III

1.5K 135 78
                                    









La vita di Suga non era esattamente così facile come potesse sembrare.

D'accordo che era temuto da tutti perché aveva quest'aura da 'se mi fai qualcosa di storto ti spezzo in due, poi ti faccio risorgere e lo farò di nuovo, all'infinito, finché non rimarrà di te solo cenere', tuttavia ciò non lo esimeva dalle normali scocciature che le persone potevano dare.

Come in quel momento che aveva innanzi a sé due donne, strizzate in abiti dai colori che gli violentavano le cornee, le pettinature cotonate, le voci da arpie starnazzanti che si urlavano addosso quanto il defunto amasse più l'una o l'altra, mentre venivano trattenute dai parenti per evitare che si cavassero gli occhi con le chilometriche unghie laccate di rosso.

-Queste non le voglio nel mio cerchio.- sentenziò lapidario in mezzo alle urla spacca timpani, il figlio di una delle due annuì e iniziò a parlottare con il parentado, alla ricerca di possibili testimoni neutrali.

Suga ridacchiò tra sé, erano anni ormai che lavorava con la malavita e aveva imparato che tutti in quel mondo avevano degli interessi e nessuno avrebbe mai mosso un dito senza un possibile tornaconto, quindi si mise a osservare i familiari che cominciarono a raggrupparsi, famelici, attorno al ragazzo.

Il negromante iniziò a massaggiarsi il collo dolorante, la sera prima era crollato sul pianoforte addormentandosi sui tasti, il risveglio era stato abbastanza tragico, si era dovuto letteralmente trascinare in macchina e fermarsi per strada per ingollarsi tre litri di caffè prima di riuscire a definirsi anche lontanamente umano. Il suo sguardo spaziò sul pacchiano arredamento della villa, degno di un pappone di prostitute d'alto bordo, ma tristemente bloccato negli anni ottanta, come le pettinature delle donne ululanti d'altronde, non aveva mai visto così tanto oro, barocco e putti tutti in uno stesso posto, dava quasi alla nausea.

Ci volle un'ora e un antidolorifico per il martellante mal di testa che gli si era creato a causa degli ultrasuoni, prima che si giungesse ad un accordo soddisfacente e potessero poi dirigersi verso il luogo di sepoltura.

Tutto filò liscio, il defunto sciolse i dubbi sull'eredità e poi tornò al riposo senza complicazioni; fu proprio mentre raccoglieva i propri averi che il telefono di Suga vibrò nella sua tasca.

Non guardò nemmeno il nome e rispose sicuro

-Jungkook?-

-Suga, perdonami, non ho potuto chiamarti prima, ottobre è un inferno per le resurrezioni. Che cosa volevi chiedermi?- la voce dall'altro capo suonava stanca e attutita

-Non adesso, ci vediamo all'Hell's appena hai finito.- disse guardando il cielo, cercando di capire quanto ancora mancasse all'alba, quindi salutò ed attaccò risalendo sull'auto frettolosamente.

Jungkook aveva ragione, ottobre era il primo mese della tripletta dei morti, come la chiamavano i negromanti, cioè erano i tre mesi in cui lavoravano senza sosta, perché, oltre alle magagne giudiziarie e finanziare, in quel periodo la gente veniva assalita da sensi di colpa cosmici e dalla volontà di riunirsi coi propri cari defunti. In poche parole, l'inferno.

In una notte sola Suga aveva compiuto sei resurrezioni, impresa quasi impossibile, nessuno, che si sapesse, era in grado di raggiungere i suoi numeri o quantomeno farlo e riuscire a rimanere vivo.

Una volta finito con l'ultimo cliente il negromante si trascinò alla macchina per raggiungere l'Hell's Lounge; una volta raggiunto spalancò la porta con un calcio seguito da un grugnito frustrato

-J-Hooooooooope! Il solito!.- urlò a squarciagola, ricevendo uno sguardo di disapprovazione da quest'ultimo e attirando gli occhi di tutti sulla sua entrata

Coiled SoulsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora