Epilogo

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Non è sopravvissuto.

Queste furono le prime parole che Jimin sentì dalle labbra di Namjoon una volta sveglio, gli aveva detto altro, era piuttosto certo, ma l'unica cosa che aveva udito realmente era quella frase crudele.

Sfasciò tutta la casa dell'Alfa, urlando, lanciando, squarciando con i suoi artigli qualsiasi cosa.

Il dolore era di un'intensità tale che sapeva non sarebbe sopravvissuto o comunque non c'era alcun modo che potesse tornare come prima; la felicità per lui non aveva più un senso compiuto come parola, non se non c'era Yoongi al suo fianco.

Yoongi, ora poteva dirlo, poteva chiamarlo col suo nome, ma a che pro? Il negromante non avrebbe mai potuto sentire la sua voce pronunciarlo.

Non appena fu un minimo stabile chiese a Namjoon di vedere i resti della casa di ossa, che gli avevano detto essere andata in fiamme; l'Alfa non protestò, d'altronde era la stessa cosa che gli continuava a chiedere ininterrottamente Jungkook.

Il luogo dove l'aveva visto l'ultima volta era solo un mucchio di cenere e ossa, mentre camminava sui resti scricchiolanti della casa vide qualcosa di luccicante a terra, lo raccolse e una sensazione familiare lo investì, in mezzo alla devastazione si ritrovò a piangere.

Tra le mani l'amuleto che Yoongi gli aveva donato a Natale, l'unica cosa esistente che contenesse la sua energia.

Questa consapevolezza lo colpì con così tanta forza da spezzargli ancora di più l'anima, il gioiello tra le sue mani aveva un'energia che risuonava con la sua esattamente come quella dell'uomo che amava, lo strinse a sé e decise di abbandonare quel posto ormai desolato.

Ormai non c'era più niente, né lì né in Jimin, solo vuoto e dolore.

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