• Dieci •

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Il sabato mattina feci i compiti accumulati durante il giovedì e il venerdì, destinati alla settimana dopo, mentre ebbi il pomeriggio libero perché a mio fratello servivano un paio o due di pantaloni e mia madre lo accompagnò in centro; così restai a casa a guardare qualche episodio di una nuova serie TV.
A sei e mezza indossai qualcosa di presentabile e, siccome mia mamma, che nel frattempo era tornata, doveva preparare la cena, mi recai al ristorante in bus.
Prima salutai mio fratello.
"Ma dopo non ci vediamo?" mi domandò con la sua perenne e amata ingenuità. Quanto avrei voluto essere anche io ingenua come i bambini.
"No Edo, torno tardi io, sarà mezzanotte inoltrata. - spiegai lasciandogli un bacio sulla guancia - Ci vediamo domattina."
"A domani." mi salutò allora, quindi presi la giacca e il telefono e uscii verso la fermata dell'autobus,  camminando nel traffico di Torino.
Dato che il bus era in anticipo di un paio di minuti - cosa molto positiva, poichè questo mi risparmiò due minuti di freddo di fine novembre - arrivai in poco tempo al ristorante e mancavano dieci minuti alle sette quando entrai nella cucina del locale.
"Ciao Giulia." esordì Tania, la proprietaria, una donna sposata sulla quarantina, quasi una mamma, per me, oltre che una grandissima confidente.
Tania sapeva tutto della mia condizione famigliare, ed era stata molto disponibile quando avevo chiesto, quasi due anni prima, di poter fare qualche ora in quel ristorante; per l'appunto aveva provveduto subito a trovarmi un impiego che mi offriva poco, in effetti, ma abbastanza da continuare ad andare avanti in casa, se sommato allo stipendio di mia madre.
Inoltre era a conoscenza della mia grande passione per il calcio, soprattutto per la Juventus, e conosceva il sogno nel cassetto che avevo, ossia di andare a vedere, una volta, una partita allo stadio, cosa che non ero riuscita mai a fare prima d'ora a causa della scarsa disponibilità economica. Anche lei era appassionata di calcio, però tifava Torino, e infatti era sempre bello servire durante i giorni del derby, perché in cucina c'era accesa la radio che trasmetteva la cronaca della partita, e io e lei spesso la commentavamo.
Mi sentivo benissimo in quel ristorante, anche gli altri camerieri e cameriere erano stati cortesi verso di me sin dal primo giorno in cui avevo messo piede in quel posto, ma non mi sentivo mai a mio agio quanto mi sentissi con Tania. Un paradosso, perché anche gli altri camerieri arrivavano a stento ai venticinque anni, mentre Tania era un'adulta, ma lei mi trasmetteva una sicurezza e un senso di casa che nessuno degli altri mi aveva mai dimostrato.
"Ciao. - ricambiai il saluto lasciando la giacca appesa all'attaccapanni e indossando il grembiule e la spilla con il nome - Sono in anticipo?"
"No, è l'orario perfetto. Sembra che stasera ci sia un afflusso minore rispetto a sabato scorso, abbiamo poche ordinazioni." notò.
"Sarà che sono tutti incollati alla televisione perché sta giocando la Juve." sorrisi io, quindi lei inclinò la testa.
"Giocava alle 18.00?"
Io annuii.
"Juve-Spal. - precisai - Bene, da dove comincio oggi?"
"Al tavolo cinque c'è una coppia appena arrivata, va' a prendere le ordinazioni."
Mi recai al tavolo indicato con un blocco e una penna, quindi salutai cortesemente la coppia e gli chiesi cosa volessero ordinare. Una volta prese le ordinazioni tornai in cucina e lasciai il foglietto allo chef.
Quando uscii dalla cucina per apprestarmi ad accogliere nuovi clienti e indicare il loro tavolo, notai che il locale stava iniziando ad affollarsi.
Sgusciai alla cassa, dove c'era Tania, e le chiesi consiglio.
"Devo indicare i tavoli anche a tutti questi o prendo solo le ordinazioni?"
"Occupati del tavolo sedici e del tavolo... sì, del tavolo due. In più ricordati di servire le portate al cinque. - mi spiegò - Tutti gli altri tavoli sono compiti degli altri camerieri. Ora vai."
Accolsi una famigliola al tavolo due e un gruppo di sette persone al sedici, presi tutte le ordinazioni e poi tornai in cucina a prendere i piatti della coppia al tavolo cinque e glieli portai.
Il resto della serata fu abbastanza tranquilla e in quel momento mi trovavo in cucina a girarmi i pollici perché avevo servito il dolce ai tavoli sedici e due, mentre quelli al cinque erano già andati via.
Proprio allora la porta della cucina si spalancò ed entrò Tania in fretta e furia. Guardai l'orologio della cucina che segnava quasi le otto e mezza.
"Dimmi, sta entrando un sacco di gente quindi ti sei ricordata di prenotazioni che non sapevi di avere segnato?" domandai.
Non era la prima volta che Tania aveva detto 'stasera abbiamo appena cinque ordinazioni' e poi era entrata gente a fiumi per tutta la serata.
"Oh, no no, ma sono venuta per dire a te, cara la mia Giulietta, che è tempo di entrare in gioco." commentò eccitata.
"Perché?" feci perplessa, mentre anche gli altri ascoltavano la conversazione.
"Perché... perchè di sì. - tagliò corto. Mi spinse fuori dalla cucina - Recati alla tavolata diciannove e prendi le ordinazioni senza svenire grazie."
"Ma perchè? " chiesi ancora, ma lei mi ignorò e non mi restarono alternative se non andare al tavolo indicato.
Il ristorante era composto da più sale, separate l'una dall'altra da un arco. Quando arrivai all'arco che delimitava la sala dei tavoli dal diciotto al ventidue, mi fermai appena prima di superarlo e spiai verso i tavoli.
Vidi, in lontananza, seduto al tavolo diciannove, un viso familiare, che era... impossibile, era Chiellini? Ma che cazzo dico, no, non può essere lui.
Eppure, spostando lo sguardo, vidi che quello al suo fianco somigliava maledettamente a Bonucci.
Mi tolsi ogni dubbio quando, superato l'arco, arrivai presso il tavolo. La squadra della Juve al completo (quasi) si stava sedendo al tavolo, e io ero in stato di trance totale.
Quando furono seduti arrivai al tavolo, e tutti gli occhi mi si puntarono addosso. Spostai lo sguardo poco a destra e incrociai il paio di occhi di Rodrigo. Il suo messaggio era chiaro. Che ci fai qui?
Mi ricomposi, per quando mi fosse possibile ritrovandomi dei calciatori davanti, e balbettando per l'emozione, e di conseguenza diventando rossa come un peperone, presi tutte le ordinazioni.
Tornai in cucina parecchio scossa.
Tania mi guardò soddisfatta.
"Non sei contenta? Ho lasciato il tavolo a te, anche perché io potrei riempirli di pugni perché tifo Toro."
Sempre fine.
"Io... sì, ma... ho vergogna..."
"Vergogna di chi? - esclamò - Hai l'occasione di parlare con i tuoi idoli! Vai vai, consegna le portate appena sono pronte e non azzardarti ad aver vergogna."
Sorrisi per la sua premura. Avrei desiderato un sacco essere forte come lei e così abile a liquidare i problemi. Mi avvicinai all'attaccapanni e presi il telefono dalla mia giacca.
@rodrigo_bentancur ti ha inviato un messaggio.
Sospirai e lessi il messaggio, anche se ne immaginavo il contenuto. E infatti, chiaro e conciso, il direct di Rodrigo recitava così:
Devo parlarti. Esci dal retro. Ora.

Non mi sono dimenticata di voi giuro, ma in questa settimana la scuola mi stava assillando e ho avuto poco tempo per aggiornare.
Ma ora ecco qui il nostro capitolo, con tanto di suspense finale, spero vi piaccia

𝐆𝐔𝐄𝐑𝐑𝐈𝐄𝐑𝐎 || Rodrigo Bentancur Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora