Come and get your love, Redbone

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'Cause you're fine
And you're mine, and you look so divine

Deborah Pjaca
Finita la cena, ringraziai Federico per l'ospitalità e per le specialità che aveva cucinato.
"Complimenti per la cucina, davvero." gli dissi.
Lui ammiccò.
"Te lo avevo detto che il mio secondo lavoro è lo chef. Ma che fai, non intenderai andare a casa ora?"
"Non ti ho ancora disturbato abbastanza?" domandai sorridendo.
"No, certo che no." rispose, avvolgendomi un braccio attorno alle spalle, mentre si diresse verso il divano.
"Ti va... un film? Una serie?" propose.
Feci spallucce.
"Come preferisci."
Federico cercò un film su Netflix, non guardai nemmeno il titolo perchè in realtà del film mi interessava ben poco.
Ma, insomma, vedere la faccia concentrata e le espressioni di Federico mentre faceva scorrere i titoli dei film era tutto un programma.
"Be', che mi dici, sei pronta per il ballo di Natale?" esordì quando lasciò il telecomando sul tavolino.
Mi ritrovai di nuovo ad alzare le spalle.
"Non proprio." commentai.
"Ma come, tutte le ragazze vanno in crisi isterica quando c'è di mezzo un ballo." osservò.
Gli lanciai un'occhiata eloquente.
"Sai che non è il mio caso. Manca meno di una settimana e non ho nemmeno un accompagantore. Sono messa bene, direi." risposi sarcastica.
"Tuo fratello? - fece - Anche lui in spogliatoio continua a lamentarsi di non sapere a quale ragazza rivolgersi."
Io sorrisi, sapendo già chi voleva invitare Marko ma non potendo fare nulla per convincerlo a provarci.
"Oh, sa benissimo chi invitare ma è troppo preoccupato a chiedere." replicai divertita.
"La conosco?"
"Oh, certo che sì! - esclamai - È un'argentina, una certa sorella di un tuo compagno di squadra..."
Lui spalancò gli occhi e sorrise.
"Beatriz?"
"Esatto! Ma non dirlo a nessuno o Marko mi scuoia." lo raccomandai.
"Sogna in grande il ragazzo." commentò divertito.
"È da almeno una settimana che lo sprono a chiederle, ma lui non vuole darmi retta. Ha paura che suo fratello... sai com'è Gio, che poi dà di matto."
Federico annuì.
"So esattamente quanto sia iperprotettivo Giovanni."
In quel momento mi squillò il telefono.

Chiamata in arrivo da: Bea 🥀

Lanciai uno sguardo complice a Federico, quindi risposi.
"Bea?"
"DEBORAH TU NON HAI IDEA DI QUANTO IO STIA RISCHIANDO UN INFARTO." gridò al telefono, facendomi staccare l'oggetto elettronico dall'orecchio.
"Bea, stai bene?" le domandai.
"Tu... non sai cosa è appena successo? " fece, quasi incredula.
"Non sono a casa, Bea." le spiegai.
"Tuo fratello! Mi ha invitato al ballo!" esclamò, sospirando, come se fosse praticamente cotta di lui.
"Oh, si è deciso finalmente." commentai, ma lei probabilmente non ci fece caso.
"E tu? Dai, sicuramente qualcuno ti ha invitata."
"No, non ancora. Sono ancora in alto mare. - le risposi sorridendo - Ora ti devo lasciare, ci vediamo."
"Domani alle 9.00 all'allenamento dei ragazzi, devi esserci." mi raccomandò.
"Ma io voglio dormire." replicai innocente, preparandomi ai suoi insulti.
"E io devo parlarti. A domani, niente storie."
"A domani." borbottai, quindi riattaccai.
Mi voltai verso Federico, che mi guardava divertito.
"L'ha invitata?"
Annuii, sorridendo.
"Senti ma... siccome qui stanno tutti a invitare ragazze... be', io non ho ancora chiesto a nessuna di venir con me, aspettavo di chiederlo a te. Speravo non avessi ancora un accompagnatore." disse, iniziando a sorridere.
Cercai di non farmi andare di traverso la mia stessa saliva guardandolo nei suoi occhi marroni.
"Non ho un accompagnatore." ribadii sorridendo.
La verità era che Federico con me aveva sempre un occhio di riguardo, era sempre dolce e gentile nei miei confronti e mi sentii una stupida a non essermi mai accorta prima di quanto lui fosse attratto da me.
Sorridendo mi porse una mano.
"Bene, allora vuoi venire al ballo di Natale in qualità di accompagnatrice di Federico Chiesa, principessa?" mi chiese in modo teatrale.
In modo altrettanto teatrale posai la mia piccola mano nei suo palmo, quindi risposi:
"Certamente."
Si portò la mano alle labbra, baciandomi il dorso della mano.
"Futuro prospero in ambito teatrale." commentai divertita.
Federico mi strinse la mano, facendomi avvicinare a sè.
Mentre iniziammo a guardare un po' quel film, del quale non capivo nulla poichè avevo perso almeno il primo quarto d'ora, poggiai la testa sulla sua spalla, mentre lui mi circondò le spalle con un braccio.
Io fissavo interessata lo schermo, cercando di ascoltare almeno qualche dialogo, mentre Federico non faceva altro che fissarmi.
Mi voltai verso di lui.
"Perchè mi guardi?"
Lui sorrise, per l'ennesima volta quella sera.
"Perchè sei bellissima." rispose con quella sua solita semplicità che mi metteva di buonumore.
Ora era evidente, anche a me, che gli piacessi. Ma non potevo negarlo, Federico era un ragazzo d'oro, diverso dagli altri.
Ricambiai il suo sorriso, mentre lui mi baciò la fronte.
"Che ore sono?" domandai, non avendo il telefono sotto mano, accoccolandomi al suo petto.
Con quelle cose che ci dicevano e quei gesti così dolci, che cosa eravamo io e lui? Non avrei saputo dirlo.
"Sono quasi dieci e mezza. Ti vedo stanca, vuoi che ti porti a casa?" si premurò di chiedermi.
"Ti dispiace se me ne vado?" chiesi preoccupata, non volevo ferirlo.
"Certo che no, non preoccuparti, tanto ci vediamo ancora domani. Beatriz non ti ha mica urlato al telefono che domani vuole che tu venga ad allenamento?"
"Infatti. - sbuffai divertita - Domani ci vediamo ancora."
Andò a prendere le chiavi della macchina e aprì la porta di casa.
"Oh, piove." notò, sollevando lo sguardo verso il cielo.
Io feci capolino dietro di lui, posando il mento sulla sua spalla.
Lui mi lanciò un sguardo e, vedendo che la felpa che indossavo non aveva il cappuccio, si slacciò la sua, rimanendo in maniche corte.
"Tienila sopra la testa e fai una corsa, non voglio ti venga un raffreddore o un'influenza. Dopo come ci vieni al ballo di Natale?" fece, quindi con una corsa raggiunse la macchina nel vialetto di casa, dopo che ebbe chiuso la porta.
Misi la felpa sopra la testa come se fosse un ombrello e corsi verso la macchina, quindi salii.
"Grazie Fede ma.. ora hai la felpa bagnata." osservai, restituendogliela.
Lui fece spallucce.
"Non fa nulla. L'importante che non ti ammali." disse, mettendo in moto la macchina.
Era sempre così premuroso nei miei confronti...
Non serviva che gli dicessi dove abitassi perchè si ricordava dall'ultima volta che mi aveva portata a casa, che se non erro era quando, prima di andare a Torino, avevamo avuto quella discussione parecchio inutile, ammetto.
"Vuoi che ti lasci la felpa per arrivare alla porta di casa?" mi domandò, una volta arrivato davanti a casa mia.
"Ti sei già disturbato abbastanza, oggi. - gli dissi - Va bene così, grazie mille."
Gli lasciai un veloce bacio sulla guancia, ma lui mi sporse ancora verso di me, desiderandone un altro.
"La prossima volta, signorino." gli dissi mettendogli un dito sulle labbra.
"Promesso?"
"Promesso." affermai.
Lui sorrise.
"A domani, principessa."
Detto questo, lo salutai e scesi dalla macchina, facendo una breve corsa fino alla porta di casa.
Mi voltai un'ultima volta e salutai Federico con la mano.
Lui rispose, con il sorriso ancora in volto.

Eccomi qui, perdonatemi per non essere riuscita ad aggiornare ieri ma non potevo.
Spero che però ne sia valsa la pena e che questo capitolo vi piaccia

𝐒𝐄𝐍𝐙𝐀 𝐒𝐎𝐅𝐅𝐑𝐈𝐑𝐄 || Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora