Lost without you, Freya Ridings

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I think I'm lost without you
I just feel crushed without you
I've been strong for so long

Epilogo

3 mesi dopo...
Avevo gli occhi chiusi, i capelli mossi dal vento, il freddo che mi colpiva il viso, il silenzio attorno a me che era quasi assordante ed insopportabile.
Cercavo di trattenere le lacrime che, nonostante non ci fossi così legata, facevano capolino a chiunque avesse un cuore.
Mi costrinsi ad aprire gli occhi, ricacciando indietro le poche lacrime, e mi voltai verso Federico, al mio fianco, che mi stringeva la mano destra nella sua.
Il calore della sua mano pian piano si irradiò nel mio corpo infreddolito.
"Ehi. - esordii, rivolta al ragazzo - È tutto ok?"
I suoi occhi fissavano il vuoto davanti a sè, la felpa slacciata gli si muoveva leggermente a causa del vento.
L'unica cosa che lo teneva ancorato al mondo era la mia mano stretta alla sua, l'unica cosa che gli impediva di perdersi troppo nei suoi pensieri.
Eppure era così assente.
Non seppi dire se stesse vivendo ricordi felici o tristi.
Si riscosse e si voltò a guardarmi, gli occhi scuri di lui leggermente velati di lacrime.
"Più o meno... Vorrei solo aver avuto più tempo. Per dirgli quello che non avrei mai pensato di dovergli dire." sussurrò.
Gli mollai la mano e gliela misi attorno alla vita, come per abbracciarlo.
C'era davvero poco da dire per consolarlo, mentre sapevo che lui, dentro, nel profondo, aveva una lista di cose che, se solo ne avesse l'occasione, vorrebbe dirgli: cose riguardanti il calcio, ma non solo, anche sulla vita privata, sugli insegnamenti che aveva ricevuto.
Sì, perché quel giorno era il 4 marzo, ed eravamo in piedi davanti alla tomba di Davide Astori.
Davanti alla tomba del Capitano, con la C maiuscola.
Quella persona semplice, che purtroppo non avevo conosciuto di persona ma che era evidente quanto fosse genuino.
Lui era stato non solo un capitano, ma soprattutto un maestro di vita per Fede, un giovane che doveva crescere sia sul campo ma anche nella vita.
Federico aveva appena posato un mazzo di fiori freschi, appena comprati, sulla fredda pietra colma di biglietti, bandiere, sciarpe viola, maglie della squadra e fiori colorati.
E ora fissavamo entrambi lo stesso punto, recitando una preghiera per il povero giovane uomo. Perchè lo era, giovane, ma anche uomo. Più che per età lo era per il carattere sincero.
Federico non respinse il braccio attorno alla sua vita, perchè sapevo quanto fosse scosso e distrutto.
Nonostante tutte quelle che avevamo passato, insieme e non, da quando lo avevo conosciuto non lo avevo mai visto così debole.
"Mi manchi così tanto, Davide." mormorò al vento, ma sapendo che lui, tanto, lo avrebbe sentito e, anche se noi non lo avessimo percepito, avrebbe risposto.
"Lui lo sa. - dissi. Poi aggiunsi, vedendo la sua espressione interrogativa - Sa di mancare a tutti. E sa ciò che stai costruendo ora. Lui sarà sempre con te. Con tutti voi."
Federico annuì lieve e allargò il braccio per invitarmi a restare accanto a lui, e ricambiando l'abbraccio, posando il braccio stesso attorno alle mie spalle.
"Dovrei dirgli un sacco di cose. Ma non so da dove iniziare." lo sentii dire.
Con la testa appoggiata alla sua spalla, sollevai il capo per guardarlo in volto.
"A volte le parole non servono, - sussurrai - lascia parlare i fatti. Lui vede ciò che fai. Ed è fiero di te. Perchè fai esattamente quello che lui ti ha insegnato."
Lui abbassò gli occhi per incontrare il mio sguardo.
"Ti ringrazio." accennò un sorriso.
Spostai di nuovo lo sguardo sulla tomba davanti a me, e nella mente rividi il volto del buon Davide.
Persa tra i pensieri, mi risvegliai solo quando sentii il rumore di passi sui sassolini del sentiero del cimitero.
Percepii quegli stessi passi venire nella nostra direzione.
Sperai per il povero Fede che non fossero tifosi, venuti a commemorare il loro Capitano, altrimenti avrebbe dovuto iniziare a fare foto e, oltre ad essere un gesto irrispettoso - dopotutto eravamo in un cimitero -, Fede non era proprio dell'umore adatto.
Ma i passi erano di una sola persona, che si fermò quando fu perfettamente accanto a me, alla mia sinistra.
Sia io che Federico volgemmo il capo verso il nuovo arrivato.
Federico Bernardeschi.
Ero più perplessa di quel che volessi credere. Sapevo che anche per lui, Davide era stato una guida e una persona importante, ma non avrei immaginato che sarebbe tornato a Firenze apposta per lui.
E poi, da quando avevamo chiuso così bruscamente, io e lui non ci eravamo più visti.
Trovarsi così vicini suonava strano.
"Ciao Capitano." disse, con voce sommessa, senza staccare gli occhi dalla tomba, spostandoci sopra un ulteriore mazzo di fiori, il suo.
Senza sapere il vero motivo, con un movimento quasi impercettibile da tanto eravamo vicini, gli presi la mano e lo guardai, sperando che lui si riscuotesse.
E così fece.
Alzò il capo e incrociò il mio sguardo e poi quello di Federico.
Accennò un sorriso, che gli uscì come una smorfia a causa della malinconia.
"Quanto tempo." mormorò Chiesa, rivolto all'ex compagno.
Lo juventino annuì.
"Già. - spostò lo sguardo sul braccio di Federico sulle mie spalle e sul mio attorno alla sua vita, e sentendoci osservati ci staccammo l'uno dall'altra - Ma come cambiano le cose... State insieme ora?"
Annuimmo entrambi.
Avevo scritto un messaggio a Miralem e Mario tempo prima, dicendo loro che mi ero ambientata a Firenze e che mi ero completamente rivelata ai ragazzi.
Immancabilmente, avevo poi scritto loro che avevo donato il cuore ad un ragazzo, a Federico Chiesa, e loro mi avevano fatto gli auguri per il fidanzamento, con l'aggiunta di un 'se ti fa del male poi io gliene faccio il doppio' da parte di Mario. Il mio simpatico tenerone.
"Sono felicissimo per voi. Siete carini insieme." disse, e nel tono della sua voce percepii la verità con la quale pronunciava quelle parole, come se ormai la nostra relazione era stata archiviata.
E, in effetti, da parte mia era così. E anche da parte sua.
"Non riesco a credere che sia già passato un anno." sussurrò il Berna.
Federico concordò.
"Io non riesco ancora a credere che sia davvero successo." rettificò.
"Quel che è stato, è stato. - commentai, con un briciolo di rammarico - Penseremo a lui, certo, ma ora dobbiamo anche voltare pagina. Io direi da ripartire da qui. Insieme."
Guardai il mio Federico e gli porsi una mano, che lui subito afferrò e strinse forte.
Poi spostai lo sguardo sul mio ex Federico e mostrai timidamente la mano.
Lui esitò, ma poi allungò la mano e strinse la mia.
E restammo così, tutti e tre mano nella mano, a fissare quei fiori, sotto il cielo azzurrissimo ed esposti al vento fresco di marzo, il quale sembrava trasportare l'anima pura e sorridente del Capitano viola.

Fine.

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Mi sembrava carino chiudere con una reunion.
Ebbene siamo giunti al termine di questo lungo viaggio, di questa lunga storia, durata poco meno di un anno, che mi ha lentamente aiutato a migliorare nella scrittura e che resterà per sempre nel mio cuore.
E devo dire grazie a tutti questi fantastici lettori, che sono stati al mio fianco, mi hanno davvero supportato e hanno - spero - apprezzato ciò che ho scritto.
Anche voi, tutti voi, avrete sempre un posto nel mio cuore

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𝐒𝐄𝐍𝐙𝐀 𝐒𝐎𝐅𝐅𝐑𝐈𝐑𝐄 || Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora