Rodrigo mi fissò, come incantato, come all'esame uno studente fissa il professore che gli ha fatto l'unica domanda alla quale non sa rispondere.
Non so perchè ma mi fece quell'impressione: non aveva la più pallida idea di come affrontare il discorso e non aveva intenzione di farlo.
"Io..."
Strinsi le labbra e sospirai.
"La gente lo sa o no?" chiesi, forse un po' spazientita, ma lui non sembrò farci caso, perchè era ancora impegnato a fissarmi.
"No, io... non l'ho detto a nessuno." borbottò.
Io annuii più volte.
"Hai intenzione di dirlo a qualcuno?"
"Non credo... No... Non se è strettamente necessario." rispose facendo delle pause tra una frase e l'altra, come per accertarsi che io non lo interrompessi e gli esponessi la mia opinione.
A quel punto fu lui a sottopormi all'interrogatorio.
"Perchè me lo chiedi?"
Feci di tutto per non guardarlo negli occhi.
"Non voglio che lo si sappia in giro. - sussurrai - Non voglio che lo vengano a sapere i miei compagni. Tu sei... sei una delle poche cose che mi vanno bene nella vita... non voglio che i pettegolezzi ci obblighino a separarci..."
"Giulia..."
Rodrigo sospirò e mi si avvicinò, e quando si accorse che sul mio viso iniziavano a scendere le lacrime, mi abbracciò forte. Mi strinsi a lui, che consideravo mio unico appiglio, bagnando la sua felpa di quelle lacrime che avevo trattenuto per troppo tempo.
Rodrigo non faceva altro che stringermi a sè, mentre io singhiozzai fino a che non mi facevano male le costole, e solo allora l'uruguaiano sciolse l'abbraccio per inginocchiarsi davanti a me e prendermi le mani.
"Ascoltami Giulia... Tu sei forte, non devi ascoltare i giudizi degli altri, devi fare quello che ti senti, vivere come vuoi, stare con chi vuoi e se gli altri ti diranno che è sbagliato, ignorali. Rispondi che la vita è la tua e decidi tu che cosa farne."
Io lo guardai con gli occhi ancora colmi di lacrime, le mani ancora tra le sue, e le gambe che tremavano.
"È difficile, Rodri, lo sai? Specialmente quando non fanno altro che ricoprirti d'insulti, spesso pesanti, sulla morte di mio padre. A me non interessa se mi lanciano frecciatine o insultano me, mi interessa che non insultino la memoria di mio padre."
Lui annuì.
"Ti capisco, ma tieni duro: hai me, hai la tua amica, hai il tuo fratellino... Insieme riusciremo a sconfiggere tutti i pregiudizi. Promesso."
Io sorrisi, mentre lui con un gesto premuroso mi passò i pollici sulle guance e vicino agli occhi per asciugarmi le lacrime.
"Non dirò nulla a nessuno, ci vediamo appena posso ma ricorda: tutti i giorni scrivimi e fammi sapere come va." mi raccomandò.
"Lo farò. Ora forse mio fratello ha finito. Ci vediamo, grazie per tutto quello che fai per me."
Lui liquidò i complimenti con un gesto della mano, quindi uscimmo dal centro e io mi recai al campetto dell'Under 9, mentre lui raggiunse l'auto.
Aspettai Edoardo e tornammo a casa a passo svelto a causa del freddo e del buio.
Giunti a casa cenammo e la sera, dopo aver messo a dormire Edo, mi sdraiai nel letto per leggere le regole di fisica che, tanto per cambiare, non avevo capito.
Solo allora mi arrivò un messaggio.Da: Nick
Sei sveglia?A: Nick
Sto ripassando fisica, non ho capito un cazzoDa: Nick
Come non hai capito un cazzo? Domani c'è la verifica, ricordi?Leggendo quel messaggio scoppiai a ridere, quindi feci una videochiamata a Niccolò.
"Nick sei serio?" domandai al ragazzo guardando attraverso l'obiettivo della fotocamera.
"Certo che lo sono. - mi rispose - Vuoi che ti spieghi qualcosa?"
"No no. - tagliai corto - Me la cavo."
Lui sospirò passandosi una mano tra i capelli.
"Lo vedi come fai? Non vuoi mai essere aiutata, vuoi sempre fare di testa tua anche quando tutto ti va male."
"Niccolò, da bravo, non sono in vena di discutere con te. - replicai spazientita - Lascia stare, leggo le regole e la verifica andrà come andrà, non me ne frega niente, fisica non mi servirà a un cazzo nella vita. Almeno, non per quello che voglio fare io."
Lui mi guardò incuriosito.
"Che vuoi fare da grande?"
Io ricambiai lo sguardo accigliata.
"Io... voglio scrivere... Tanto. Voglio... scrivere libri. Per sfogare ciò che ho dentro." spiegai.
Lui sorrise.
"È un bel lavoro."
"Lo so. Magari... se non riesco a trovare quello, posso sempre fare la procuratrice. Di mio fratello. Quando diventerà un calciatore di Serie A. So che ci arriverà."
"Quanti anni ha?"
"Ora otto. Ma tra poco sfonderà, fidati di me."
"Certo che mi fido. Ora se non ti spiace, io devo andare a leggere inglese. Domani tocca a me all'interrogazione."
Io sorrisi.
"Già fatto." esclamai, mentre con le dita feci finta di cancellare la voce 'interrogazione di inglese' da un blocco di carta immaginario sospeso in aria.
"Ci vediamo a scuola domani, buona serata."
"Buona serata anche a te." ricambiai il saluto e finii di leggere le regole, immaginando la verifica del giorno seguente.L'indomani mi svegliai stanca e affaticata, avevo dormito forse tre ore, perchè avevo passato il resto del tempo a ripassare, a pensare o a cercare di prendere sonno, invano.
Mi chiesi se fosse davvero il caso di andare a scuola e fare la verifica malissimo, o se fosse meglio stare a casa, ma il mio buonsenso (forse) mi consigliò di andare a scuola, o sarei stata oggetto, la settimana dopo, a nuove frecciatine e osservazioni sul fatto che, casualmente, il giorno della verifica fossi assente. Tanto sarebbe andata male comunque. Viva l'ottimismo.
In prima ora quasi mi addormentai durante la lezione di filosofia; durante la seconda ora, di storia, con la professoressa che, incazzata col mondo, ci ripeteva di essere molto indietro con il programma, ripassai ancora fisica e, l'ora prima della ricreazione, mi ritrovai seduta al banco con la verifica di fisica sotto il naso, le consegne degli esercizi scritte in aramaico, domandandomi cosa mi fosse scoppiato in testa quando avevo deciso di iscrivermi al liceo.
Mentre alla ricreazione i miei compagni discutevano se il risultato del secondo problema fosse due o sette, quando a me era uscito trentacinque e otto periodico, scrissi a Sofia.
Oggi posso passare da te?
La risposta fu immediata e affermativa.
Ti aspetto bella 💕
Le altre ore trascorsero velocemente, e quando uscii da scuola, presi il bus e scesi alla fermata vicino a casa di Sofia.
Passai il pomeriggio con lei, come sempre mi offrì la merenda e mi domandò di come andasse.
"Solito."
"Rodrigo?" ammiccò, quindi ricambiai il sorriso.
"Sempre disponibile pure lui. Anzi, c'è un nuovo ragazzo a scuola, anche lui sta con me, mi sostiene un po', ma Rodrigo mi ha consigliato di non dargli troppa confidenza."
"Ha ragione. - concordò - È figo, il tipo? Dimmi nome e cognome, così lo stalkero."
Sorrisi ancora. Sofia è sempre stata quella ragazza che, appena si nominava un personaggio di sesso maschile, doveva entrare nelle vesti di stalker e sapere tutto della sua vita privata. A volte mi faceva paura, a dirla tutta.
"Niccolò." dissi, guardando le sue dita che velocemente digitavano il nome sulla tastiera. Non ricordavo il cognome, ma le sue doti da stalker non erano da sottovalutare. Infatti, dopo poco, la vidi sorridere.
"Ma... oddio, è questo? - vedendo il mio segno di assenso con la testa, gli occhi quasi le uscirono dalle orbite - Cazzo, certo che è figo. Fammelo conoscere."
"Appena saprò di più sul suo conto. - la interruppi - Ora è meglio se vado, prima che diventi buio."
"Domani lavori?" mi chiese.
"Sì. Dalle sette."
"Allora ci vediamo settimana prossima. - mi disse - Venerdì, puntuale, come sempre."
"Non mancherò. - le strizzai l'occhio, mentre chiusi il giubbotto e uscii di casa - Ciao Sofi."
"Ciao Giuls."
Mi incamminai verso casa, sperando che, come era già successo, la macchina di Rodrigo accostasse e mi desse un passaggio, ma stavolta non arrivò nessuno.Allora chiariamo subito che sono troppo emozionata, ieri sera i ragazzi hanno giocato una partita PERFETTA, e dalla fine della partita fino ad ora non ho pensato ad altro che al modo in cui hanno affrontato la partita, al cuore che ci hanno messo e alla magia di ieri sera.
A parte Cristiano che è un marziano come sempre, devo dire che Federico ha giocato una partita MONUMENTALE, Emre stesso discorso è diventato tipo una saracinesca e non faceva passare nemmeno un pallone, e poi c'era Spinazzola, LEONARDO CAZZO MA CHE GIOCATORE SEI? Ceh è troppo forte se la meritava questa partita e ha giocato benissimo.
Poi Vabbè hanno giocato tutti in modo super, ma volevo dire soprattutto di loro, mi hanno colpito tantissimo.
E che dire, LA JUVE NON MUORE MAI 🔥❤😍
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𝐆𝐔𝐄𝐑𝐑𝐈𝐄𝐑𝐎 || Rodrigo Bentancur
FanfictionChe cosa può accadere quando la vita fragile e senza speranze di una ragazza si intreccia con quella tanto famosa e ricca di soddisfazioni di un calciatore? Giulia non avrebbe mai saputo rispondere a questa domanda, ma ora crede di saperlo bene. "Od...