Arrivai a scuola ed entrai in classe, quindi mi sedetti insieme agli altri, che come al solito non mi degnarono di un saluto, ma meglio così, odiavo chiunque mi parlasse il lunedì mattina.
Solo quando fu iniziata la lezione, qualcuno bussò alla porta della classe. La professoressa di matematica, nonché coordinatrice di classe, smise di spiegare e invitò chi ci fosse dall'altra parte ad entrare.
La porta fu aperta dal vicepreside in persona, quindi tutti ci alzammo in piedi intonando un 'buongiorno'. L'uomo sorrise e ci fece cenno di accomodarci.
"Ragazzi, avete un nuovo compagno di classe. Il suo nome è Niccolò. Spero che gli permettiate di sentirsi a suo agio."
Annuimmo tutti e il vice si spostò, facendo entrare un ragazzo probabilmente di una spanna più alto di me, con i capelli scompigliati castani e gli occhi tremendamente azzurri. Vidi due mie compagne in prima fila guardarlo con occhi sognanti, ma lui fece fatica a sorridere e a guardarci in faccia. Infatti si rivolse solo alla professoressa, alla quale mormorò un timido 'buongiorno'.
"Siediti pure, Niccolò." gli rispose la prof, mentre il vice si congedò e lasciò l'aula.
Lo sguardo del ragazzo vagò tra i banchi, fino a quando vide un posto vuoto, quello accanto a me, in terza fila, perchè ovviamente chi si voleva mai sedere accanto a quella svitata di Giulia Santoro?
Si avvicinò e prese posto, senza guardarmi negli occhi, mentre sentii bruciarmi addosso gli sguardi infuocati delle mie compagne di classe.
La lezione continuò, e al cambio dell'ora lasciammo dall'aula. Uscii per ultima, davanti al nuovo, che però si fermò a parlare con la professoressa.
Lei lo tranquillizzò borbottandogli qualcosa, quindi lui annuì. Cercando di essere corretta nei suoi confronti, mi ero fermata ad aspettarlo fuori dalla porta, poiché avremmo dovuto cambiare classe e lui non avrebbe avuto la più pallida idea di dove andare.
Solo quando uscì dalla classe si costrinse a guardarmi negli occhi. Gli sorrisi incoraggiante.
"Ti troverai bene." mentii. Era più probabile che i miei compagni avessero accettato lui nel gruppo piuttosto che me.
"Oh, grazie. Io sono Niccolò, come ha già detto il vice."
"Io sono Giulia."
Ci incamminammo verso l'aula, mentre avanti dieci metri c'era il gruppo dei miei compagni.
"Non mi sembra che tu leghi molto con gli altri, dimmi se sbaglio."
Sorrisi per il suo intuito.
"Non sbagli affatto. Si vede davvero così tanto?"Diversamente da quanto pensassi, Niccolò sembrò prendermi in simpatia. Dopo due giorni infatti aveva già legato sia con me che con i miei compagni. Era l'unico della classe che non mi discriminava, forse perchè non mi aveva ancora conosciuta bene.
In più scendeva anche alla mia fermata.
Era quasi fine settimana quando a scuola successe un fatto che lasciò perplessi i miei compagni, i professori (deduco) e me stessa. Mai avrei creduto di potermi comportare così, anche se la me interiore aveva ottenuto una certa soddisfazione.
Da sempre avevo avuto un certo timore per il professore di scienze, che è sempre stato fiscale e pignolo, e lui era l'unico con cui faticavo ad avere la sufficienza, perchè mi dava sempre cinque o cinque e mezzo. Grazie tante.
Era l'ora prima della ricreazione, e quel giorno sarebbe iniziato il giro di interrogazioni, e come di consueto il professore, seduto al computer, osò domandare:
"C'è qualche volontario?"
Calò il silenzio in classe, fino a quando un mio compagno disse ad alta voce:
"Stamattina Santoro ha detto che voleva essere interrogata."
Io mi voltai a guardarlo.
"Io non ho mai detto una cosa simile. Men che meno a te. Perchè non ti fai interrogare tu, visto che hai così tanta voglia di parlare?" sibilai.
Odiavo essere la prima nel giro di interrogazioni perchè nessuno sapeva bene come avesse pensato di impostare l'interrogazione il professore, e soprattutto odiavo a morte essere prima in scienze.
"Santoro, basta. - decretò il professore. Allora ti sto proprio sul cazzo - Bè, visto che non ci sono altri volontari, vieni tu, Santoro."
E ti pareva.
Mi alzai dalla sedia, lanciando ancora uno sguardo furente al ragazzo che, dietro di me, rideva silenziosamente.
Il professore mi fece alcune domande, dalle quali si deduceva l'impegno e la costanza che avevo impiegato nello studio. Non era un'interrogazione perfetta, certo, non sono mica Einstein, ma alla sufficienza ci sarei arrivata benissimo con un qualunque professore normale. Ma, bè, lui non è normale.
Finita l'interrogazione, quindi, ritornai a sedermi.
"Che voto possiamo dare a Santoro?" riflettè ad alta voce.
"Un sei e mezzo ci sta." commentò Niccolò.
Il professore alzò lo sguardo dal computer.
"Rossi, so che sei nuovo, ma penso che tu sappia che le valutazioni le danno gli insegnanti." ribattè.
Il ragazzo al mio fianco si accigliò.
"Mmh, non è abbastanza quello che hai detto. Mancano le cose fondamentali."
Io allargai gli occhi.
"Ma prof, gliele ho dette. Ho risposto a tutte le sue domande." protestai.
Lui alzò l'indice e ridusse gli occhi a due fessure.
"Non devi contestare le decisioni dei professori. E comunque ho deciso che questa interrogazione è insufficiente. Ti metto cinque."
Fottiti.
Iniziarono a farmi prurito le mani da tanta rabbia avevo accumulato nei nervi.
"Tanto per cambiare, un altro cinque in scienze, vero Santoro?" mi fece il verso un altro compagno dietro di me.
Io mi voltai a guardarlo con i nervi a mille.
"Ehi Ferrari, perchè ti infiltri negli affari degli altri? Sarebbe meglio se tu pensassi a risolvere i tuoi problemi, che abbondano a vista d'occhio... Sono davvero parecchi, non credi?"
Lui non replicò, sentii un commento soddisfatto soffocato da parte di Niccolò, ma poi la voce del prof spaccò il silenzio.
"Santoro, vuoi una nota?"
Non ce la facevo più a sopportare quella situazione, quindi scoppiai. Mi alzai in piedi e sostenni lo sguardo del prof.
"Mi metta pure la nota, professore. Gli altri professori si domanderanno sicuramente perché io ho voti bassi solo con lei, starà ai suoi colleghi stabilire se il problema sono io o è lei." sputai sprezzante, quindi uscii dall'aula.
Potei sentire il mormorio amplificato della classe anche da fuori dall'aula, le voci spregevoli che intonavano i vari "l'ho sempre detto che è pazza", "ha qualche problema serio secondo me", "quando è successo che è diventata così insolente nei confronti degli insegnanti?".
Camminai velocemente verso i bagni ed entrai. Mi appoggiai al muro, sospirai e strinsi le labbra. Basta.
Tirai fuori dalla tasca il cellulare e andai su Instagram.
Rodrigo, sto perdendo le staffe, anche a scuola... Aiutami, non so cosa mi sta succedendo.
Inviai il messaggio e misi via il telefono, quindi mi accasciai contro il muro, con i gomiti sulle ginocchia.
"Giulia?"
Alzai gli occhi e osservai Niccolò appena fuori dalla porta. Mi misi in piedi e arretrai verso i tre servizi igienici.
"Non puoi entrare nei bagni delle ragazze." obiettai, ma mentre pronunciavo quelle parole persi la sicurezza e la convinzione che questo fosse vero.
"Non c'è nessuno a impedirmelo." replicò, quindi varcò la soglia e mi prese il braccio, mentre mi fece avvicinare a lui, che stava spalle al muro, e inaspettatamente mi abbracciò.
Non rifiutai la manifestazione di affetto, anzi mi strinsi più a lui, nonostante lo conoscessi da poco, ma ora non avevo bisogno di altro che qualcuno che mi facesse essere me stessa.
"Stai bene?" chiese.
"Più o meno." borbottai.
"Andrà tutto a gonfie vele. - mi assicurò - Ci sono io, e insieme sconfiggeremo tutto."
Alzai lo sguardo.
"Insieme?"
Lui annuì.
"Ho già capito cosa regna nel tuo passato, non so ancora i particolari, ma posso immaginare. Non mi va di farti affrontare tutto da sola. Io ti aiuterò sempre, ricordatelo."
Gli sorrisi riconoscente.
"Era proprio quello che mi serviva sentire. Grazie Nick."Ho pensato che fosse corretto piazzare un capitolo che parla di un semplice giorno scolastico della nostra protagonista, per descrivere un po' quella che è la situazione di molti ragazzi, di quelli che si sentono emarginati, per far capire alla gente quello che può esserci nella testa degli adolescenti, e per dimostrare che i problemi possono essere risolti insieme, basta tenersi strette le persone che tengono a noi e lasciare perdere tutti gli altri.
Come possiamo notare, la nostra protagonista ha trovato aiuto e riparo in Rodrigo, Sofia e Niccolò, ma ovviamente abbiamo sempre qualcosa che teniamo dentro e non diciamo a nessuno per paura o per vergogna. Sarà questo ad animare la storia che fino ad ora è stata apparentemente tranquilla.
Buona lettura! 😘
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𝐆𝐔𝐄𝐑𝐑𝐈𝐄𝐑𝐎 || Rodrigo Bentancur
FanfictionChe cosa può accadere quando la vita fragile e senza speranze di una ragazza si intreccia con quella tanto famosa e ricca di soddisfazioni di un calciatore? Giulia non avrebbe mai saputo rispondere a questa domanda, ma ora crede di saperlo bene. "Od...