Whatever it takes, Imagine Dragons

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'Cause I love the adrenaline in my veins
I do whatever it takes

Deborah Pjaca
"Emozionata eh?"
Mi voltai verso Federico, che mi fissava sorridendo. Ricambiai il sorriso.
"Molto. Come se fosse la prima volta."
Osservai l'atmosfera, i tifosi che urlavano i nomi dei giocatori titolari con le maglie della squadra addosso, le bandiere sventolare e le sciarpe alzate per mostrare quei colori che tanto amavano.
Lo stadio era praticamente sold out, classico per una partita come Juventus-Napoli. Ma i vari settori avevano in serbo una coreografia, che si formò sugli spalti quando lo speaker annunciò l'inizio dell'inno.
Fra le parole cantate a squarciagola in un momento da far venire la pelle d'oca, tutte le persone sventolavano le bandierine bianche e nere, e sembrava persino che lo stadio si muovesse.
Impossibile non immortalare quel momento: presi il telefono e catturai il ritornello dell'inno con un video che mostrava anche la coreografia, quindi lo mandai a mio fratello.

A: Brother 💕
🎥 Video
Da pelle d'oca bro! E mi raccomando... non farlo vedere ai ragazzi...

Da: Brother 💕
Bellissimo, divertiti. No, tranqui 😘

Solo allora vidi entrare dall'ingresso della tribuna VIP il presidente Andrea Agnelli, insieme a Fabio Paratici.
Lanciai uno sguardo a Federico e mimai un 'vado a salutarli'. Lui annuì e quindi mi avvicinai a loro, che stavano scendendo alcuni gradini per raggiungere i loro posti.
Li fermai prima che si sedessero, con un allegro 'buonasera presidente!'.
Agnelli si voltò e nel vedermi mi fece un gran sorriso.
"Ciao Deborah, come stai?"
"Tutto bene, grazie, e lei?" domandai cortesemente.
"Non c'è male. Ma non sei un po' fuori zona, cosa ti porta qui?"
Spiegai brevemente di esser venuta qui a trovare Federico e che ieri mi aveva mostrato i biglietti per la partita di quella sera.
Il presidente sapeva della mia relazione con Federico, come d'altra parte quasi tutti coloro che lavoravano attorno alla squadra, ed era uno dei tanti rimasti stupiti dalla nostra rottura poco tempo prima, quando io e Marko andammo a Firenze.
"Oh, mi fa piacere che tu assista a questo match. Marko che dice? Come sta, si trova bene?"
"Abbastanza, sono tutti molto socievoli e disponibili, fa allenamento regolarmente, e gioca almeno dieci minuti quasi ogni partita... In fondo, questo prestito a Firenze era ciò di cui aveva bisogno." spiegai.
Fabio Paratici, sino ad allora rimasto zitto, mi diede una pacca amichevole sulla spalla.
"A giugno ce lo riprendiamo indietro, no? Che dici tu?"
"Guardiamo, speriamo di tornare." dissi, pensando a come l'avrebbero presa i ragazzi al nostro ritorno a Torino.
"Quando torni a Firenze salutaci Marko, ora buona partita Deborah." mi augurò Agnelli.
"Sarà fatto, buon match anche a voi!" risposi, quindi velocemente ritornai al mio posto e mi sedetti accanto a Federico.
"Ecco che comincia." disse, quindi mi gustai un Juventus-Napoli che aveva sempre quel fascino misterioso.

A fine primo tempo la partita era già sull'1-1; al gol di Mertens dopo circa dieci minuti aveva risposto prontamente Mario, con un colpo di testa.
Dopo una manciata di minuti dalla ripresa, Mario fece doppietta e fece passare in vantaggio la Juve, al che tutto lo stadio si alzò in piedi ad esultare.
A confermare i tre punti che sembravano già in tasca - e da quel momento lo erano a tutti gli effetti - fu il gol di Leonardo, a poco meno di un quarto d'ora dalla fine.
Al fischio finale uscimmo subito dallo stadio e, una volta raggiunta la macchina, ci recammo a casa di Federico.
"Grazie Fede." dissi d'un tratto durante il tragitto.
"Di cosa esattamente?" domandò lui perplesso.
"Per... beh, in realtà per tutto. Per avermi ospitata, per farmi da tassista, per avermi portata a vedere una partita così fantastica, per aver rinunciato alla convocazione per il Napoli per stare con me... devo proseguire?" ribattei ironica, accennando un sorrisetto.
Lui fece spallucce.
"Sai che per te farei tutto." rispose solamente.
Arrivati a casa, ordinammo una pizza che arrivò in poco tempo e, dopo cena, annunciai che sarei andata a dormire.
"Domani è domenica e la mattina si dorme, ma il pomeriggio alle 14 dobbiamo essere al Center." ricordai a Federico, quindi salii e mi recai in camera sua, dove avevo lasciato la mia valigia.
Mi tolsi i vestiti, presi il pigiama dalla valigia e lo indossai. Quando chiusi la valigia e mi voltai per uscire dalla camera, trovai Federico appoggiato allo stipite della porta. Feci un salto spaventata. Non mi aspettavo di trovarlo lì.
"D-da quanto sei qui?" mormorai.
"Da quanto basta." rispose lui con un sorrisetto malizioso.
Io mi avvicinai e gli diedi due pugnetti amichevoli sul petto.
"Quanto sei idiota." esclamai.
"E comunque, - riprese - sappiamo entrambi che ti ho già vista senza vestiti. L'unica cosa è che appena mi avvicinavo a te per toglierti l'intimo mi lasciavi le tue fantastiche cinque dita sulla faccia."
Io trattenni un sorrisetto.
"Una delle poche cose di cui non mi pentirò mai." commentai divertita a quei ricordi.
Mi spostai da lui e uscii dalla stanza, quindi mi diressi verso la camera degli ospiti. Lui mi seguì e si appoggiò alla porta.
"Non vuoi una camomilla?" chiese gentile.
"No, stasera no, grazie. Io vado a letto." conclusi, quindi tirai indietro le coperte e mi sedetti sul letto, guardando Federico, che a sua volta mi guardava con uno sguardo strano.
"Che c'è?" feci.
Lui continuò a fissarmi con quello stesso sguardo.
"Ehm... niente, non preoccuparti."
Io inclinai il capo.
"Lo sai che non me la bevo, vero?"
Lui annuì.
"È che... vederti qui mi fa così felice, sembra che sia tutto come prima... ma già da dopodomani sarà ancora tutto così diverso, così vuoto senza di te, così buio senza il tuo sorriso che illumina, così monotono senza i tuoi occhi che fissano con curiosità. Spero solo che... se ti farai una nuova vita a Firenze, sia con qualcuno di vero. Con qualcuno che non ti lascia dopo due settimane. Perché tu meriti il meglio."
Gli sorrisi, quindi poggiai una mano sul letto, al mio fianco.
"Vieni, siediti."
Lui si avvicinò e si sedette.
"Non credo sarà così facile farmi una nuova vita, ma non dimenticherò le parole che tu hai speso per me."
Sospirai, e poi dissi ancora:
"Buonanotte, Fede."
"Buonanotte." ricambiò, quindi si alzò e io mi sdraiai tirandomi le coperte fin sul naso e, dopo un ultimo cenno, Federico uscì dalla stanza e spense la luce.

Sono ancora viva, ecco il capitolo, un po' vuoto a mio parere, ma da ora in poi credo che arriveranno i capitoli quelli seri e fondamentali 💪

𝐒𝐄𝐍𝐙𝐀 𝐒𝐎𝐅𝐅𝐑𝐈𝐑𝐄 || Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora