Quando fummo entrati in casa, restai almeno un minuto ferma sul posto a osservare il grande salone, comunicante con la cucina, dotata di una grande penisola che fungeva anche da tavolo.
Una scalinata portava al piano superiore e una porta accanto ad essa sembrava portare in un'altra parte della villa.
"Ma ci vivi da solo in una casa del genere? - chiesi girando su me stessa, mi sentivo una dea in un'abitazione così gigante - Ci possono vivere un'intera famiglia con tutti gli zii e i cugini sotto questo tetto!"
"Non esagerare. - disse sorridendo appena, mentre chiuse a chiave la porta della villa - Io sono a fare una doccia, tu non devi chiamare una tua amica? Accomodati e fai come fossi a casa tua."
Gli sorrisi.
"Grazie."
Dopo un ultimo occhiolino, Rodrigo si ritirò al piano superiore. Io invece afferrai il telefono e composi il numero di Sofia, che conoscevo a memoria ormai, mentre mi sedetti sul comodo divano.
Mi rispose dopo soli due squilli.
"Dio, Giuls, mi è vibrato il telefono sul comodino, nel vedere il tuo nome sul display mi stava per venire un infarto! - esclamò preoccupata - Stai bene? È successo qualcosa?"
"No Sofi, stai tranquilla. Dovevo chiederti un favore."
Potei scommetere che, in quel momento, si era alzata dal letto e stava andando avanti e indietro per la sua camera, come faceva ogni volta che era al telefono.
"Dimmi."
"Tu... devi coprirmi, ok? Finito il lavoro sono uscita a piedi..."
Le raccontai brevemente della tentata aggressione, alla quale Sofia trattenne il fiato, del fatto che Rodrigo mi aveva trovata e tranquillizzata e che voleva restassi da lui. Per tutto il tempo, Sofia non aveva aperto bocca.
"E quindi devo dire a mia mamma che sono da te a dormire, ti spiace? Perchè non crederebbe al fatto che sono a casa di un giocatore della Juve."
"Certo, sono d'accordissimo con la tua scelta. Ti coprirò senza dubbio." mi appoggiò.
"Mi sembra di abusare della tua bontà..." cercai di spiegare.
"Non dirlo nemmeno per scherzo, scema. - rispose - Stai lì da Rodrigo, tieniti stretta una delle persone più fantastiche che hai conosciuto nella tua vita, dammi retta."
"Grazie Sofi. Ci vediamo."
"Fammi sapere come va. Buonanotte."
Riattaccai e scrissi un messaggio a mia mamma.
Sono a dormire da Sofia, buonanotte.
Sospirai mentre passai a rassegna i libri sulla libreria e le fotografie appese al muro. Tra di esse, una fotografia dai colori po' sbiaditi, che ritraeva un bambino sorridente, con il pallone tra i piedi e la maglia del Boca Juniors, famosa squadra del Sudamerica.
Mi alzai dal divano e sorridendo mi avvicinai per osservarla meglio.
Nel frattempo sentii i passi di Rodrigo mentre scendeva le scale, quindi mi voltai, e lo vidi con una felpa e un paio di pantaloni della tuta addosso.
Gli indicai la fotografia che stavo guardando.
"Questo sei tu?" chiesi, conoscendo già la risposta, mentre lui mi raggiunse e osservò con me la foto.
"Certo che sono io. Avevo undici anni." disse, quasi con malinconia, come se gli mancassero quegli anni in cui il suo unico pensiero da bambino era il calcio.
In realtà anche ora, dieci anni dopo, pensa solo al pallone, è il suo lavoro. Ma si sa, da bambini si è più spensierati.
"Era il primo giorno al Boca. Ero appena arrivato. - iniziò, e partì a ruota libera con il racconto, senza che glielo chiedessi, forse perchè in fondo anche lui aveva qualcosa dentro che doveva tirare fuori per sentirsi più tranquillo - Ho giocato due anni in Uruguay, poi mi sono trasferito in Argentina e ho iniziato al Boca. Quella foto è del mio primo allenamento. Non conoscevo gli altri bambini, poi ero di una nazione diversa, ma... bè, a undici anni queste cose non ti importano, e giochi appena perché calciare quel pallone ti dà un sacco di felicità. Ricordo che facemmo una partitella, all'allenamento, e segnai due gol, nonostante il mio vero ruolo fosse a centrocampo.
Il mio allenatore del Boca mi disse: 'Tu, Rodrigo, tu diventerai grande. La tua determinazione ti porterà ad eccellere'. Io non gli credevo. Giocavo per hobby, dalla morte di mia madre non ero più motivato a far nulla. Non credevo che questo fosse realmente il mio posto. E invece, se sono qui, è grazie alle sue parole."
Lo vedevo osservare intensamente la fotografia, poi si voltò verso di me, e vedevo nei suoi occhi come in realtà si sentisse un libro aperto davanti ai miei occhi.
Io gli sorrisi e feci scivolare la mia piccola mano nella sua.
"Non diventiamo qualcuno perchè lo vogliono gli altri.
Sei diventato quello che volevi diventare tu. Perché in fondo dentro di te lo sentivi." borbottai.
Lui mi strinse la mano.
"Non ho mai detto a nessuno queste cose, lo sai? Nemmeno ai miei compagni di squadra. Non gli ho mai detto di aver quasi pensato di essere nel posto sbagliato. - sussurrò - Eppure... Io l'ho detto a te, Giulia, perché so che te sai ascoltare senza giudicare, e so che anche te hai qualcosa da raccontare, e con questo voglio farti sapere che, se anche tu hai bisogno di qualcuno che ascolti ciò che hai da dire, io sono pronto a farlo."
Gli sorrisi ancora e lo abbracciai.
"Conterò su di te. Sempre."
Lui mi baciò i capelli.
"È ora di andare a letto, direi, è mezzanotte e mezza quasi. - osservò - Dai, vieni di sopra."
Mi guidò al piano superiore e mi mostrò la camera.
"Se vuoi ti do una felpa mia, per stasera. Non vorrai dormire con i jeans e il maglione."
Inclinai il capo.
"Ti dispiace?"
"Certo che no!" esclamò aprendo l'armadio. Prese un paio di pantaloni dell'allenamento e una felpa pesante.
"Tieni, il bagno è lì alla sinistra."
Entrai nel bagno e chiusi la porta, mi cambiai e poi uscii, mentre lasciai i miei vestiti accanto al letto.
Solo allora mi sorse un dubbio, quindi guardai Rodrigo, appena coricatosi nel letto, che stava sbadigliando.
"Rodrigo?"
Lui si voltò e mi sorrise, girandosi sul fianco.
"Sì?"
"Ma dormiamo nello stesso letto?" domandai timidamente.
Lui continuò a osservarmi.
"Bè, decidi tu."
"Non ho mai dormito con un ragazzo." commentai guardandolo.
Lui sorrise.
"Questa sarà la prima volta. - disse divertito - Su, vieni."
Sorrisi e mi misi nel letto, accoccolandomi contro il suo petto, mentre le sue braccia mi avvolsero. Quelle braccia che mi facevano sentire serena e al sicuro.Ansia Champions Mode: ON
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𝐆𝐔𝐄𝐑𝐑𝐈𝐄𝐑𝐎 || Rodrigo Bentancur
FanfictionChe cosa può accadere quando la vita fragile e senza speranze di una ragazza si intreccia con quella tanto famosa e ricca di soddisfazioni di un calciatore? Giulia non avrebbe mai saputo rispondere a questa domanda, ma ora crede di saperlo bene. "Od...