• Quattordici •

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Scusate l'angolo autrice all'inizio del capitolo, ma volevo comunicarvi solo che questi giorni sono stati orribili e che non so con quale coraggio sono riuscita a scrivere il capitolo.
Mi auguro non sia un obbrobrio, in caso mi scuso

Stavo dormendo beatamente, quando sentii qualcosa solleticarmi il naso. A fatica aprii gli occhi, e vidi Rodrigo, sul fianco, con un gomito appoggiato sul cuscino e una mano a sostenersi la testa, che mi stava toccando il naso con l'altra mano.
Sorrisi e mi stiracchiai.
"Ehilà Bella Addormentata, dormi sempre così tanto?" domandò sorridendomi.
Mi misi a sedere per cercare di vedere che ore fossero. Vidi, fuori dalla finestra con le ante socchiuse, un raggio di sole che prepotentemente entrava nella stanza.
"La domenica sì, dormo fino a tardi la mattina. - dissi - Durante la settimana... lasciamo stare. Sono più le notti insonni di quelle in cui dormo."
Lui sbattè le palpebre stupito.
"Stress, ansia, studio, compiti, pensieri... Impossibile passare sopra a queste cose." spiegai, vedendo la sua occhiata interrogativa.
"Mi dispiace che tu sia sempre così. - borbottò - Comunque, ora sono quasi le dieci, se scendi preparo una colazione, o ti devo portare giù di peso?"
Io sorrisi.
"Non penso di riuscire ad alzarmi dal letto." affermai divertita, mai pensando alle intenzioni del ragazzo, che rispose al mio sorriso.
"Pigrizia portami via." commentò, quindi si alzò e mi prese i fianchi, sollevandomi dal letto.
"Che stai facendo?" chiesi osservandolo.
"Ti porto giù di peso." rispose in un sorriso, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, perciò legai le gambe intorno al suo bacino e appoggiai la testa alla sua spalla.
"Sei leggera quanto una piuma." osservò mentre scendeva le scale.
"Visto? Ti ho anche avvantaggiato."
Quando arrivammo di sotto mi lasciò a terra, e nel frattempo che lui preparava la colazione, io preparavo il tavolo.
"Dimmi un po', a Edoardo dirai la verità?" chiese Rodrigo mentre versava il latte caldo in due tazze.
Cazzo.
"Io... Non ci avevo pensato  - ammisi - Ma penso di no. Non... Non posso dirgli nè che un tizio voleva farmi del male, nè che ho dormito con te. Dirò la stessa cosa che dico a mia madre: la mia amica è stata al ristorante e mi ha chiesto di andare a dormire da lei per stare un po' insieme."
Ci sedemmo al tavolo e, mentre soffiavo sulla tazza per far raffreddare il latte, Rodrigo mi offrì dei biscotti.
Annuii e lo ringraziai prendendone un paio.
"E allora, - riprese dopo aver deglutito un sorso di latte - come vai a casa? Non la farai tutta a piedi?"
"Io..."
"No, non la fai a piedi, te lo dico io. Ti porto a casa io, ti lascio un pezzo indietro se vuoi, così nessuno vedrà la macchina che ti ha portata a casa." spiegò.
Io lo guardai negli occhi.
"Sei un genio." decretai sorridendo e finendo il latte.
Mentre lavava le tazze, io gli feci un'altra domanda.
"E tu, non hai detto niente a tuoi compagni di me, ieri al tavolo, vero?"
Lui scosse il capo.
"No, ma Giulia... Non resisterò a lungo. Lo vedono che ogni tanto scrivo al telefono, o che, come è capitato, dopo allenamento ritorno al centro...
Anzi, ti dirò di più, qualcuno dei più intelligenti e attenti ha già capito che c'è sotto qualcosa."
Sospirai.
"Promettimi, però, che finché puoi tenere nascosto tutto, lo farai. - dissi -E che quando lo avrai detto, gli dirai di non dire niente e stare zitti. Ok?"
"Te lo prometto. E io le mantengo le promesse, sempre." sussurrò.
Gli sorrisi e poi gli chiesi se potessi andare in camera a cambiarmi e lasciargli i vestiti che avevo usato per la notte sul letto.
Lui annuii, quindi salii e mi cambiai, indossando nuovamente i miei vestiti, poi appoggiai la felpa e i pantaloni della tuta di Rodrigo sul letto. Inevitabilmente, mi portai una manica della felpa al naso. Profumava di buono, profumava di casa, profumava di lui.
In seguito scesi al piano di sotto, dove anche Rodrigo aveva indossato le scarpe e preso le chiavi della macchina, quindi mi guardò.
"Andiamo?"
Annuii e poi uscimmo, salimmo in macchina e partimmo.
Durante il tragitto nessuno disse niente, ascoltavano entrambi le canzoni alla radio e io le canticchiavo sottovoce.
Quando arrivammo nella via vicino a casa mia, gli dissi di fermarsi.
"Casa mia è in questa via qui a fianco. - spiegai - Rodrigo, io non so come ringraziarti, sei stato disponibile per tutto, dal momento in cui hai fermato quel tizio. Sono in debito come sempre."
Lui scosse il capo.
"Non devi ringraziarmi, era il minimo che potessi fare, evitare che quell'essere spregevole ti sfiorasse anche solo con un dito. Non c'è nessun debito." mi fece notare.
Io gli sorrisi, slegai la cintura di sicurezza e mi sporsi verso lui. Gli appoggiai una mano sulla guancia sinistra e gli diedi un bacio su quella destra.
Anche lui, dopo di me, fece lo stesso, baciandomi la guancia sinistra, quindi ci sorridemmo a vicenda.
"Ci vediamo." conclusi aprendo lo sportello.
"Sicuro." rispose con un'occhiolino.
Richiusi lo sportello e camminai, poi svoltai nella mia via e suonai il campanello. Passarono pochi secondi che il cancellino si aprì, quindi entrai e poi varcai la soglia di casa richiudendomi la porta alle spalle.

"Giulia? Giulia sei tu?" sentii urlare dal piano superiore.
"Sì, sono a casa!" gridai per farmi sentire da mia madre. Lasciai il cappotto sull'attaccapanni e, prendendomi la testa annoiata, mi diressi verso il salotto.
E improvvisamente avevo iniziato a sentirmi inutile e disperata, senza motivo. Possibile che appena stavo senza Rodrigo iniziavo a sentirmi così strana?
La porta della cucina si spalancò di colpo lasciando spazio al viso sorridente di Edoardo che stava mangiando una brioche, sbriciolando in tutta la stanza.
"Ciao Giulia! - esclamò contento - Dove sei stata?"
Io sospirai.
"Dio, Edo, non vedi che stai sbriciolando dappertutto?" gli dissi prendendo un piatto e posandovi dentro la brioche, quindi gli pulii il pigiama dalle briciole.
"Siediti al tavolo a mangiare, e stai sul piatto, o sporcherai ovunque." lo raccomandai, mentre con scopa e paletta raccoglievo i residui di brioche dal pavimento.
"Però ti ho fatto una domanda. - si lamentò con la bocca piena - Ho chiesto dove sei stata..."
"Sono stata al ristorante Edo. - risposi - E siccome è venuta a mangiare Sofia mi ha chiesto, quando staccavo, di andare da lei a dormire."
Lui annuì e mi mostrò il piatto vuoto, che presi e misi nella lavastoviglie.
"Visto la Juve ieri? - domandò sorridendo - Ha vinto. 2-0. È Mandzukic che ha segnato."
"Il tuo Superman, vero?" gli sorrisi. Mandzukic era il suo calciatore preferito, Edo mi aveva confessato di aver voluto prendere il 17, quando ha cambiato numero, ma era già occupato da un altro bambino.
"E poi... poi ha segnato il re!" esclamò, quindi prese la rincorsa e fece un salto, allargando le braccia, e urlando un 'SIIUU', nella tipica esultanza di Cristiano Ronaldo.
Io risi, e solo allora mi sentii richiamare.
"Giulia, tutto bene?" chiese mia madre, mentre scendeva le scale.
"Sì, certo, Sofia è stata disponibile, come sempre." spiegai sorridendo, eppure vidi, dagli occhi di mia madre, che stavolta, forse, non se l'era bevuta.

𝐆𝐔𝐄𝐑𝐑𝐈𝐄𝐑𝐎 || Rodrigo Bentancur Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora