò stizzita - Esattamente quand'è che ti ho persa? All'inizio?"
Annuii timidamente.
"Almeno il racconto su tuo fratello lo hai ascoltato?"
"Sì, quello sì. Poi sono sprofondata nei pensieri che la mia mente stava producendo." commentai.
"Ah, ecco da dove veniva tutto quel fumo che vedevo aleggiare... era il tuo cervello." fece divertita, ma io la ignorai, non riuscendo però a trattenere un sorriso.
Solo in quel momento Pioli fischiò la fine della partitella e dell'allenamento, e i ragazzi andarono verso lo spogliatoio, tutti tranne Federico.
Nel vedere che veniva verso di noi, Beatriz sorrise maliziosa, con l'aria di sapere già tutto, e disse solo:
"Vi lascio soli."
Quindi se la squagliò e andò verso l'uscita del centro sportivo.
Sugli spalti restai solo io. Federico aveva le mani appoggiate ai cartelloni pubblicitari che separavano il campo dalle gradinate.
Scesi dal terzo gradino in cui eravamo sedute io e Bea fino ad arrivare di fronte a lui.
Tra un pensiero e l'altro, tra un dialogo e l'altro, non mi ero nemmeno resa conto che aveva iniziato a piovere.
Guardai verso l'alto, il cielo era bianco dalle nuvole che coprivano il sole e la pioggerella scendeva fastidiosamente bagnadoci il viso e i vestiti.
Federico se ne stava altamente fregando. Mi fissava e sembrava che gli bastasse.
"È bello sapere che sei la mia prima tifosa. Sapere che hai assistito all'allenamento." disse.
Mi vedevo riflessa nei suoi occhi nocciola.
"Già. Non avevo occhi che per te." lo informai, stupendo più me stessa che lui.
Lui sorrise e il suo sguardo si illuminò. Mi afferrò il viso tra le mani e mi baciò sotto la pioggia.
Sentii il sapore della pioggia sulle sue labbra e sentivo le sue mani che mi toccavano le guance teneramente.
Quando mi staccai, sorrisi, gocciolante dalla testa ai piedi a causa della pioggia che si era un po' infittita.
"Un bacio nei bagni pubblici e uno sotto la pioggia. Altre circostanze insolite?" feci divertita.
Lui sorrise.
"Non so, dove devo portarti la prossima volta?"
Ricambiai il sorriso.
"Ieri non hai voluto che prendessi la pioggia. Ora invece?" lo stigai ancora.
"Lo avevi promesso in macchina. Avevi promesso che la prossima volta che ci saremmo visti avrei potuto baciarti. - si difese - Così ho fatto."
Mi arresi.
"Sei un maledetto testardo."
"Il tuo testardo." preciso, poggiando la fronte sulla mia.

Evviva i capitoli di 1300 parole 🙃
Vi avviso che il prossimo capitolo non uscirà sabato ma domenica perchè sabato sono via e non ho tempo, non minacciatemi grazie 😇😉
Spero vi piaccia 💕

𝐒𝐄𝐍𝐙𝐀 𝐒𝐎𝐅𝐅𝐑𝐈𝐑𝐄 || Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora