Capitolo 27 - Pensieri incontrollabili

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Come una buona vecchia storia dell'orrore, la coraggiosa protagonista decise di entrare in quel luogo ormai abbandonato da chissà quanto tempo e con la sola compagnia dell'accendino prestatogli da Natalie. Sarebbe dovuta andare diversamente ma purtroppo, quando mise piede su quelle vecchie e rovinate assi di legno, la porta venne violentemente sbattuta da quel che comunemente viene chiamato vento. Ma qui c'era tutto fuorché l'ordinario e Coraline non poteva negarlo.

Malgrado fosse pieno giorno l'appartamento era scarsamente illuminato dalla luce di fuori a causa delle finestre coperte distrattamente da vecchi giornali, come aveva potuto constatare nella cucina. Non vi erano mobili, solo polvere e vari punti distinguibili dove un tempo erano occupati da mobili e decorazioni. Ispezionò poi il bagno, anch'esso vuoto se non fosse per la vasca da bagno di ghisa e un grandissimo ragno morto a cui avrebbe voluto scattare una foto solo per poterla mostrare al suo professore aracnofobico. Il silenzio che regnava la teneva un po' in suggestione, come se si aspettasse ormai che fra non molto sarebbe stato interrotto da un suono particolarmente inquietante o, peggio ancora, da un mostro creato dall'Altra Madre. Forse era per questo che l'aveva bloccata nell'appartamento?

Non avendo nessun'idea per distrarsi dai cattivi pensieri, Coraline cominciò invece a creare nella sua testa ogni sorta di mostro per poter essere pronta psicologicamente se casomai se ne fosse poi ritrovato uno davanti. Fra i tanti a cui pensò diede al Minotauro maggior attenzione: così selvaggio e feroce... dominato da un istinto animale che non avrebbe potuto controllare anche se avesse voluto farlo. Il particolare a cui diede poi molta importanza fu invece la fine che fece quest'ultimo: come racconta la leggenda, per porre fine al maleficio l'eroe dovette uccidere quell'umanoide. Ma l'eroina della nostra storia sarebbe davvero disposta ad uccidere l'Altra Madre pur di liberarsi dai suoi incubi?

Starnutì.

Alla vista non le dispiaceva affatto quella polvere che ad ogni suo passo le svolazzava intorno, era come se fosse una brutta copia della neve che tanto amava. Ma tra immaginazione e realtà qui fu costretta a scegliere invece la seconda opzione, portandosi così la maglia fin sopra le narici così da coprirsi quasi metà viso.

<< devo sbrigarmi >>

Entrò in un'altra delle stanze e dai segni lasciati dai mobili capì facilmente che fosse la camera da letto. Nessun mobile;

Ma abbassando lo sguardo notò che, incastrato fra le assi del pavimento, vi era un grosso anello di metallo.

<< una botola! >> esclamò Coraline, entusiasta.

Finalmente era riuscita a trovare qualcosa di utile.

<< hey narratrice! Cosa vorresti dire eh? >>

Continuiamo la storia.

Non appena afferrò quel grosso anello sentì un brivido lungo la schiena, era freddo tanto quanto la chiave della piccola porta e non poteva negarlo. Fece un lungo respiro prima di usare tutta la forza che aveva in corpo per poter sollevare quella rigida porzione quadrata di pavimento. Come c'era d'aspettarsi, non si riusciva minimamente a vedere qualcosa se non le scale che, man mano che proseguivano, scomparivano nell'oscurità. Con l'aiuto dell'accendino, Coraline cominciò a scendere lentamente quelle vecchie e rumorose assi di legno ma, neanche a metà strada, inciampò distrattamente e si ritrovò con il volto sul pavimento.

<< che schifo >>

Esclamò con disgusto.

Ma il suo dispiacere venne poi rivolto verso l'accendino che oramai non aveva più fra le mani.

<< no no no no no no no >>

Malgrado la ripugnante sensazione di toccare un pavimento sporco da chissà che cosa oltre alla polvere, tentò di cercare quell'oggetto ma invano furono i suoi tentativi. La situazione peggiorò quando, violentemente, la botola venne chiusa da qualcuno... o da qualcosa che forse era presente nella stanza. Se prima non si poteva vedere nulla... Ora il semplice fatto di essere rinchiusa lì dentro faceva crescere in Coraline la paura di un mostro che non era di certo pronta ad incontrare.

( è solo colpa mia se è andata a finire così )

Una voce fece eco nei suoi pensieri.

Non riusciva a controllarla.

( ...E i miei genitori... So che ora mi odieranno... Come tutti gli altri... )

<< ti prego... basta... >>

Coraline cercò di far smettere a quelle voci di entrargli nella testa.

Ma...

( nessuno più vorrà stare con me... mi odieranno tutti... Anche Wybie... )

<< no... io... >>

( non faccio altro che ferire gli altri... ma non posso farci niente... io... )

<< SMETTILA >>

( perché deve essere così difficile? Perché la vita deve essere così? )

<< ... >>

( PERCHE' DEVO ESSERE FORTE? PERCHE' DEVO CONTINUARE A RESISTERE? SONO... Sono stanca... STANCA, STANCA, STANCA )

<< ESCI DALLA MIA TESTA, TI PREGO... TI... TI PREGO! >>

Coraline si tappò le orecchie quasi come un tentativo per zittirle, poi portò quelle mani tremanti verso gli occhi... Non riuscì a fermare le lacrime.

( non voglio più provare emozioni... fa troppo male... )

( non posso farcela... non posso... voglio solo... dimenticarmi di tutto... tutto... )

( voglio solo... sparire... odio... odio questo mondo... )

Continuava a singhiozzare, silenziosamente. Il suo cuore non faceva altro che battere sempre più velocemente finché non sentì un frastuono fastidioso che la fece sobbalzare.

Portò il suo sguardo verso una luce che poco prima non c'era e socchiuse gli occhi per quanto fosse forte.

<< Coraline! >>

Quella voce... Era Wybie.

Sentì i suoi passi decisi avvicinarsi verso di lei, sempre di più.

<< andiamocene da qui, troveremo un altro modo... vieni con me >>

<< no >> rispose secca, abbassando lo sguardo.

Wybie la prese il braccio per sollevarla ma lei si scansò violentemente, senza neanche pensarci. Si sentì un po' in colpa per questo, non lo voleva ferire ulteriormente.

<< perché? Coraline... >> era disperato, voleva aiutarla in tutti i modi possibili perché a vederla lì seduta sul pavimento... tutta sola... gli si stringeva il cuore.

<< t-ti farò del male... lo farò... e tu mi odierai ancora di più... perché so che infondo tu mi disprezzi... è solo colpa mia... scusa... scusa... scusa... >>

Il ragazzo, irritato da quelle parole, fece un gesto che mai si sarebbe sognato di fare in un posto così lurido e sporco.

La baciò.


Ragazzi, scusate l'assenza ma ho avuto trooppi intoppi :(

Spero però che questo capitolo vi sia piaciuto! 


Coraline 2 - Il gioco ricominciaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora