Bl**d i*k

6.4K 245 183
                                    

-Come ti fa sentire quello straccio bianco e spiegazzato che indossi? Proprio quel camice che cade perfettamente sulle tue spalle sottili e ricurve. Ti ritieni così fortunato da pensare che la tua veste ufficiale da strizzacervelli qui dentro valga qualcosa? Siete tutti uguali, pensate di cambiare quello che di principio è stato concepito in modo diverso e contorto-

-Non...i-io non la penso così, n-non provi a usare queste parole, no tono, non si permetta perché posso...- distolse lo sguardo che si posò sul polveroso lampadario, pendente sui loro capi supervisionava la situazione con occhi estranei.

-Smettila di provare a ricoprire un ruolo che non ti si addice, sei solo un bambino all'interno di questo edificio, dove pensi di andare con il tuo bel viso inesperto e le tue mani curate? La tua mente non è né pronta e né abbastanza matura per badare a se stessa, figuriamoci se riesce a ristabilire la sanità in quella degli altri-

-Le ho appena chiesto di darmi del lei. Inoltre la terapia sono io ad eseguirla in questo momento e non intendo sprecare il mio tempo. Perciò cominciamo...- rovistò furiosamente nelle profonde tasche in cerca di una stilografica, una matita, una sferetta di inchiostro pur di non mostrare, a quell'essere demoniaco seduto davanti a lui sul lettino, di star soffocando dalla paura e dalla soggezione.

"Maledizione devo averla dimenticata sulla scrivania"

-C'è qualche problema?- abbassò lo sguardo il corvino sulle sue gambe incrociate, i ciuffi umidi della frangetta che coprivano quei due pozzi oscuri senza vitalità contornavano il malato sorriso che si era formato sulle sue labbra sottili. Le guance marmoree gonfie di veleno e gli angoli della bocca incatenati ad un'insistente filo di plastica trasparente, padre di quella smorfia infelicemente briosa.

-Va tutto bene sto solo...-

-Cerca per caso questa?- il rumore sfilacciato delle lenzuola che venivano mosse annunciò un lucido pennino.

-Lei ha con sé un oggetto?-

-Shh sarà il nostro piccolo segreto, su la prenda, è palese che ne abbia un'evidente bisogno per i suoi appunti. Se poi la volessi uccidere non mi servirei di una penna, troppo banale-

Il giovane psicologo guardava costantemente il lampadario come per chiedere una conferma sull'accettare o meno quel gesto di carità ed in risposta la telecamera all'interno della bianca luce allungò l'oculare come incuriosita.

-Su avanti- ballonzolava la mano, fremente di essere accontentata.

Il laureato avvicinò le proprie dita.

La sua immagine ricordava un bambino, il quale meravigliato dal busto spinoso delle rose avvicina i propri polpastrelli al pericolo. Egli è consapevole di un'imminente ferita, ma al contempo stesso ne è attratto, non solo per il bocciolo al di là del rovo, ma anche per l'entusiasmo suscitato dall'imprudente azzardo.

-Grazie, ma questa gliela devo confiscare, sono le regole- disse mentre svitava il tappo.

Una lingua di luce fece risplendere la punta - Cosa significa?- guardava sconcertato ed incredulo l'oggetto.

-Non le piace? È fatta apposta per lei-

-C'è un ago al posto della sfera-

-Questo perché l'inchiostro non serve-

Dei piccoli artigli cominciarono a dilaniargli lo stomaco e l'aria divenne arsa ed irrespirabile, la gola era bloccata in un nodo acido e le parole intrappolate al suo interno.

-Quel ferro è perfetto. Se io sono il suo paziente, al fine di conoscermi meglio, dovrebbe utilizzare qualcosa di suo, non le pare? Infondo le dovrei raccontare i miei segreti e tutto quello che ho fatto. Ad ogni modo ho un debole per le persone che versano sangue per me. Che ne dice di cominciare a scrivere?- si inumidì le labbra appoggiando il mento sul palmo della mano.

Senza aggiungere ulteriori parole il ragazzo, che in quella stanza doveva rappresentare l'autorità per circa un'ora e mezza, era stato spezzato.

Un knock knock metallico riecheggiò per la camera.

-Richiedo l'immediato termine della visita e l'apertura della porta- urlò passando il suo cartellino sullo schermo di riconoscimento.

-Dottore che le prende, non si sente a suo agio? Ho usato pure le forme di cortesia per compiacerla. Pensavo di sbagliarmi sul fatto che lei fosse un debole-.

Chiuso il portone rinforzato e cementato alle sue spalle una luce verde gli esaminò il volto.

-Che diamine fa!? Non mi punti quell'aggeggio negli occhi- inveì contro la guardia scostando l'apparecchio con violenza.

-Sei nuovo qui?-

-Sì perché?-

-Perché per questa stanza sono necessarie tutte queste procedure, quindi non fare il rompicoglioni e finiscila di fare la mammoletta che ho da fare- lo spinse via dal suo posto di guardia.

I corridoi erano tutti uguali, così come gli individui che vi lavoravano e strisciavano .

Il suo tutore brillava di luce propria tra quelle fredde pareti e il castano non trovò sollievo più grande che corrergli incontro, facendo attenzione, però, a mantenere il profilo il più basso possibile.

-Mio giovane prodigio...- ironizzò -...come è andata?- domandò molto più serio ed allarmato alla vista della cera dell'altro.

-Hyung non è umano, è pazzo, dice delle assurdità, mi ha proposto di scrivere la sua scheda con il sangue, il mio sangue- il tono andò crescendo e le mani fredde del suo maestro lo immobilizzarono, comprimendogli le guance infuocate.

-Taehyung è tutto normale, cosa credi? Siamo in un manicomio, non dimenticartelo-



"Ciaooo, innanzitutto grazie per aver cominciato a leggere questa Vkook, spero che il primo capitolo non vi abbia annoiato e spero che darete una chance a questa storia. Inoltre ho aggiunto qualcosa di bellino, ovvero, rullo di tamburi... indovinare il titolo di ogni capitolo. Saranno tutti in inglese (materia in cui sono una capra quindi...avete capito) ed ognuno racchiude uno dei fatti più impressionanti o importanti del capitolo. Detto questo buona lettura ❤️"

ROOM 351 || VkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora