Fino a quando fa bene, Il Volo

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Ti amerò senza smettere un secondo
Fino a quando c'è tempo, fino all'ultimo sguardo
Ti amerò fino a quando fa bene
Fino a quando fa bene

Deborah Pjaca
Lentamente e pesantemente era giunto il fine settimana, che come al solito era volato.
Ed ecco che era arrivato il lunedì, la vigilia di Natale, il fatidico giorno, il giorno del ballo di Natale della Viola.
Il sabato i ragazzi avevano giocato a Milano contro il Milan, e avevano sorprendentemente vinto 1-0, grazie al gol di Fede.
Dovevo tenere a mente di fare i complimenti al ragazzo, o me l'avrebbe lagnata a vita.
Era tardo pomeriggio, e siccome German aveva detto che il ritrovo era per le nove circa al locale che avevano prenotato, Marko aveva deciso di partire di casa per le otto e mezza, in modo da passare prima da casa Simeone - Marko gentiluomo Pjaca aveva deciso di passare a prendere la sua dama Beatriz in macchina.
In quel momento stavo cercando qualcosa di elegante da mettere tra i pochi abiti lunghi che avevo (indossavo i pantaloni praticamente sempre).
Troppo orgogliosa per chiedere consiglio a mio fratello, che sicuramente avrebbe iniziato a canzonarmi e stuzzicarmi dicendo che volevo essere impeccabile per Federico - cosa che in effetti era vera solo in parte - decisi di fare da sola e cercai un abbinamento piuttosto carino.
Una volta deciso tutto e vestita, mi sistemai i capelli con il diffusore come mi aveva insegnato Roberta, la moglie di Claudio Marchisio, quando ero ancora a Torino.
Quando fui pronta, scesi e vidi mio fratello allo specchio, intento a trafficare con la cravatta che non era capace a legare.
Quando mi vide nello specchio una volta scese le scale, si voltò di scatto.
"Dio, sei bellissima sorellina! - esclamò - Uno schianto!"
Arrossii.
"Non esagerare." feci, cambiando discorso e chiedendoi se avesse bisogno di aiuto con la cravatta.
Gli diedi una mano a legare la cravatta e poi guardò l'orologio.
"Direi che è ora." disse prendendo la giacca.
Annuii e indossai la giacca di pelle nera che avevo all'appendiabiti e una borsa di cartone posata accanto alla porta.
All'interno vi erano un paio di regali di Natale, quelli per Giovanni, Beatriz e Federico, in poche parole quelli a cui ero più legata.
Sebbene avessi raccomandato i ragazzi di non farmi niente per Natale, ero consapevole che non avrei potuto presentarmi alla festa di Natale senza nemmeno un pensierino per qualcuno, visto che loro mi avevano fatto quel regalo al compleanno.
Quando uscimmo di casa, mi sedetti al sedile anteriore e Marko mise in moto, in direzione casa Simeone.

Federico Chiesa
Ero appena arrivato alla festa e mi ero unito al gruppo dei miei compagni di squadra che chiacchieravano e presentavano le proprie ragazze agli altri fuori dal locale, in attesa dell'orario di apertura delle porte che German aveva stabilito alle 21 con i proprietari e lo staff.
Gli unici a mancare erano Gio con la sua ragazza, Marko, accompagnato da Beatriz - ancora mi stupivo per come fosse riuscito ad invitarla - e Deborah, la mia accompagnatrice.
Mi chiedevo dove si fosse cacciata, odiavo aspettare, soprattutto quando sapevo che essendo una festa si sarebbe vestita in modo diverso dal suo standard, probabilmente impedendomi di scollarle gli occhi di dosso, tanto per cambiare.
"Ehi Fede." mi fece Jordan sorridendo.
Teneva a braccetto Sabrina, la sua ragazza; mi sorrise anch'ella.
"Ciao." feci, rivolto ad entrambi.
"Stai aspettando la tua dama?" domandò sorridendo la signora Veretout. O meglio, non lo era ancora. Ma secondo me, presto lo sarebbe stata.
Era una ragazza dolce e molto simile a Jordan, andavano d'accordo ed entrambi sembrano felici.
"Sì, la sto aspettando... non è ancora arrivata."
Jordan sorrise sornione e mi diede una pacca amichevole sulla spalla.
"Suvvia stai tranquillo, Deborah mantiene la parola data, arriverà." disse in tono saggio.
Io corrugai la fronte.
"Come fai a sapere che ho invitato Deborah?" domandai confuso.
Ero sicuro di non averglielo detto.
In tutta risposta, lui sorrise.
"Be', non ci vuole molto ad arrivarci. La tua cotta per lei è evidente. - rispose semplicemente - E poi, in ogni caso, una ragazza come lei non passa inosservata."
Dopo avermi sorriso ancora, Jordan e Sabrina si allontanarono, e proprio allora, mentre stavo per guardare il telefono e verificare che non ci fossero chiamate, sentii alcuni mormorare e altri richiamare il Cholito.
Alzando lo sguardo, vidi Giovanni arrivare insieme alla sua fidanzata. Anche Deborah, allora, doveva essere nei paraggi.
Lo salutai con un cenno del capo, che lui ricambiò sorridendo.
Solo allora lo vidi voltarsi e fissare un punto indefinito davanti a sè.
All'inizio per me era indefinito, ma poi divenne ben nitido e distinguibile.
Era Deborah, con gli occhi nocciola che si guardavano intorno, i capelli che le ricadevano dolci sulle spalle, con un'acconciatura che non le avevo mai visto: aveva i capelli mossi, resi in boccoli, che le incorniciavano il viso.
Era avvolta in un vestito nero morbido che le arrivava a metà coscia, con la scollatura a cuore; in quel momento mi stava mandando fuori di testa.
Sopra il vestito senza nè maniche nè spalline portava una giacca nera di pelle intonata al vestito e il collo nudo era ornato da un ciondolo, il mio ciondolo, quello che le avevo regalato al compleanno.
In quel momento tutti i ragazzi con le loro accompagnatrici la stavano fissando meravigliati.
Non aveva i tacchi, lo notai dal fatto che quando si avvicinò a me mi arrivava circa alle spalle, come al solito.
Gli occhi dei presenti si scollarono da lei quando videro che mi sorrise e che io le porsi il braccio, deducendo che ero stato io ad invitarla.
Sul volto di Jordan, a pochi passi da me, comparve un sorriso, e aveva quell'espressione che sembrava dire: "Vedi? Io lo sapevo".
Proprio in quel momento, le porte del locale si spalancarono, e i ragazzi si riversarono nel locale.
Approfittando del fatto che ora l'attenzione dei presenti non era più su di noi, sorrisi a Deborah e le porsi una rosa, che tenevo nella tasca della giacca.
"Alla mia accompagnatrice." dissi, mentre lei la prese riconoscente.
"Grazie. Anche io devo darti un regalo per Natale, ma facciamo dopo. - fece lei - Prima godiamoci un po' la serata."
E detto questo, mi si strinse accanto ed entrammo nel locale.

Scusate il ritardo, e anche eventuali errori di battitura in questo capitolo, ma oggi sono tornata dalle vacanze e sono stata pure in coda, sono distrutta e non ho voglia di revisionare 🙃😅
In più sto guardando diretta gol per il Fanta e perciò vi lascio 😂❤
Spero vi sia piaciuto ✌💓

𝐒𝐄𝐍𝐙𝐀 𝐒𝐎𝐅𝐅𝐑𝐈𝐑𝐄 || Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora