XII

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Decisamente Suga non aveva la minima voglia di fare quel lavoro né tantomeno di vedere la faccia del committente. La pioggia cadeva a secchiate dal cielo e lui non poteva fare a meno di serrare i pugni sul volante, digrignando i denti, guardando l'enorme villa illuminata davanti ai suoi occhi, con la voglia di uscire dalla macchina pari a quella di subire un intervento chirurgico. Sbuffò sonoramente, buttandosi contro il sedile più volte, sperando che il disgusto e la rabbia potessero passare in un modo tanto infantile. Inspirò ed espirò più volte e alla fine si buttò fuori, agguantò la gabbia con la gallina e il suo borsone e si diresse con calma verso il portone decorato dell'edificio.

Non dovette nemmeno bussare, le porte in legno intarsiato, rinforzato da delle volute in ferro battuto, si spalancarono appena mise piede sui gradini, senza esitazione entrò, ben consapevole che quei pochi metri lo avevano infradiciato fino al midollo e ora stava creando ai suoi piedi una pozza non indifferente. Sganciò malamente ciò che aveva in mano addosso al maggiordomo che gli indicò lo studio del proprietario, come ogni volta che si presentava nella villa.

Con un'espressione scocciata spalancò la porta, trovando l'ultimo uomo sulla terra che avesse diritto di respirare aria, Jeon Junyong, che lo squadrò annoiato, dalla testa ai piedi.

-Vedo che per l'uomo dei morti avere un ombrello è troppo mainstream.- lanciò una frecciatina, con tono superiore

-Lasciamo perdere commenti inutili, resuscitiamo il tuo tirapiedi così poi posso andarmene.- sbottò acido il negromante, l'uomo dagli occhi neri e i capelli dallo stesso colore tirati all'indietro fece un sorrisino, scuotendo la testa 

-Come, non mi ragguagli sulla salute di mio figlio?- domandò malignamente, Suga lo inchiodò con lo sguardo

-Non è più tuo figlio.- rispose gelido, la voce bassa e minacciosa, l'altro ridacchiò

-No, è vero, grazie a Dio, aggiungerei. Comunque seguimi, il corpo è nel seminterrato.- disse alzandosi, abbottonandosi poi la giacca nera del completo, Suga si trattenne dal mollargli un pugno sulla faccia da stronzo che si ritrovava, quindi lo seguì cercando di contare fino a dieci per mantenere la calma.

Ogni volta che scendeva in quel seminterrato aveva i brividi, sapeva cosa ci facessero, dalle torture, agli interrogatori fino allo stoccaggio di droga e armi, in quel momento nella sala più piccola  del bunker c'era solo un sacco nero su un tavolo, la gabbia con la gallina e il suo borsone poggiati in un angolo.

Come se fosse stato evocato in un qualche modo sconosciuto al negromante, uno scagnozzo, grosso quanto due armadi a sei ante con gli occhiali da sole e i capelli rasati a spazzola, comparve alle loro spalle, giusto qualche minuto dopo il loro ingresso, egli si diresse verso il corpo e aprì la busta nera con un gesto secco, alla  vista del corpo Suga si infiammò.

La visione era orribile, sembrava la Creatura del dottor Frankestein, il corpo era tenuto insieme da delle suture pressapochiste, il cranio evidentemente compromesso, inspirò rumorosamente e parlò

-Come pretendi che io possa resuscitarlo?- domandò, la voce arrochita dalla rabbia

-Non ne ho la minima idea, sei tu l'uomo dei morti, non mi interessa come tu faccia, ma devi farlo.-

-Io non devo fare proprio nulla.- replicò, la voce tesa per lo sforzo di trattenersi, indicò la testa del morto -Anche se lo resuscitassi non potrebbe dirti nulla con la testa così compromessa, sembra l'abbiano sfondata con una mazza da baseball.- continuò alzando il volume della voce.

-Non hai capito, io devo sapere chi ha fatto questo e chi ha preso la mia roba, quindi resuscitalo adesso.- ordinò, la voce stentorea, Suga non si trattenne e si mise a ridergli in faccia, dapprima oscillando la testa, poi buttandola all'indietro, gli altri due uomini presenti si guardarono perplessi.

-Sei tu che non hai capito, non posso fare assolutamente niente e se vuoi sapere chi è stato, dai tagli che ha riportato, persino un idiota ci arriverebbe: è stato attaccato da un licantropo. Risolto? Molto bene, vi lascio la gallina come souvenir, rallegrerà l'ambiente. Tanti cari saluti.- disse ridacchiando, si voltò per prendere il borsone ma si sentì agguantare da una presa ferrea, quando si trovò di nuovo faccia a faccia con Jeon Junyong capì subito come sarebbe finita la serata.

Il rappresentante più famoso della mafia orientale lo stava letteralmente uccidendo con lo sguardo

-Voglio sapere chi ha rubato quella roba in quel cazzo di container e tu lo chiederai a questo cadavere.- comandò perentorio

-Anche se glielo chiedessi, ridotto così non risponderebbe, cosa ti ho detto prima di intraprendere questa allegra collaborazione? Te lo ricordi o l'età ti gioca brutti scherzi? I morti devono essere in buone condizioni, testa e cuore sopratutto.- insistette, l'energumeno strinse di più la presa sulle sue braccia.

-Quindi mi sei inutile? E tu te le ricordi le condizioni, grande negromante?- lo minacciò velatamente

-Le ricordo benissimo, ma non sono ancora Dio, ci sto lavorando.- ribatté sarcastico, il pugno arrivò senza che riuscisse a vederlo, percepì il dolore acuto all'occhio e poi il sangue pulsare nella zona colpita, fece una smorfia, per poi tornare con la sua solita espressione strafottente

-Ah grazie, sentivo un certo bisogno di coccole.- perseverò nello stuzzicare l'altro, che rispose con un calcio in pieno addome, Suga grugnì, alzò lo sguardo, fulminandolo mentre l'uomo si metteva a posto la camicia.

-Allora ti chiamerò quando avrò per le mani un cadavere più carino, uomo dei morti, appena il mio amico qui avrà finito di coccolarti potrai andare.- disse divertito, per poi girarsi e andarsene, tranquillo, la soddisfazione nel volto, il negromante lo maledisse con la mente in tutti i modi possibili seguendolo con lo sguardo, inspirò profondamente, preparandosi a essere pestato.


Quella sera non si fermò al locale, era ridotto così male che faticava a vedere e a percepire il proprio corpo, l'ultima cosa che voleva era farsi vedere così da Hoseok, peggio ancora da Jungkook, nel caso in cui avesse deciso di fare un salto al pub.

Quando riuscì a trascinarsi all'ultimo piano, si appoggiò allo stipite col fiatone, davanti ai suoi occhi una miriade di pallini luccicanti danzavano, chiuse forte le palpebre, concentrandosi sul respiro, non poteva permettersi di svenire; ad occhi chiusi infilò a tentoni la chiave nella toppa e si lasciò cadere all'interno, con un grugnito dolorante, per poi chiudere la porta coi piedi.

Rimase lì qualche minuto, cercando di capire se ci fosse qualcosa che non gli dolesse, ma più stava fermo più ogni parte del suo corpo sembrò pulsargli dolorosamente, quindi si costrinse a gattonare verso la vasca per farsi il bagno purificatore.

Bruciò come l'Inferno, o almeno come credeva potesse bruciare l'Inferno, il sale a contatto coi tagli e le escoriazioni le faceva ardere come se fossero ustioni, gli si mozzò il respiro, resistette però il tempo necessario, immergendosi completamente, imprecando senza ritegno a denti stretti.

Tuttavia nonostante le botte e la sofferenza era felice di essere stato lui a subirle, Suga aveva un patto con quello psicopatico e ogni volta che riceveva una chiamata da lui era tra lo schifato e il soddisfatto, la prima è perché vedere quel muso gli destava sempre una reazione di repulsione, la seconda perché avrebbe sopportato milioni di pestaggi col sorriso, dato che faceva tutto questo al posto del figlio ormai ripudiato, al posto del suo prezioso Jungkook.

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