Noi siamo infinito, Alessio Bernabei

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Io ti devo tante cose
La differenza tra luce e ombre
Tra il coraggio e l'istinto
E la paura di non fallire

Deborah Pjaca
Non riuscivo a descrivere a parole quello che stavo vivendo in quel momento, in quella fantastica notte di Natale.
Mancava poco alla mezzanotte, poco mi importava, come non mi importava nemmeno di essere a contatto con il freddo muro dietro la schiena, perchè l'unica cosa che volevo era lì, davanti a me, con le mani ai lati della mia testa, e mi stava baciando.
L'unica persona che volevo era lì con me.
E, forse, per me.
Non avevo bevuto, per niente, ma il solo contatto con Federico mi stava mandando fuori di testa.
E, a quanto pareva, era lo stesso per lui.
Gli piacevo dalla prima volta in cui ci eravamo visti, sembrava che tutti ne fossero al corrente e l'unica a scoprirlo dopo secoli sono stata io, la diretta interessata.
L'ho tenuto sulle spine per un po', la storia con Bernardeschi a Torino mi aveva seriamente distrutta, ma ora avevo voltato pagina e, mi ero convinta, avrei dato una possibilità anche a Federico.
Anche lui aveva iniziato a piacermi, fino a quando ci siamo baciati la prima volta, lì ho capito davvero cosa provavo.
Eppure mi sentivo incompleta, quasi troppo poco per lui.
Le mie paranoie furono interrotte da Federico che, continuando a baciarmi, tolse le mani dal muro e le posò sui miei fianchi, scendendo e indugiando sull'orlo del vestito.
All'improvviso mi prese in braccio, così attorcigliai le gambe attorno alla sua vita fino a che non mi fece sedere su uno dei tavoli liberi.
Continuò a baciarmi, con le mani appoggiate sulle mie cosce, e interruppe il contatto solo quando temetti di non avere più aria nei polmoni.
Mentre prendevo grossi respiri, lo guardai negli occhi nocciola, così scuri e profondi da sembrare senza fondo.
Anche lui mi guardava, mentre spostò le mani sulla mia schiena e mi avvicinò a lui, cosicché il suo petto fosse a contatto con il mio, e le gambe ancora attorno al suo bacino.
Appoggiai la testa nell'incavo del suo collo, mentre sentivo i ragazzi iniziare a contare i tre minuti che ci separavano dal Natale.
"Deborah..." sussurrò al mio orecchio.
Io scossi leggermente il capo.
"Deb, non possiamo continuare a baciarci per hobby. Voglio sapere cosa vuoi, cosa sei disposta a fare, cosa sei disposta ad essere... per me."
Le ultime due parole le disse piano, come se stesse facendo un esperimento chimico e avesse paura che tutto esplodesse.
Staccai la testa dalla sua spalla e lo guardai negli occhi.
"Parla prima tu." dissi, allungando le mani dietro di me e posandole sulle sue, per fargliele abbassare fino al mio fondoschiena.
Lui accennò un sorrisetto, ma poi tornò serio per parlare.
"Non ho molto da dire. - fece, scrollando le spalle - Sappi solo che dal primo momento in cui ti ho vista mi sono innamorato. Colpo di fulmine, amore a prima vista  chiamalo come ti pare.
E più passava il tempo, più ci legavamo l'un l'altra, e più mi guardavi più mi incasinavi, più mi sorridevi più mi cresceva la voglia di baciarti.
Sapevo che prima o poi sarebbe comparso un filo rosso, quello che ci avrebbe rivelato di essere l'uno parte dell'altra. Ed eccolo qui, il filo rosso, non si vede ma si sente: io sento che sei tu collegata al mio filo rosso.
E io sono collegato al tuo."
Io lo fissai, cercando di immaginarmi un filo rosso; poi mi passarono davanti, nella mente, tutti i momenti vissuti insieme a Federico, come dei flash.
"Tu ti chiudevi in te stessa, ma ti spronavo a parlare perché volevo che sapessi che io per te ci sarei sempre stato. - aggiunse. Quindi toccò la rosa sul tavolo, quella che mi aveva regalato e che mi portavo attorno da tutta la serata - Ci sono, e ci sarò sempre per te. Ti amo Deborah."
Sorrisi, mentre sentii gli occhi pizzicare.
Lo aveva detto. Lo aveva appena detto.
Ma subito il sorriso fu spazzato via dalla tristezza, dall'imperfezione, dalla paura di commettere lo stesso sbaglio.
Gli feci cenno di spostarsi e saltai giù dal tavolo, sotto il suo sguardo stupito e disperato, quindi feci qualche passo, mentre sentivo il suo cuore spezzarsi.
Inevitabile, ma avevo bisogno di aria, di tempo, di liberare la mente e di pensare.
La sua dichiarazione mi aveva appena fatto capire che lui era disposto ad essere per me quello che io desideravo, ma che in quel momento non riuscivo a percepire.
"Deborah! - esclamò - Vieni qui."
Mi voltai. Il ragazzo allungò una mano verso di me. Troppi pensieri mi vorticavano nella testa in quel momento per potermi opporre alla sua mano.
La afferrai, così lui mi tirò a sè e mi abbracciò forte.
"Perchè fai così?" domandò con voce flebile.
Non volevo farlo stare male, ma non volevo stare male nemmeno io.
"Ho paura che succeda ciò che è già successo con Bernardeschi. Poi ci dobbiamo lasciare. Io non voglio lasciarti." dissi con voce strozzata.
Le lacrime facevano capolino, ma non volevo piangere, perciò le ricacciai indietro.
"Io non ti lascerei mai, Deb, per nulla al mondo. - affermò - Perciò... Puoi stare con me, se vuoi. Lo sai."
Cercai il suo sguardo. Nessuna bugia.
"Senza soffrire?" chiesi incerta.
"Senza soffrire." mi assicurò lui.
Le mie labbra si distesero in un sorriso.
"Se è così... se possiamo davvero stare insieme senza farci del male... Ti amo anche io, Chiesa."
Federico sorrise, felice ed incredulo, come se nella vita non avesse aspettato altro, come se da quando ci eravamo conosciuti era l'unica cosa che volesse sapere.
"Le uniche parole che volevo sentire uscire dalla tua bocca da un tempo infinito. Sei troppo speciale Deb." disse, quindi mi prese il volto tra le mani e mi baciò passionalmente, mentre io allacciai le braccia attorno alla sua schiena, e mentre sentii esplodere delle grida dalla stanza accanto.
"Buon Natale!" si sentiva.
Mezzanotte era giunta. Era Natale.
Fu Federico a staccarsi per primo.
"Buon Natale, principessa." mi sussurrò all'orecchio.
Sorrisi e mi alzai in punta di piedi per stamparli un bacio sulle labbra.
"Buon Natale anche a te... amore."
Lui si voltò a guardarmi.
"L'hai detto davvero?" fece stupito ma allo stesso tempo contento.
"Certo. Credo che non ti libererai di questo nomignolo molto facilmente." commentai, allungando la mano per afferrare la sua.
Federico intrecciò le dita con le mie.
"Ne sono onorato. Su, andiamo dagli altri."

La settimana di Natale era passata, e con essa le abbuffate, i pranzi e le cene infinite, responsabili del miei due chili in più.
Io e Federico avevamo annunciato ai ragazzi il nostro fidanzamento la sera stessa, al locale.
Marko l'aveva presa meglio di quel che pensassi.
"Se tu sei felice lo sono anche io." mi aveva detto.
E non c'erano storie, io con Federico ero felice.
La squadra aveva ripreso a lavorare, ma dopo il pareggio contro il Genoa avevano due settimane di vacanza, così organizzarono l'ultimo dell'anno a casa di Jordan, ma io rifiutai.
"Grazie per l'invito ragazzi, ma passo. Per quest'ultimo dell'anno preferisco stare a casa... e se Fede non viene sta un po' con me." spiegai.
Quella sera, tra l'altro, avevo la casa tutta per me: Marko infatti era andato con i ragazzi, rigorosamente con Beatriz. Sembrava che tra i due ci fosse un buon feeling.
Essendo che anche Federico aveva declinato l'invito, gli avevo detto di venire da me.
Quando suonò il campanello, corsi alla porta.
Sulla soglia di casa c'era quel bellissimo ragazzo che era diventato il mio ragazzo, con il sorriso stampato sulle labbra e un vassoio in mano.
"Ho portato un paio di pastine, le ho prese in pasticceria." spiegò, entrando e posando il vassoio sul bancone della cucina.
Quando si voltò, io gli fui accanto e lo baciai a stampo sulle labbra.
"Ehi, la nostra prima notte di Capodanno insieme!" esclamò poi, seguendomi al tavolo.
Avevo cucinato qualcosa di semplice, tanto sapevo che poi saremmo arrivati alla mezzanotte continuando a mangiare schifezze mentre guardavamo film.
"Speriamo sia la prima di una lunga serie." commentai speranzosa.
Federico, di fronte a me, allungò la mano e prese la mia.
"Ci puoi giurare." affermò.
Prima di iniziare a mangiare, decimo un cin-cin con la Coca-Cola.
"A noi." dissi, quindi bevvi, senza riuscire a distogliere lo sguardo dal sorriso di Federico.
Dopo cena, come programmato, restammo sul divano a guardare una miniserie un Netflix.
Io ero seduta con la schiena immersa tra i cuscini, mentre Federico era beatamente sdraiato con la testa sulle mie gambe, mentre io mi divertivo ad accarezzargli i capelli, che gli erano cresciuti e gli andavano da tutte le parti.
Mentre io seguivo il filo della storia, capii che a Federico non interessava praticamente niente della serie TV.
Mi sentivo il suo sguardo addosso.
Come previsto, infatti, abbassai gli occhi e incrociai i suoi.
"Che guardi, bel fusto?" gli domandai, senza smettere di attorcigliarmi i suoi capelli attorno alle dita.
"Guardo la bellissima fanciulla che ho davanti." rispose semplicemente.
Sorrisi e guardai l'orologio, perchè sentivo solo e soltanto esplosioni di fuochi d'artificio.
"È mezzanotte. - notai - Buon 2019, amore."
Lui mi sorrise, e mi tirò i capelli per farmi abbassare, così da potermi baciare.
"Buon anno anche a te, principessa. Il miglior proposito per il nuovo anno?" mi chiese curioso.
"Mh, fammi pensare... Che il nostro amore continui per tanto tempo. - dissi - Il tuo?"
"Che il nostro amore continui all'infinito." replicò sorridendomi, uno di quei sorrisi che si fanno a quelle persone di cui si è perdutamente innamorati.
"Ti amo." disse ancora.
Lo guardai inclinando la testa.
"Me lo hai già detto almeno un migliaio di volte." commentai.
"Fino a quanto sai contare? Giusto per sapere, perché non mi stancherò mai di ripetertelo."

Oddio piango.
Che capitolo lunghissimooo 😱
Questo l'ultimo capitolo, in settimana l'epilogo.
Bye

𝐒𝐄𝐍𝐙𝐀 𝐒𝐎𝐅𝐅𝐑𝐈𝐑𝐄 || Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora