• Otto •

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Era passata una settimana dell'accaduto a scuola e avevo raccontato tutto a Rodrigo, anche di Niccolò, ma l'uruguaiano mi aveva risposto dicendo di non dargli troppa confidenza e di non fidarmi troppo di lui. Non capivo cosa avesse Niccolò che non andava, ma mi convinsi che forse era meglio seguire il consiglio di Rodrigo, perciò continuavo a stare con Niccolò, a scuola, ma di non dargli modo di sapere troppo su di me.
Rodrigo inoltre mi aveva scritto che comunque per qualsiasi cosa, lui ci sarebbe stato ad ascoltarmi, cosa banale da dire perché io sapevo già che lui mi avrebbe ascoltato sempre.
La domenica mi ero data da fare e avevo portato Edo alla partita, la mattina, e dalle quattro del pomeriggio ero andata al ristorante per alcune ore straordinarie, approfittando del fatto che non ci fosse la serie A.
Avevo ricominciato la settimana, durante tutte le lezioni di scienze il professore mi guardava in modo strano, mentre gli altri professori sembravano non sapere nulla, e i miei compagni, imperterriti, avevano un modo in più per prendermi in giro, ossia lo sfogo della settimana prima.
Ma non davo più peso a quello, ero riuscita finalmente a sconfiggere la timidezza e far valere le mie ragioni con il professore che più temevo. E avevo ottenuto qualcosa? Ovviamente no. Una nota, forse, ma non sapevo neppure se l'avesse davvero segnata sul registro.
Oltre a quello, era sempre la solita vita, e arrivai, incespicando tra impegni, verifiche e interrogazioni, al giovedì.
Dopo scuola ero andata a casa. Non avevo compiti urgenti per il giorno seguente, quindi scrissi a Rodrigo.
Ehi Rodri hai allenamento oggi?
Mentre aspettai la sua risposta decisi di andare in camera mia. Aprii un'anta di un'armadio e trovai una scatola con dentro di tutto, tra cui fotografie. Sorrisi, era da tempo che non le facevo passare, quindi presi l'album e lo sfogliai.
Trovai una fotografia di quando ero piccola. Stavo a stento in piedi, ero molto piccola e penso fosse la stagione fredda, visto i vestitini che indossavo.
Feci una foto alla foto e la mandai a Rodrigo.

Invia a: @rodrigo_bentancur

Guarda, questa ero io da piccola

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Guarda, questa ero io da piccola... 💕

Continuai a sfogliare l'album e quasi alla fine mi arrivò la risposta del ragazzo.
Aw mi sciolgoo, quanto eri bellina 😍💕
Modestamente 😌, gli risposi.
Comunque sto andando ora ad allenamento, perchè? , scrisse.
Perché Edo ha allenamento alle 17, magari riusciamo a salutarci, è da un po' che non ci vediamo...
La risposta arrivò in poco tempo, mentre io rimisi al suo posto l'album fotografico.
Più o meno per le 17.30 io esco dallo spogliatoio dopo allenamento. Se puoi aspettami, così ti saluto 😉
Certo che ti aspetto 💞
Aspettai l'orario per andare a prendere Edoardo e poi a piedi passammo da casa a lasciare lo zaino di scuola, prendere il borsone e una merendina confezionata da mangiare prima di allenamento.
Arrivammo al Training Center e salutai Edoardo, che andò verso gli spogliatoi del campetto dell'Under 9, quindi mi appoggiai al muro e aspettai Rodrigo.
Puntualmente, ad evidenziare la mia sfiga, arrivò uno stuart, che mi guardò di traverso.
"Chi sei tu?"
"Oh, sono la sorella di un bambino delle giovanili. Sto... aspettando che esca da allenamento." mentii.
Lui annuì, sembrò bere la mia scusa.
"Se vuoi stare più al caldo aspetta nel centro, c'è una sala d'attesa. Ora non c'è dentro nessuno, la prima squadra finisce allenamento e quindi è vuoto." mi spiegò.
"Grazie mille, mi ci reco subito." risposi diligente, sfoderando un sorriso falso. Ma che cazzo vuoi?!
Andai dentro al centro e mi diressi impettita nella sala d'aspetto fuori dall'ufficio del presidente e del dirigente.
Scrissi all'uruguaiano.
Sono nella sala dove ci siamo incontrati la prima volta, vieni lì.
La risposta fu inmediata.
Certo. Ora arrivo.
Sospirai e guardai fuori dalla finestra, ricordando il giorno in cui, fissando il mio riflesso, avevo notato con stupore di non essere l'unica in sala, e di aver così fatto conoscenza con quel ragazzo che ora consideravo mio amico, e non gli volevo bene perché era calciatore, ma perchè era umano. Umano e unico.
Lo vidi camminare nel corridoio attraverso le finestre, quindi mi voltai e feci un paio di passi andandogli incontro.
"Ehi Giulietta!" esclamò sorridendo quando mi vide.
"Ciao Rodri." lo salutai, ricambiando il suo sorriso, che mi rendeva felice.
Mi raggiunse e allargò le braccia, aspettando che mi ci rifugiassi appoggiando la testa sul suo petto. Così feci, e le sue braccia mi circondarono facendomi sentire al sicuro, invulnerabile, protetta da qualsiasi tipo di difficoltà.
"È da un po' di tempo che non ci si vede, eh?" mi domandò quando a malincuore sciolse l'abbraccio.
"Già. E sono successe tante cose. - borbottai - Ma le sai già."
Lui annuì e si sedette sul divanetto della sala. Io presi posto al suo fianco.
"Bè, mi hai raccontato del ragazzo, dell'interrogazione... Continuo però a ripeterti che quel ragazzo non mi convince." mi rivelò.
Sorrisi per la sua premura.
"Tranquillo, è l'unico della classe che non mi disprezza, per ora, quindi gli sono grata, ma non preocuparti: il migliore ascoltatore del mondo rimarrai tu. Non voglio perderti, io ti voglio bene..." mormorai voltando la testa e guardandolo negli occhi.
Lui ricambiò lo sguardo e il sorriso, quindi mi cinse di nuovo le spalle con un braccio.
"Non temere nulla, io sarò al tuo fianco..." sussurrò.
"... con il mio mantello asciugherò il tuo pianto..." completai sottovoce, sorridendo.
"Eh?" fece lui, non riuscendo a cogliere le mie parole.
"Ascolti Marco Mengoni?" chiesi allora.
"A volte capita, perchè?"
"Hai citato una sua frase, prima. - spiegai - Lui è il mio cantante preferito."
Rodrigo mi guardò e mi sorrise.
"Vuol dire che ora lo ascolterò più spesso."
Guardai l'orologio da polso.
"È tardi, sono quasi le sei. Sei stanco, - dissi - hai fatto allenamento e ci sarà qualcuno ad aspettarti a casa."
Lui inclinò la testa.
"Oh, grazie per l'interessamento ma no, io sono single, per ora. - mi rivelò - Comunque a me non fa niente, mi piace passare del tempo con te e tuo fratello."*
Mi alzai dal divano e sospirai, preparandomi a fargli quella domanda su cui stavo rimuginando da molto tempo, da troppo tempo, e che non avevo mai avuto il coraggio di porgli. Ma ora era da più di tre settimane che ci conoscevamo, e sapevo che era giunto il momento per le domande.
Quindi mi voltai e lo guardai intensamente negli occhi, come per cogliergli dentro la verità senza aspettare la risposta al mio quesito.
"Posso farti una domanda?" feci.
Lui annuì.
"Ti ascolto."
Inspirai e mi feci coraggio.
"I tuoi compagni sanno che ti vedi con me?"

*Mel bellissima mi dispiace ma per la realizzazione della mia storia tu non devi essere la sua fidanzata.
Comunque spero che il capitolo vi piaccia 💕

𝐆𝐔𝐄𝐑𝐑𝐈𝐄𝐑𝐎 || Rodrigo Bentancur Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora