IV

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Luci colorate, gente, la musica Jazz che serpeggiava per il quartiere francese, esattamente come stava facendo Suga, sul volto un'espressione schifata, con alle calcagna Jungkook che si guardava attorno estasiato, gli occhi spalancati che brillavano, osservava le case dalle caratteristiche facciate decorate in ferro battuto, rapito, mentre batteva la mano sulla coscia a ritmo della musica che riempiva il quartiere.

Persone, c'erano troppe persone per il carattere schivo di Suga, i turisti si facevano largo a spallate, ridendo e chiacchierando allegramente, se fosse stata una sua scelta il negromante non avrebbe mai messo piede lì dentro, ma doveva prendere qualcosa che si trovava solo lì.

Una volta entrati nel ristorante più antico di New Orleans, Antoine's, ordinò tre porzioni di Jambalaya da portar via, Jungkook si guardò intorno confuso, aveva pensato che la fantomatica Cassandra si trovasse in  quel ristorante, ma avendo sentito Suga ordinare d'asporto si ritrovò più confuso di prima, si girò per chiedere, ma l'amico lo bloccò

-Niente domande.- disse deciso, Jungkook semplicemente annuì.

Sapeva che nel loro mondo alcune cose non potevano essere chieste direttamente senza incorrere in conseguenze, ed alcune ben poco piacevoli, quindi si fidò semplicemente.

Una volta che si lasciarono alle spalle il centro storico Suga e Jungkook raggiunsero la macchina e si diressero verso il Bayou, il maggiore lasciò la strada principale per imboccarne una sterrata, scarsamente illuminata, la macchina sballonzolava malamente a causa del fondo sconnesso, facendoli rimbalzare sui sedili; dopo essersi addentrato nella boscaglia per qualche minuto uscirono vicino alla riva delle palude.

Suga parcheggiò malamente in mezzo al nulla e si incamminò lentamente verso un pontile fatiscente, isolato e immerso nel buio, attraccato ad esso un'unica barca, bassa e lunga.

Il gracidare delle rane e il cicaleccio delle cicale era quasi assordante, nell'oscurità degli alberi vicino alla palude si poteva quasi percepire lo strisciare delle creature, il Bayou brulicava di vita e la maggior parte degli animali lì non erano propriamente amichevoli con gli umani.

Appena prima dell'inizio del pontile si trovarono davanti un palo in legno, con un asta, alla quale era appesa una corda, legata a una campana arrugginita, Jungkook si avvicinò di più a Suga, iniziando a sentirsi leggermente a disagio in un luogo così buio e isolato, tuttavia stava morendo dalla voglia di sapere, ma si impose il silenzio, guardandosi alle spalle un secondo si e l'altro pure, così per sicurezza.

Proprio quando era intento a studiare le ombre dietro di sé, Suga suonò la campana, tre rintocchi secchi, il minore balzò addosso al negromante per lo spavento.

Appena il terzo rintocco iniziò a riverberare nell'aria i brividi scossero entrambi, un'energia si espanse e iniziarono a intravvedere una sorta di bolla di energia che proteggeva il pontile e quindi l'imbarcazione; dall'oscurità davanti a loro emerse un gatto, gli occhi verdi, brillanti, si sedette al limitare della barriera, eretta sicuramente da un cerchio.

L'animale li scrutò attentamente, poi sembrò fare un cenno e allora la voce graffiante di Suga scalfì l'aria, ormai divenuta palpabile

-Amico.- disse solamente, Jungkook guardava prima il gatto, poi il suo maestro esattamente come se stesse assistendo a una partita di tennis.

Il gatto davanti a loro si stirò, si strusciò lentamente sull'energia invisibile che solo loro potevano percepire e solo allora Suga la oltrepassò, tirando per il braccio Jungkook.

Appena i loro corpi entrarono in contatto con l'energia migliaia di piccole scosse li pervasero, mozzandogli il fiato, il maggiore fece una smorfia infastidita, l'altro si massaggiò le braccia, fissando il gatto, che si diresse verso la barca, sinuosamente.

Coiled SoulsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora