"Tuo padre è... morto?" domandò incredulo, mentre la partita riprendeva per gli ultimi cinque minuti.
Io annuii sconsolata.
"È morto quando mio fratello aveva due anni. Io ne avevo dieci. È stato un trauma."
"Se ti consola io ho perso mia madre a quattro anni." mi sussurrò appoggiandomi una mano sulla spalla.
Spostai lo sguardo su di lui.
"Mi dispiace." mormorai.
Lui sorrise amareggiato.
"Ormai mi sono abituato a non sentirla al mio fianco. Ma... stavamo parlando di te, non di me. - notò - So che devi sfogarti."
"Hai ragione. - risposi, quindi mi lasciai andare - La mia vita è sempre più complicata. Mio padre manca da sei anni e io mi ritrovo a fare da studente, da mamma per mio fratello e sono anche quella che porta a casa qualche spicciolo, oltre mia madre."
Ormai avevo detto a Rodrigo il peso più grande, e sapevo che lui era un ottimo ascoltatore e consigliatore. Sapevo che lui non mi avrebbe mai giudicata sulle cose che gli avrei detto, a differenza di tutte le persone che hanno a che fare con me.
Pian piano mi sarei confidata e gli avrei raccontato tutto. Non subito, tutto insieme sarebbe stato eccessivo, per lui da capire e per me da raccontare.
"Mi dispiace... Per te e per tuo fratello. Deve essere una vita insostenibile." mi sussurrò.
Feci spallucce.
"Ormai ci siamo abituati. Facciamo un sacco fatica a gestire tutto, scuola, sport, vita privata, ma... bè, si va avanti." mormorai.
"Tu fai sport?" mi domandò.
"Nah. Ho troppe cose da fare, devo seguire mio fratello e curare anche me stessa, non ce la farei."
"Rinuncia a qualcosa, ti farebbe bene fare sport. Scaricheresti la tensione che accumuli..." provò a dire Rodrigo.
"A me basta che sia felice Edoardo, non mi importa null'altro." lo interruppi.
Lui sorrise e si alzò, visto che la partita era finita e i bambini stavano lasciando il campo per raggiungere gli spogliatoi. Io imitai Rodrigo e mi spazzolai i pantaloni, con i quali ero stata seduta sul gradino di cemento.
"Sei diversa dai ragazzi e ragazze della tua età. - osservò - La tua mentalità è molto diversa."
Io lo guardai inclinando la testa.
"È un bene o un male secondo te?" domandai sorridendo.
"È un bene, anzi è benissimo. Hai ideali che ti rendono una persona meravigliosa. Te l'ho detto, ti conosco da poco ma so che sei diversa dagli altri."
Io lo fissai.
"Io... g-grazie."
Lui ammiccò.
"Non devi ringraziarmi. È la verità. Oh, ecco tuo fratello. - mi fece notare indicandolo. Stava uscendo dallo spogliatoio - Vai pure al colloquio, io vi aspetto all'uscita del centro, così vi do un passaggio."
Io annuì.
"Non vuoi venire anche tu?" lo invitai.
"Magari vengo nella sala fuori, quella dove ci siamo incontrati, almeno non muoio assiderato qui fuori."
Andammo nel centro sportivo con mio fratello, che tempestava di domande il giocatore, chiedendogli come avesse giocato.
"Sei stato bravissimo. - gli fece i complimenti, suscitando il sorriso sul volto di Edoardo - E hai fatto un gol bellissimo."
Lui si fermò sul divanetto fuori, si sedette e mi fece un occhiolino d'incoraggiamento, quindi bussai e dall'interno una voce rispose 'avanti'.
Entrammo nella stanza, dove Agnelli stava seduto sulla sedia girevole, rivolto ad una scrivania al muro. Ci dava la schiena ma subito si voltò e sorrise.
"Oh, buonasera. Mi dispiace Edoardo, non sono riuscito a vedere la partita." informò alzandosi e stringendo la mano sia a me che a mio fratello.
"Si figuri. - rispose lui - Però abbiamo vinto."
"Mi fa piacere. - Agnelli si sedette e intrecciò le dita delle mani sull'altra scrivania, mentre io ed Edo ci sedemmo dall'altra parte di questa - Dunque passiamo subito ai fatti. Edoardo Santoro, hai otto anni, sei promettente, dobbiamo definire il contratto. Ricordiamo che la proposta del Barcellona è stata largamente respinta, e che il contratto attuale è fino alla fine della corrente stagione, perciò quella 2018-19, con il numero 21, dico bene?"
"Esatto, Presidente." parlai io per Edoardo. Mi sono sempre occupata io del contratto, visto che mia mamma non si occupava di calcio.
"Ottimo. Dunque, procediamo al rinnovo?"
Edoardo annuì.
Agnelli ci mise sotto il naso un foglio già compilato nei dati anagrafici, e mi diede una penna.
"Firma qui." mi indicò lo spazio vuoto nel foglio.
"Non sono maggiorenne." notai.
Lui sorrise.
"In queste situazioni estreme accetto la firma dei fratelli maggiori, che abbiano almeno quattordici anni."
Allora presi la penna e firmai.
"Perfetto. Dobbiamo decidere gli anni e il numero. Partiamo dagli anni. Un quadriennale come quello precedente può andar bene?"
"Certo. - annuì mio fratello - Quindi fino a quando avrò dodici anni?"
"Sì, per altre quattro stagioni. - disse - Allora lo scrivo qui."
Scribacchiò qualcosa sul foglio e poi guardò Edoardo.
"Dunque, il numero. Hai il 21 attualmente. Hai la possibilità di accaparrarti la casacca numero 10, puoi continuare con la tua o ne puoi scegliere un altro. Che fai?" domandò Agnelli a mio fratello.
Lui ci pensò su, mi guardò per un secondo, poi tornò a guardare il dirigente.
"Cambio numero. Il 21 non sarà più il mio. - decretò - Ma non prendo la dieci."
Agnelli restò parecchio stupito, e non solo lui.
"Perchè no?" chiesi.
Edoardo mi rivolse uno sguardo eloquente, poi osservò Agnelli.
"Non mi sento ancora all'altezza di avere la maglia più importante della squadra. - spiegò - Prenderò la 30."
Solo allora capii.
Certo che non vuoi la 10, ti prendi la stessa di Rodrigo.
"Oh, certamente. - sorrise Agnelli - Così amichevolmente, qualche motivo in particolare?"
Mio fratello fece spallucce.
"No, nulla di rilevante."
"Perfetto. Allora è tutto deciso. Edoardo Santoro resterà in bianconero per altri quattro anni e indosserà la maglia numero trenta, rifiutando l'offerta del Barcellona. Questo sarà il titolo in prima pagina della rivista delle Giovanili della Juventus. Tutto chiaro? Bene, il colloquio è concluso. Grazie ad entrambi."
Si alzò e ci strinse la mano.
"Grazie a lei, Presidente." dissi.
Quando uscimmo, Rodrigo era ancora seduto sulla poltrona, con il telefono in mano. Nel sentire la porta aprirsi lo mise in tasca e si alzò in piedi.
"Fatto? - domandò con il sorriso stampato sul volto - Allora piccolo campione ti sei impossessato della dieci?"
Edoardo scosse il capo, gesto che lasciò parecchio sorpreso l'uruguaiano.
"No? E che numero ti sei preso allora?" fece interessato.
Edoardo sorrise, e sulle sue guance si formarono due fossette. È così adorabile mio fratello quando sorride, e c'è da dire che lo fa molto spesso, a differenza mia.
"Ho preso il numero trenta." annunciò soddisfatto.
Dallo sguardo di Rodrigo potei pensare che gli si fosse gelato il sangue nelle vene.
"Il numero...?" sussurrò, venendo però interrotto da Edo.
"Sì, il trenta."
"E perchè?" chiese ancora Rodrigo, riscuotendosi un poco dallo stato di trance.
"Per te, Rodrigo." mormorò mio fratello, avvicinandosi al ragazzo e allacciandogli le braccia attorno alla vita, in un abbraccio che Rodrigo non esitò a ricambiare posando una mano sulla schiena di Edoardo per tenerlo accanto a sè.
Io guardai mio fratello, poi scoccai uno sguardo d'intesa a Rodrigo.
"Dimmi, non è un amore un bambino così?" domandai sorridendo.
Lui ricambiò il sorriso.
"Oh, certo che lo è."Arrivammo a casa in poco tempo, dopo aver salutato e ringraziato Rodrigo per tipo dieci volte.
"Non avete disturbato, davvero!" continuava a ripetere il ragazzo.
Ovviamente, arrivati a casa, avremmo dovuto dare una spiegazione a nostra madre.
"Come mai così in ritardo?" domandò preoccupata appena misi piede in casa.
Lanciai uno sguadro eloquente a mio fratello, il messaggio era chiarissimo.
Lascia parlare me.
Era sottintesa la parte 'così eventualmente è colpa mia e non tua'. Ci tenevo al fatto che mio fratello non avesse colpe, preferivo infatti che lui fosse innocente, quindi di solito mi assumevo volentieri la colpa per essere stata irresponsabile e per aver trascinato mio fratello nella questione. Meglio che ci finissi io nei guai, in effetti, piuttosto che Edo.
"Abbiamo avuto un contrattempo, o meglio un colloquio con il Dirigente. - precisai. Tanto mia mamma non sapeva la differenza tra il presidente e il dirigente - Ci ha portato via un quarto d'ora più o meno, era per definire il suo contratto."
Lo sguardo di mia madre cadde su Edoardo, che sorrise come per confermare la cosa.
"E così avreste perso l'ultimo bus di linea... Scusate ma come accidenti ci siete arrivati a casa così in fretta allora?"
Scambiai uno sguardo con mio fratello.
Hai intenzione di dirglielo? - lessi nei suoi occhi.
È necessario.
"Noi... Abbiamo incontrato un calciatore della prima squadra e... si è offerto di portarci a casa... ci ha dato un passaggio." borbottai a testa bassa.
Mia madre rise, ma non era divertita. Per niente.
Era una risata amara.
"Non raccontarmi queste scemenze, Giulia, sii ragionevole. Per l'ennesima volta mi state raccontando frottole e quando è troppo è troppo. Andate in camera a fare i compiti se dovete, se vi deciderete a raccontarmi la verità posso pensare di darvi la cena." decretò.
A mia mamma non è mai piaciuto il calcio, è stato mio padre ad invitare Edoardo ad andare a giocare. L'unica cosa in cui non andavano d'accordo i miei era infatti che Edoardo andasse a calcio.
Dalla morte di mio padre mia madre ha iniziato odiare il calcio, e ha anche cercato di convincere mio fratello a smettere, ma io l'ho dissuaso e gli ho detto di continuare perchè era bravo.
Essendo accecata dall'odio, mia madre pensa quindi che tutto ciò che c'entri con i giocatori sia irreale, impossibile o banale.
È per questo che non avrei mai voluto dirle di Rodrigo: non ci avrebbe mai creduto.
"Mamma! - esclamai alzando un po' il tono della voce - È vero! Perché dovrei inventarmi le cose? Visto che a te non piace il calcio non vuol dire che non debba piacere anche a me!"
Lei mi fulminò con lo sguardo.
"Fila in camera. - ordinò, poi guardò mio fratello - Edoardo, vieni a cenare e lascia tua sorella. Guardare troppe partite le ha fuso il cervello."
Mio fratello mi rivolse uno sguardo di supporto, io gli sorrisi e andai in camera.
Almeno mia madre non se l'era presa con lui.
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𝐆𝐔𝐄𝐑𝐑𝐈𝐄𝐑𝐎 || Rodrigo Bentancur
FanficChe cosa può accadere quando la vita fragile e senza speranze di una ragazza si intreccia con quella tanto famosa e ricca di soddisfazioni di un calciatore? Giulia non avrebbe mai saputo rispondere a questa domanda, ma ora crede di saperlo bene. "Od...