• Quattro •

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Sabato sera giocava la Juventus. Ovviamente io dovevo andare al ristorante, povera sfigata, a servire.
Guardai la replica della partita una volta arrivata a casa, a mezzanotte, sul portatile, tenendo il volume basso per non svegliare mio fratello, che doveva essere carico per la partita del giorno seguente.
Erano le due di notte quando mi misi a dormire, soddisfatta della vittoria della Juventus per 3-1 sul Cagliari, gol di Dybala, autorete di uno del Cagliari e gol di Cuadrado.
Mi svegliai la mattina che erano le undici. Pranzai con mio fratello un'ora dopo e quando venne l'orario per andare al campetto, ci portò mia madre in macchina, ma non si fermò, perchè lei non sta mai a vedere le partite di mio fratello. Lei e il calcio sono due rerette parallele: non si incontreranno mai.
Nel frattempo Sofia mi aveva fatto sapere che non sarebbe potuta venire e che le dispiaceva immensamente.
'Tranquilla, - le avevo scritto - sarà per la prossima.'
Mi sedetti sul gradino di cemento fuori dal campetto, aspettando la partita. Mancavano cinque minuti al fischio d'inizio, la squadra stava scendendo in campo e c'erano forse venti persone a vedere la partita, ma di Rodrigo nessuna traccia.
Sospirai e appoggiai i gomiti sulle ginocchia sostenendomi la testa. Sentii gli applausi delle poche persone presenti e alzai la testa, vedendo i bambini che si schieravano in ordine di numero e sorridevano agli spettatori.
Iniziarono a scambiarsi una stretta di mano come tra i professionisti e poi i capitani si scambiarono i gagliardetti.
Durante questo evento, sentii qualcuno sedersi al mio fianco. Era Rodrigo. Ancora non ero abituata ad avere un calciatore che mi ronzava attorno, era talmente surreale, eppure ricambiai il sorriso che mi rivolse.
"Scusa il ritardo, vedo che non hanno ancora cominciato."
"Tranquillo. - risposi - E complimenti per la partita di ieri, a proposito. Ho visto la replica, non sono riuscita a vedere la diretta, ma davvero, siete stati bravi."
Lui sorrise.
"Grazie. Ehi, il tuo fratellino che numero è?"
"Il 21. È il suo giorno di nascita."
"Capisco... Oh, ecco che cominciano."
Guardai la partita tranquilla. La gente non notò Rodrigo, che aveva il cappuccio sulla testa per camuffare la sua figura, anche se Edoardo lo aveva già visto, quando era venuto a fare una rimessa laterale davanti a noi, e vedendolo aveva sorriso.
Il primo tempo finì ancora senza gol. I tempi, siccome erano bambini relativamente piccoli, duravano mezz'ora, e durante la pausa di un quarto d'ora restai parecchio imbarazzata, perchè eravamo restati solo io e il calciatore seduti sul gradino, perchè le altre persone erano andate alla bancarella poco distante, che vendeva qualcosa di caldo per merenda.
"Vuoi qualcosa? - domandò il ragazzo - Sembri infreddolita."
"No, grazie, non bevo nulla."
Lui si alzò e si tolse il giubbotto.
"Almeno metti questo." mi invitò mettendomelo sulle spalle.
"E tu? Non hai freddo?" domandai accogliendo l'invito è mettendo le braccia nelle maniche, improvvisamente sentendomi meglio a causa del caldo che mi teneva il giubbotto trapuntato.
"Tranquilla, questa felpa è quella con cui facciamo allenamento. - mi spiegò - È fatta apposta per resistere alle basse temperature."
Sorrisi osservando ciò che indossavo.
"Grazie. Non dovevi." sussurrai.
Lui ricambiò il sorriso.
"Non dirlo neanche per scherzo. - ribattè - Sembravi una foglia, tremante e fragile."
"Non è che sembro, sono tremante e fragile. Sempre, non solo quando ho freddo." borbottai.
"No, non dire così. Perchè?"
"Bè, non è semplice per me. - dissi relativamente vaga - Ho molti problemi, adolescenziali, famigliari... di tutti i generi."
"Oh, scusa, non volevo ferirti..."
"No. Tranquillo. - lo interruppi posando involontariamente la mia mano sul suo braccio - Sei uno dei pochi che non mi ferisce con le parole. Anzi, forse l'unico."
Solo dopo ci guardammo negli occhi, poi abbassammo entrambi lo sguardo, e notai ancora la mia mano sul suo braccio. Imbarazzata la ritrassi bruscamente.
Lui inclinò la testa e mi riprese la mano nella sua, calda morbida.
"So che non sono affari miei, - riprese - ma se mai dovessi avere bisogno di qualcosa, bè... sai che io ci sono. Come per la bottiglietta."
Annuii e mi avvicinai un po' più a lui, lasciandomi andare al suo contatto e appoggiando la testa alla sua spalla.
Poco più tardi tornarono sia le persone che assistevano, sia le squadre di bambini, che stavano per ricominciare la partita.
"Dopo ho un colloquio. - dissi come al vento, ma sapevo che Rodrigo mi ascoltava. Avevo avuto poco a che fare con lui, ma avevo capito sin da subito che avrebbe ascoltato qualsiasi cosa avessi detto - Per il contratto di mio fratello."
Guardai l'orologio. Alle 17.15 sarebbe finita la partita, il colloquio sarebbe durato minimo un quarto d'ora e, visto che mio fratello sarebbe passato dallo spogliatoio per la doccia e per mettere tutto nel borsone, sarebbe venuto un po' tardi. Per far meglio i conti, si sarebbero fatte quasi le sei.
"Oh. Cambia numero?" domandò.
"Non so. Non gli ho ancora chiesto." ammisi.
"Vi aspetto fuori e vi porto a casa. Non potete pensare di andare a casa a piedi con il freddo o il buio, sarà tardi."
Alzai gli occhi per incrociare i suoi.
"Perchè?"
"Perchè cosa? " domandò confuso.
"Perchè ci dedichi così tante attenzioni? Perchè proprio noi? Perchè non qualcuno più fortunato?"
"Perchè a me piacciono le persone che sanno essere sè stesse anche se il mondo è crollato loro addosso."
Lo fissai intensamente e lui fissava me, e anche quando il fischio della partenza del secondo tempo squarciò l'aria fredda di inizio novembre, i nostri occhi restarono incatenati, mentre io riflettevo ancora sulle sue parole.
Davvero sapevo essere me stessa?
Il primo a sorridere fu lui. Mi mise una mano tra i capelli e spostò gli occhi verso il campo, ma non disse nulla.
Io lo guardai ancora un attimo, poi voltai la testa e continuai a guardare la partita.
La partita si sbloccò dopo cinque minuti dall'inizio del secondo tempo, ma non per la Juventus Under 9. Un gol del numero quattro degli avversari, che li portò sull'1-0.
"Peccato, i nostri stavano giocando bene. - commentò Rodrigo - Però è un bel gol. Ora entrerà in azione il fenomeno, il numero ventuno bianconero."
Lo guardai e gli sorrisi. Mio fratello fenomeno? Ma, insomma, basta complimenti, sembra stia sognando!
"Dici?"
"Dico, dico. - accertò, con l'aria di chi la sa lunga - Ecco, vedi che ha palla? Wow, quel dribbling!"
Mio fratello aveva dribblato due avversari e si stava dirigendo verso la porta.
All'ultimo momento, davanti al portiere, passò palla a Ronaldo Jr, che era libero, e che con un tocco delicato fece rotolare la palla in rete.
Mi alzai in piedi ed esultai.
"Avanti così!" esclamai sentendo crescere l'adrenalina dentro di me.
Anche Rodrigo si alzò ad applaudire, poi mi posò una mano sulla spalla, dicendo:
"Visto?"
Mi voltai a sorridergli. Ci risedemmo solo quando l'arbitro fischiò, determinando la ripresa della partita dopo il gol.
Era il venticinquesimo minuto del secondo tempo, mancavano appena cinque minuti alla fine, visto che i tempi erano da 30 minuti, quando ci fu un calcio d'angolo da parte degli avversari. Uno dei bambini della Juve colpì di testa allontanando dal mucchio.
Mio fratello, il più arretrato di tutti ma tenuto in gioco da un avversario, stoppò il pallone e partì in contropiede, da solo, senza nessuno davanti tranne il portiere.
Mi alzai in piedi.
"Sì Edo..." mormorai sorridendo.
Arrivò dinnanzi al portiere e lo scartò, quindi tirò, facendo finire il pallone in rete.
Alzai le braccia al cielo ed esultai.
"Così fratellino! Fatti vedere!" strillai.
Appena segnato, vide i compagni di squadra venire da lui, così si voltò verso di me e fece qualche passo di corsa sul campo, poi si inginocchiò e fece come molti giocatori, alzò gli indici al cielo e chiuse gli occhi, per commemorare qualcuno.
Tutte le venti persone circa applaudirono. Anche io e Rodrigo ci aggregammo.
Osservai il gesto di mio fratello.
"Bravo. - sussurrai a me stessa - È per lui questo gol. Dedicalo a lui..."
"A chi?"
La voce di Rodrigo mi fece accorgere di aver parlato forse non troppo a bassa voce.
"A chi lo dedica?"
"A chi c'è lassù. - risposi osservando dritta davanti a me, con il sorriso ma le lacrime agli occhi - A nostro padre."

Ehi!
Ecco un nuovissimo capitolo di questa storia.
Ieri sera è iniziato Sanremo, voi lo seguite? Se sì per chi tifate? Io per Ultimooo 😍

𝐆𝐔𝐄𝐑𝐑𝐈𝐄𝐑𝐎 || Rodrigo Bentancur Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora