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C'era così silenzio che si poteva sentire il crepitìo della salvia bianca che bruciava, rilasciando ampie volute di fumo che inspessivano l'aria arricchendola di un profumo conturbante, ma stordente.
Una figura sottile ed elegante, completamente vestita di nero con un cappello a falda larga, tracciava con lo smudge dei cerchi attorno a ogni partecipante del rituale, tre uomini in completo scuro; ogni suo movimento era fluido e la sua bellezza così eterea che incantava chiunque lo guardasse.
Capelli corti, scompigliati, color nero pece, occhi a mandorla scuri e profondi come due pozzi, labbra sottili, collo magro e candido, la pelle così bianca da fare invidia allo zucchero, le mani affusolate, dalle dita lunghe, tipiche di un pianista, fisico magro ma atletico; le sue movenze erano così lente e ipnotiche che qualunque cosa facesse catturava lo sguardo.
L'aria ormai era satura dei fumi degli incensi, tanto da intontire i presenti all'interno del cerchio facendoli leggermente barcollare, tranne che per il ragazzo in nero.
Il negromante ormai era abituato a quegli odori rituali, infatti non vacillò un secondo, prese la gallina dalla gabbia e appena chiuse la presa sul collo del volatile esso iniziò a  starnazzare e sbattere le ali in preda al terrore, lui non si impietosì, col viso totalmente inespressivo tirò fuori un coltello dal manico nero, si diresse sulla tomba e con un taglio netto e deciso uccise la gallina facendo sgorgare il sangue sul terreno
-Accetta questa mia offerta, Grande Nanà, io Ti invoco e chiedo di far risorgere Damian Cosanzo, Egli ha ancora cose da adempire in questa vita.- la sua voce profonda e roca rimbombò nel campo santo.
All'inizio tutto rimase immobile, di un'immobilità innaturale, carica di un'energia potenziale come quei minuti appena prima di una tempesta, poi l'aria attorno a loro si elettrizzò, le persone all'interno del cerchio, si raggrupparono, spaventate, lui rimase saldo, inspirando profondamente, sentendo che, dalla tipica sensazione di risucchio delle sue energie, l'orixas evocato stava esaudendo la sua richiesta.
La terra della tomba si smosse, dapprima piano, quasi impercettibilmente, poi il rimestìo si fece più visibile, intere zolle di terra vennero smosse dal di sotto, i tre uomini si avvicinarono alla tomba, il negromante si leccò le labbra, incurvate in un leggero sorriso.
La mano di Damian Cosanzo artigliò l'aria qualche minuto dopo, poi arrancò sul terreno facendo presa e facendo emergere il resto del corpo; sicuramente quando era in vita era stato un bell'uomo, ma ora i suoi tratti mascolini si erano raggrinziti e sciupati a causa delle settimane sottoterra, gli occhi che un tempo erano azzurri erano ormai coperti da quella patina biancastra tipica degli zombie.
Il neo risorto si guardò in giro spaesato e confuso, appena intercettò il negromante lo fissò in attesa
-Si sono io che ti ho chiamato, Damian, ho necessità di farti una domanda, ma prima di tutto riesci a capirmi?- l'uomo col cappello parlò con calma, scandendo bene le parole, lo zombie rimase qualche minuto immobile, il negromante sapeva che bisognava avere un po' di pazienza con i morti, i loro processi erano molto più lenti e spesso erano così sotto shock per la risurrezione che non riuscivano a parlare. Quando lo zombie annuì iniziò a domandargli quello per cui i tre uomini avevano richiesto i suoi servigi
-Damian ti ricordi la rapina di un mese fa?.- iniziò con tono conciliante, di nuovo l'interrogato annuì
-Molto bene, come vedi qui ci sono anche i tuoi compagni, ascolta loro avrebbero bisogno di sapere dove hai nascosto i soldi.- concluse osservando attentamente il redivivo, il quale corrugò la fronte pensoso, spostando lo sguardo a terra.

Attesero, gli uomini dietro parvero friggere dall'aspettativa, il negromante però prima di iniziare gli aveva espressamente vietato di proferire parola, quello che sapeva come parlare coi morti era lui, loro dovevano stare al loro posto, sapeva che per loro era una dura prova di pazienza, ma non avrebbe rischiato di far perdere la concentrazione allo zombie.
Passarono una decina di minuti prima che riuscisse a rispondere
-Ho nascosto tutto nella casa del vecchio Gil, nel controsoffitto della palestra.- borbottò con un filo di voce arrochita, il negromante sorrise, di nuovo si umettò le labbra
-Un ultima domanda, poi ti lascerò andare e farò in modo che nessuno ti disturbi più, ok?- lo rassicurò, il redivivo lo guardò con gratitudine -Vorremmo sapere chi ti ha ucciso e perché, in modo che i tuoi amici ti possano vendicare.- poteva sembrare una domanda scomoda ma il ritualista sapeva bene che se lo zombie aveva accettato la propria morte aveva un certo distacco sull'accaduto, tuttavia qualcosa andò storto.
Subito il non morto sembrò pensarci sopra, cercando di riportare a galla gli avvenimenti riguardanti la sua dipartita, ma appena accadde, la sua espressione si travolse in una maschera di puro terrore, iniziò ad urlare, agitandosi, cercando di fuggire, i tre uomini terrorizzati indietreggiarono fino al limitare del cerchio, il negromante a sangue freddo tirò fuori il suo coltello, si incise la mano e la posò con un movimento fulmineo sulla fronte dello zombie
-Io ti richiamo, o anima risorta, ti ringrazio e ti placo. Da adesso in poi riprendi il tuo viaggio verso l'aldilà, non voltarti indietro, nessuna voce ti richiamerà né potrà farlo. Riposa in pace ora e per sempre, ritorna al tuo letto di riposo eterno.- la voce roca era stentorea e salda, il redivivo si bloccò e piano strisciò verso la tomba, ritornando sottoterra, in trance.
Il petto dell'uomo in nero si alzò ed abbassò in un respiro profondo, si avvicinò all'altare, prese il vino rosso e lo versò a terra
-Io ti ringrazio, Nanà, per avere accettato la mia richiesta, accetta questa mia libagione come segno di gratitudine.- poi bandì i pentacoli di chiusura del cerchio in modo da aprirlo e permettere a tutti di uscire e muoversi liberamente.
-Che è successo?- chiese quello che il negromante aveva segnalato come scagnozzo numero uno
-Probabilmente la morte è stata molto violenta e non è riuscito a gestire il ricordo.- spiegò con noncuranza raccogliendo i resti del rituale, anche se sapeva che c'era ben poco che potesse spaventare un non morto
-Suga, sei serio?.- il capo della combriccola chiese conferma e l'interpellato lo fulminò con lo sguardo, l'uomo indietreggiò con la coda tra le gambe.
Nessuno osava sfidare Suga, nessuno poteva mettere in dubbio ciò che diceva, d'altronde non ci si poteva mettere contro un negromante, sopratutto quel negromante che era paziente e gentile solo coi morti.
Con assoluta calma finì di raccogliere la sua roba per poi sbatterla nel bagagliaio svogliatamente, ignorò gli uomini lasciandoli lì. Suga si faceva sempre pagare in anticipo, altrimenti nemmeno si alzava da letto.

Si mise alla guida pensieroso, in effetti la reazione del risorto non era del tutto normale o, perlomeno, lui non aveva mai visto nulla di simile, per un secondo avrebbe voluto capirci qualcosa di più, il perché il signor Damian avesse avuto quella reazione, chi o cosa avesse visto prima di essere ucciso.
Si perché a New Orleans, città ricettacolo del paranormale, si poteva trovare di tutto, dalle streghe, ai vampiri, mannari, fate e chi più ne ha più ne metta; per questo si era trasferito.
Era abbastanza visibile dai suoi tratti orientali che non fosse propriamente di origini americane, difatti fino all'età di sei anni era vissuto in Corea del Sud.
Poi appena manifestò i suoi poteri i suoi genitori lo spedirono come un pacco postale a New Orleans, da una loro zia che era esattamente come lui, Zia Yoreum, da tutti soprannominata zia Sage, per via dei vestiti e della pelle ormai impregnati dall'odore della salvia rituale che bruciava per purificare i luoghi e le persone prima di ogni pratica.
Scosse la testa ai ricordi della sua infanzia e tornò con l'attenzione alla resurrezione di quella notte, fece sbattere la testa sul sedile con un verso frustrato, doveva chiedere consiglio all'unico collega di cui si fidasse, nonché suo unico allievo, Jungkook.

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