Tutti e tre restammo in silenzio a guardare le lapidi dei nostri cari defunti, Edoardo ripresosi un po' dallo stato di disperazione, anche se le lacrime ancora gli scendevano sul viso.
Nessuno sapeva cosa dire, cosa fare nè come fare per consolare gli altri due, quindi avevamo optato per un semplice scambio di sguardi ogni tanto per rassicurarci quel poco che serviva, in modo molto più efficace che con le parole.
Restammo dieci minuti buoni davanti alle lapidi, poi presi la mano a Edoardo.
"Andiamo?" sussurrai.
Lui annuì. Lo capivo, non eravamo andati spesso a trovare papà senza mamma, in modo così imprevisto, e naturalmente non era riuscito a prepararsi psicologicamente.
Ai bambini fa ancora un certo effetto vedere la foto di famigliari stretti su una tomba piuttosto che vederli gironzolare in casa.
Ci voltammo a fare un cenno a Rodrigo, che accennò un piccolo sorriso, poi mio fratello gli disse solo:
"Domani alle 16.00 gioco."
Il ragazzo annuì e noi proseguimmo verso l'uscita. Mi dispiaceva così tanto lasciarlo da solo davanti alla tomba di sua madre.
Eppure non sapevo che altro fare.
Salii sulla bicicletta e invitai Edoardo a tenersi stretto a me, quindi tornammo a casa.
Il clima freddo dell'8 dicembre iniziava a farsi sentire. L'inverno non era ancora arrivato, ma il freddo era già quello di gennaio.
Arrivati a casa feci qualche faccenda domestica, visto di mia madre non c'era ancora nessuna notizia.
Sperai con grande desiderio che, con l'arrivo del Natale dopo poco più di due settimane, avrebbe portato un po' più di felicità e meno problemi alla nostra famiglia.
Mi bastava quello. Essendo in una situazione simile, si capisce che ci si può accontentare di quelle cose tanto strane per me ma tanto normali per altri.
Perchè davvero, per me era una cosa strana la felicità. Non strana in senso negativo, strana perché non ero abituata a provarla durante la mia esistenza.Il giorno seguente alle 15.30 ero già seduta sulle gradinate in pietra aspettando la fine del riscaldamento e il fischio d'inizio.
"Ehi."
La voce femminile che mi giunse alle orecchie era quella squillante ma tranquillizzante di Sofia.
Mi si sedette accanto.
"Ohi, che ci fai qui?" domandai con un sorriso sulle labbra. Ne era passato di tempo da quando veniva anche lei ai campetti a vedere le partite dei piccoli con me.
"Non avevo nulla da fare, sapevo che tu saresti stata qui e perciò... volevo vedere come stavi. Dopo ieri." disse.
"Grazie Sofi. Sto meglio."
Si guardò in giro tra i bambini per individuare mio fratello durante gli ultimi minuti di riscaldamento.
"Ma Edo ha cambiato numero?" fece, non trovando il 21.
"Esatto, ora è il 30."
"Il 30? " ripetè guardandomi e sorridendomi. Aveva già intuito chi c'entrasse nella sua scelta.
"Sì, è il suo numero." confermai le sue ipotesi.
I bambini entrarono negli spogliatoi per indossare la divisa e dopo poco uscirono, pronti per il match. Guardai l'orologio. Segnava le quattro in punto.
Proprio quando ormai non me lo aspettavo più, arrivò e mi sorrise.
"Ciao Rodri. Quanto tempo."
"Già." borbottò, poi i suoi occhi caddero su Sofia, e aggrottò la fronte.
"Oh, lei è Sofia, la mia migliore amica." aggiunsi, vedendo il suo sguardo perplesso.
Lei tese la mano verso di lui e sorrise.
"Piacere di conoscerti." affermò.
Lui strinse la mano.
"Piacere mio. Sei tu che la fai stare bene?" chiese.
"Oh, no, volevo chiederlo io a te, sei tu che l'hai fatta diventare un po' più spensierata, vero?" replicò Sofia.
"Ragazzi, volete smetterla? La partita è cominciata." dissi io. Mi mettevano in imbarazzo entrambi, perciò era meglio se stessero zitti.
Sofia però si sporse verso Rodrigo, seduto alla mia sinistra, e lo raccomandò:
"Siccome sono tristemente single, devi farmi conoscere i tuoi compagni."
Rodrigo scoppiò a ridere.
"Sarà fatto, pequeña."
Io lo guardai stupita.
"Perchè non chiami anche me pequeña ?" domandai fingendomi ferita, anche se in realtà ero solo tremendamente divertita.
Lui si avvicinò.
"Perchè tu sei solamente la mia guerriera." mormorò sorridendomi.
"Potete evitare di pomiciare e farmi sentire il terzo incomodo? Grazie." commentò la mia migliore amica.
Sia io e Rodrigo ci allontanammo e ci guardammo negli occhi, entrambi sembravamo colti in flagrante.
"Non stavamo pomiciando." asserii voltandomi a guardarla.
Lei mi rivolse uno sguardo malizioso, rendendosi conto di avermi messa in imbarazzo.
Alzai gli occhi al cielo per poi prestare attenzione alla partita, iniziata da circa dieci minuti in cui nessuno dei tre aveva ancora buttato un occhio al campo, perché occupati a chiacchierare.
La partita terminò con un pareggio, Edo non aveva segnato ma era stato comunque un match interessante.
"Aspetto Edo, voi se volete potete andare." dissi.
Rodrigo sorrise.
"Ti porto a casa. Quante volte me lo fai ripetere?"
"Io vado invece. - decretò Sofia, poi si rivolse a Rodrigo - Mi raccomando uruguaiano, tieni a mente."
Lui sorrise e alzò le mani.
"Certo, certo!"
Sofia si allontanò e uscì dal centro.
"È simpatica, vero?" domandai al ragazzo.
"Parecchio. Molto solare, in effetti." confermò.
"Siamo un po' diverse ma andiamo sempre d'accordo."
Mi guardò per un po' e, solo quando mi voltai anche io a guardarlo, lui distolse lo sguardo.
"Che c'è?" chiesi.
"C'è che sabato ho il Derby. Tu sei al ristorante?"
Io annuii.
"Mi ha dato appena questo fine settimana di libertà, ma poi la prossima vado."
"E che ne dici se domenica pomeriggio vieni qui alla Continassa e ti presento ai ragazzi? È ora che lo facciamo, dopo questo tempo che ci vediamo." disse.
Aveva ragione. Era ora di uscire allo scoperto, malgrado tutto e tutti.
"Sì. Ci sto. Alle 15?"
"Perfetto. Ti aspetto. E poi li presenterai alla tua amica tristemente single." rispose citando Sofia e sorridendo.
Ricambiai il sorriso.
"Sarà quando esce Edo che lo rivelo anche a lui. Mi muore sul colpo per la sorpresa, povero ragazzo... Eccolo." commentai, vedendo il bambino che usciva con il borsone a spalle.
Sorrise sia a me che a Rodrigo e mi lasciò il borsone, che misi a spalle.
"Un buon punto, dai." lo consolai, mentre lui si lamentava di non aver segnato.
"Almeno quello, sì..."
"Ascolta, ho una proposta bellissima." prese la parola Rodrigo.
Mio fratello tacque e si fermò ad ascoltarlo.
"Domenica prossima alle 15 venite qui che vi presento la squadra?"
Temetti che a mio fratello cadessero gli occhi dalle orbite, come succede nei cartoni animati, da tanto era stato colto alla sprovvista e da tanto era contento.
"Certo... certo!" annuì più volte, per far vedere bene a Rodrigo quanto fosse d'accordo.
Salimmo in macchina e Rodrigo partì, dirigendosi verso casa nostra. Una volta arrivati, Edo scese dalla macchina con il borsone e andò ad aprire il cancellino d'ingresso.
Salutai Rodrigo e feci per seguire mio fratello, ma il ragazzo mi fermò prendendomi il polso.
"Tu domani sera hai impegni?"
Scossi il capo senza capire.
"Benissimo, allora alle otto in punto passo a prenderti e facciamo un giro." decise.
Lo guardai negli occhi profondi.
"Ma... domani è lunedì... Edo ha allenamento... la scuola... devo studiare."
"Domani può andare tua madre a prendere Edoardo. E per una sera niente studio. Io sono più importante." rispose ammiccando e sorridendomi.
Inevitabilmente sorrisi anche io.
"Convinto tu. - commentai. Scesi dalla macchina e feci per chiudere lo sportello - Ma devo considerarlo un sequestro di persona o cos'altro?"
"Consideralo il nostro primo vero appuntamento." rispose, mentre richiusi la portiera e ripartì accelerando.Eccoci qua, con il nuovo capitolo con protagonista il nostro signorino uruguaiano che ieri ha compiuto 22 anni...
Auguri piccoloo 💙
Perdonatemi, mi contengo.
Be', spero vi piaccia il capitolo 😉💕
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𝐆𝐔𝐄𝐑𝐑𝐈𝐄𝐑𝐎 || Rodrigo Bentancur
FanfictionChe cosa può accadere quando la vita fragile e senza speranze di una ragazza si intreccia con quella tanto famosa e ricca di soddisfazioni di un calciatore? Giulia non avrebbe mai saputo rispondere a questa domanda, ma ora crede di saperlo bene. "Od...