"Tania, mentre vengono pronte le portate, posso uscire a prendere una boccata d'aria?" chiesi cortesemente alla proprietaria.
"Ma c'è bisogno di chiederlo? Vai cara, sai che non ti direi mai di no!" esclamò la donna sorridendo per la mia domanda che a lei era parsa più banale di quanto lo fosse per me.
La ringraziai e andai verso i bagni, quindi presi la porta che portava all'uscita secondaria, che in realtà non era altro che un piccolo terrazzo dove mettevamo i tavoli nelle serate, soprattutto estive, in cui eravamo pieni.
In quel momento, data anche la stagione, c'erano solo un paio di vasi e piante poco fiorite.
Mi costrinsi a guardare Rodrigo che, appoggiato al muro, mi aspettava guardandosi intorno.
Quando varcai la soglia della porta si voltò e aspettò che mi avvicinassi, ma non lo feci.
"Perché non vieni?" domandò; probabilmente c'era rimasto male.
"Devo andare a lavorare." notai.
Lui mi sorrise.
"Giulia, lo sai che voglio aiutarti. - mi ricordò - Perchè non mi hai mai detto che lavorari in un ristorante? Non c'è nulla di male."
"Non me lo hai mai chiesto." risposi argutamente, al che lui sorrise di nuovo.
"Hai ragione. Ma se mi avessi detto che avevi problemi economici... bè, lo sai che io avrei fatto di tutto per aiutarti. Almeno un po'."
Sorrisi amareggiata.
"Anche io so che tu ti butti ovunque per far del bene e aiutare gli altri. - replicai - Ma alcune situazioni è bene che ce le gestiamo da soli. E questa è una di quelle. Grazie Rodri, sai che apprezzo il gesto, ma lavorare qui dentro mi piace un sacco. Mi fa sentire qualcuno. Mi fa sentire utile. Mentre fuori da qui non sono niente."
Lui spalancò gli occhi.
"Non sei niente? - ripetè sconcertato - Giulia, ti rendi conto di ciò che dici? Tu sei tutto, almeno per me... Come avrei mai fatto se non avessi incontrato una ragazza umile come te? Una ragazza sincera, empatica e comprensiva come te? Tu sei speciale, te l'ho già detto, e lo è anche tuo fratello, perché anche quando avete poco, o non avete niente, sapete essere felici. Siete stati voi che mi avete fatto capire che basta fare ciò che amiamo per essere felici."
Sorrisi e mi sentii onorata delle sue parole. Mi avvicinai e lo abbracciai, in un gesto che ormai mi era diventato così normale come nient'altro.
"Anche tu sei unico Rodri. Qualsiasi cosa dici mi fa sempre tornare il sorriso."
Anche lui sorrise per il complimento, e solo allora mi scostai dal suo braccio posato sulla mia spalla.
"Ora devo davvero andare, ci vediamo dopo. - conclusi. Poi gli strizza l'occhio - La tua portata sarà la prima della tavolata."
Rodrigo rise e inclinò il capo, mettendo le mani nelle tasche dei pantaloni eleganti.
"Mi sento davvero onorato di questa preferenza."
Entrai dalla porta e mi recai in cucina, quindi lo chef mi rilasciò i piatti da portare al tavolo diciannove. Non a caso, il piatto di Rodrigo fu quello che venne pronto prima. Mi recai dalla squadra e lasciai le portate, dopo aver commentato:
"Complimenti per la vittoria con la Spal. Ho seguito il secondo tempo alla radio, in cucina."
I ragazzi sorrisero.
"Abbiamo a che fare con una piccola juventina? Complimenti per la scelta." replicò Federico Bernardeschi, seduto a capotavola.
"Esatto, una ragazza juventina è una ragazza perfetta direi." rincarò la cosa Carlo Pinsoglio, il terzo portiere, al quale avevo appena consegnato il piatto.
Sorrisi e arrossii.
"Non mettete in imbarazzo la povera fanciulla, capre. - zittì tutti Paulo Dybala, con un marcato accento sudamericano, mentre iniziava a tagliare la carne nel suo piatto - Non è da tutti i giorni servire alla propria squadra del cuore, vero...?"
"Giulia. Mi chiamo Giulia." risposi alla sua domanda implicita.
"Ecco Giulia, penso che per te sia... strano e meraviglioso, modestamente, trovarti a servire la tua squadra preferita." notò. Era davvero così evidente che ero emozionata?
"Io... Sì, hai ragione... Io sono molto felice ma emozionata..." spiegai in poche parole. Non ero solita raccontare i miei sentimenti alla gente, ma in quel caso stavo facendo un discorso con i miei idoli mantendo una dignità.
Chissà quando racconterò tutto a Sofia, pensai.
"Visto? Io li conosco i tifosi.- si vantò scherzosamente il ragazzo. Spostai lo sguardo su Rodrigo, seduto accanto a lui, che senza farsi vedere mi fece l'occhiolino per incoraggiarmi e dirmi stai andando benissimo. Sapeva della mia timidezza, e del fatto che questo fosse il principale problema che mi impediva di legare con le altre persone - E si vedono subito quelli umili. Riconosco che Giulia è una di essi."
Sorrisi e chinai di poco il capo, in segno di congedo.
"Grazie. Con permesso, mi ritiro in cucina." dissi.
"Ci ha fatto piacere conoscerti!" esclamò Leonardo Bonucci, che si sporse dalla sedia, allungò il braccio e la mano aperta, invitandomi a battergli il cinque.
Sorridendo, feci come mi aveva invitato e poi mi recai in cucina, mentre Tania mi aprì la porta e volle sapere nei dettagli cosa fosse successo.
"Mi hanno fatto un po' di complimenti perché sono juventina. Eh, tu non puoi capire." aggiunsi, quindi lei scosse il capo.
"Ah, sei tu che non capisci e tifi male." ribattè scherzosamente.
Passò un po' di tempo e mi recai di nuovo alla tavolata a prendere i piatti vuoti; quando ebbi portato i piatti in cucina e tornai al tavolo per sapere se volessero un dolce, i ragazzi mi risposero di no ma mi chiesero di fare ancora una chiacchierata.
"Quando stacchi?" domandò Mattia Perin.
"Mezzanotte." risposi.
"Anche se sei così piccina?" fece stupito Paulo Dybala.
Io annuii.
"Vado via quando chiude il locale, come tutti. - spiegai. Poi, interessata, mi spinsi oltre - Perché?"
"Ti serve un passaggio per tornare a casa?" chiese allora Joao Cancelo.
"Grazie mille, ma non penso, ho già un passaggio. - non era vero, sarei andata a piedi, ma non volevo disturbarli più di quanto non avessi già fatto - Scusate, ma ora sono... oh, sono quasi le undici e un quarto... Devo andare in cucina, scusate."
"Puoi prepararci il conto?" domandò Douglas Costa.
"Oh, volentieri, ve lo porto subito."
Andai in cucina e consegnai il menù a Tania, che fece il conto e poi lo portò al tavolo. Passò poco tempo che la squadra si alzò dal tavolo e pagò la cena, poi salutò diligentemente e uscì dal ristorante.
Io guardai Tania.
"Posso iniziare a prepararmi per andare a casa?"
Lei annuì, poi guardò l'orologio da polso.
"Sono undici e mezza... Dai, ti lascio libera già ora."
"Io... sicura?" chiesi perplessa.
"Sicurissima. Vai, e non prendere freddo." mi raccomandò.
"Grazie Tania, sono terribilmente in debito con te."
Lei agitò la mano.
"Dai, non preoccuparti. A sabato prossimo."
"Ciao Tania."
Tolsi il grembiule e la spilla e misi il cappotto, poi uscii, inghiottita dal freddo e dal buio silenzioso di Torino.
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𝐆𝐔𝐄𝐑𝐑𝐈𝐄𝐑𝐎 || Rodrigo Bentancur
FanfictionChe cosa può accadere quando la vita fragile e senza speranze di una ragazza si intreccia con quella tanto famosa e ricca di soddisfazioni di un calciatore? Giulia non avrebbe mai saputo rispondere a questa domanda, ma ora crede di saperlo bene. "Od...