• Quindici •

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Nel pomeriggio feci un po' di compiti e scrissi a Niccolò.

A: Nick
Ehi ma domani l'assemblea in che ora è?

Ricordo di una comunicazione che ci aveva letto la professoressa riguardo un'assemblea d'istituto, ma non ricordavo l'ora. La risposta fu immediata: in terza ora. Avrei saltato fisica. Grazie al cielo.
Quando ebbi finito erano quasi le sei, giusto il tempo per vedere Lazio-Milan, sulla quale aveva appena acceso la TV mio fratello, in camera sua.
"Posso aggregarmi?" gli domandai sorridendo. Lui annuì e mi fece posto sul letto.
Mi sedetti e guardai un po' la partita, fino a che mio fratello mi chiese:
"Giuls, sei sicura di stare bene?"
Io lo guardai negli occhi. Sembrava evidentemente preoccupato.
"Certo, perchè?" 
"Perchè... mi sembri strana. - spiegò perplesso - Pensierosa. So che la scuola ti perseguita ma... mi sembri diversa dal solito. E non da adesso, ma da un bel po'."
Non sapevo cosa intendesse dire Edoardo, mi sembrava di essere sempre la stessa, e invece stavo cambiando, sotto i suoi occhi, e lui se n'era accorto.
Stavo cambiando da quando Rodrigo era diventato una persona fondamentale per me.
Ma non potevo dirglielo. Non potevo dire a Edo che stavo cambiando perché avevo conosciuto un ragazzo che teneva veramente a me, perché questo ragazzo è un giocatore di calcio della nostra squadra del cuore, e sappiamo bene come sono quelli così, che magari tra una settimana decidono che basta, si sono stufati di stare con qualcuno, e lo piantano in asso.
Sapevo in fondo che Rodrigo non mi avrebbe mai abbandonata, glielo leggevo negli occhi, i suoi sorrisi e i suoi sguardi erano veri, ma per un bambino di otto anni tutto questo era troppo difficile da capire.
Quasi non lo capivo nemmeno io cosa mi stesse succedendo.
L'unica cosa di cui ero certa era che stavo diventando grande. E non volevo ammetterlo, perché non volevo crescere. E nemmeno a Edo sarebbe piaciuto il fatto che stessi crescendo, non piace a nessuno crescere.
"Sono sempre io, Edo. Sempre io. - dissi, forse non troppo convinta. Ero davvero ancora io? - Non devi preoccuparti per quello che succede a me, tu devi solo ricordare che per te io ci sarò sempre, e che a me potrai sempre dire tutto, anche quello che alla mamma non puoi dire."
Lui mi guardò e mi sorrise.
"Ti comporti come una grande. Come una mamma."
Io sorrisi amareggiata.
"Ti sbagli. I grandi sanno sempre cosa fare. Sanno sempre qual è la cosa giusta. Non sbagliano mai. Io invece... io non so mai cosa fare, e quando faccio qualcosa sbaglio. Io non sono grande, non ancora. Ma presto lo saremo, tutti e due."
Gli presi una mano, e lui intrecciò le sue dita con le mie.
"Devi ricordarti, quando sarai grande, le tue origini: le persone che ti hanno sostenuto, quelle che ti hanno sempre detto che ce l'avresti fatta, e poi quelle che ti hanno sempre deriso e ti dicevano che non ce l'avresti mai fatta. Ai primi manderai un sorriso e un grande abbraccio; ai secondi manderai un bel vaffanculo."
Edoardo rise. Io però lo guardai seria.
"Guarda, Edo, che è davvero così che funziona ormai: da piccolo pensi che il mondo sia bello e le persone siano buone, ma quando inizi ad averci a che fare realizzi che era tutta un'illusione, e non esiste niente di quello che pensavi."

Era giunto il weekend. Avevo chiesto a Tania, siccome c'era Fiorentina-Juventus alle 18, se potessi posticipare l'inizio del lavoro alle 20, così da riuscire a vedere la partita.
Lei non aveva avuto problemi, e aveva acconsentito.
Le avevo promesso che avrei recuperato l'ora, ma lei non ne aveva voluto sapere, diceva che non era un problema, un'ora in meno.
Perciò, alle 18 in punto ero seduta sul mio letto con la TV accesa sul canale del match.
Edoardo era appena andato ad allenamento, perché il pomeriggio seguente avrebbe avuto la partita più importante della stagione, con la prima in classifica, e in caso di vittoria i bambini si sarebbero portati un punto avanti agli avversari, sulla vetta della classifica.
Seguii la partita ed esultai quando, al 31', Rodrigo segnò.
I suoi compagni gli corsero incontro ed esultarono con lui.
Nel secondo tempo invece, nel giro di dieci minuti, al 69' e al 79', Chiellini e Ronaldo chiusero la partita, superando la Fiorentina con un netto 0-3.
Riuscii anche a sentire l'intervista rilasciata a fine partita da Rodrigo ai microfoni di Sky Sport.
"È il tuo secondo gol questa stagione, - fece il giornalista - cosa hai provato?"
"Sono molto felice, per il gol ma soprattutto per i tre punti conquistati questa sera, su un campo difficile e con una squadra niente male. Siamo stati bravi." disse con il suo forte accento sudamericano.
"E il gol? Lo dedichi a qualcuno?"
Rodrigo sorrise.
"Siccome il primo l'ho dedicato a mia madre, questo vorrei dedicarlo a un'altra persona, una ragazza, una mia grande amica, che ha bisogno davvero di sentirsi accettata, di sentirsi libera dai giudizi. Non serve che io dica il suo nome, basta che lei lo sappia. E lo saprà che il mio gol è per lei. - portò le mani alle labbra per mandare un bacio - Ciao guerriera."
Dopo quella commovente dedica, ringraziò i giornalisti e si diresse negli spogliatoi.
Io, ancora seduta sul letto, ero pietrificata. Guerriera.
Il gol era per me. L'ha dedicato a me. Con quella semplice parola, che per me voleva dire tutto, mi aveva dato la certezza, la conferma che le parole che aveva speso davanti alle telecamere non erano per nessun altro se non per me.
Sorrisi, e gli occhi mi si riempirono di lacrime.
Mi era appena arrivato un messaggio, forse da Tania, per ricordarmi di essere lì al ristorante alle 20, ma per me in quel momento non esisteva nulla.
Allora c'è davvero, in questo mondo che non è come credo, tra queste persone che diffondono solo odio, qualcuno che tiene a me, qualcuno che mi vuole bene, qualcuno che mi fa capire espressamente, solo con i gesti, che per me ci sarà sempre.
Qualcuno che non mi abbandonerà mai esiste, allora.
E si chiama Rodrigo Bentancur.

La sensazione che si prova a pubblicare il mattino perché si è a casa da scuola è indescrivibile ahh 😊
Ma domani sarà l'ultimo giorno rip
Comunque spero il capitolo vi piaccia

𝐆𝐔𝐄𝐑𝐑𝐈𝐄𝐑𝐎 || Rodrigo Bentancur Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora