M* s*n is t*e de*il

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-Come mai non sei venuto a trovarmi in tutto questo tempo?- domandò mentre stendeva del sale all'interno di una circonferenza in carboncino e bruciava lo stoppino di altre candele.

-Papà e Seojun, hanno detto che non stavi bene- grattò la crosta del ricordo di una brutta caduta sul ginocchio, finché non prese a sanguinare per la troppa foga.

La donna strappò immediatamente un fazzoletto dal rotolo sopra il tavolino e iniziò a tamponare la puerile ferita -No, non ancora, Jungkook tieni la carta qui sopra, su- gli passò la pallina accartocciata.

-Perché hai detto "non ancora"?- la guardò confuso.

-Ah, vedi, per il semplice fatto che...sicuramente tu l'abbia già grattata più di una volta, il sangue deve esserti uscito ancora- abbassò lo sguardo mai soffermandosi sugli occhi di suo figlio e balbettando ininterrottamente.

-Invece no, non l'ho mai fatto-

-Allora sei stato proprio bravo- strisciò vicino ad un mobiletto, sempre facendo attenzione a non mostrare le gambe, ed infilò il dito tra una serie di piccole e sforzate sbarre -Uhm questo no...- toccò un'altra gabbietta che grugnì selvaggiamente -...ahia...- esaminò la goccia di sangue intorno al morso -...tu sei perfetto-

Appoggiò la minuscola prigione al centro della corona salina.

-Non è carino?- lo richiamò sbattendo l'indice sull'angolo, alche squittì rabbiosamente.

-Quel topo è arrabbiato mamma e poi mi sembra anche malato, perché è pieno di croste?- chiese schifato per la visione di tanta morte rimandata ad altri giorni.

-Anche lui è caduto come te, ma adesso lo aiuto, che ne dici, lo vogliamo far star meglio?- sorrise mentre le ciocche nere le rigavano la bocca e lasciavano intravedere un solo occhio.

Jungkook annuì desideroso di vedere la magia della sua genitrice far rinascere quel corpo martoriato.

Ella prese un punteruolo e d'errore forò il fondo della gabbietta -No, mamma che fai?-tentò ancora, ma il topo sfuggì alla punta -Mamma così lo uccidi- si coprì il viso appena vide il collo dell'esserino essere trapassato dalla fine di un giorno vicino, nemmeno un lamento, aveva compreso anche la trachea quella violenza.

Estrasse l'arma e la poggio lì vicino -Ora sta meglio Jungkook- afferrò il cadavere del roditore e tolse la dimora innaturale.

Il bambino stava piangendo e man mano arretrava sempre di più -L'hai ucciso- tirava su con il naso.

-Amore, stava soffrendo, noi lo abbiamo aiutato a trovare pace, anche la sua famiglia era in pena per lui, la sua malattia era diventata un problema, un vero e proprio inferno, ora nessuno sentirà più dolore-

-Alla sua famiglia mancherà, gli volevano bene anche con la malattia- controbatté affondando la testa tra le gambe.

-Certo, ma vedila in questo modo: quando nel tuo cesto c'è una mela marcia la lasci lì così non si sente sola e fai marcire tutte le altre oppure le salvi eliminandola? A te piacciono le mele giusto? Perché non averne tre invece che nessuna?- agì furbamente nascondendo la morte sotto un semplice problema di logica.

-Io voglio avere le tre mele. Riposa in pace topolino- gli avvicinò il fazzoletto sporco in segno di elogio funebre.

-Jungkook, non hai fame? Che ore sono?-

In effetti in quella stanza il tempo era stato smarrito da molto, nessun ingranaggio che batteva i secondi oppure un calendario che contasse i giorni.

-È mattina e devo andare a scuola. Io ho già fatto colazione, ma se vuoi ti posso portare qualcosa-

-Non vuoi mangiare con la tua mamma? Andiamo in cucina? Ti preparo il latte, quello buono che bevevamo insieme, con i biscotti-

Era ancora traumatizzato dalla brutale uccisione, ma quella proposta era da tempo immemore che la desiderava, aveva bisogno della presenza di sua madre, anche passare con lei solo pochi minuti, voleva riesumare quel legame materno che da sempre gli era mancato.

Il cuore illuse la ragione e le avvertenze, le afferrò la mano e la condusse in cucina, il suo cosiddetto regno.

Trascorse qualche istante ad ammirare quelle superfici ed utensili mancati dalla sua vita tutto all'improvviso, nulla era cambiato, ogni cosa rimasta al suo posto da quando era stata costretta ad abbandonarli.

D'istinto trovò quello che le serviva e cominciò a riscaldare quella promessa di pace, anche un vecchio pacchetto di biscotti captò, risalenti ai tempi di gioia.

Il buon senso che Jungkook aveva imparato ad epurare dalle falsità e dalle fregature, gli rimembrava continuamente come un allarme l'imbroglio evidente.

Sapeva che c'era sotto qualcosa, ma non aveva il coraggio per chiederlo, e se lo avesse fatto? Quale sarebbe stata la risposta?

Per la prima volta potevano stare da soli, senza ulteriori volti o voci, come madre e figlio, senza pazzia o odio, si era già immaginato come sarebbe stato il suo futuro con lei da quel giorno in poi.

Sarebbero andati al parco, avrebbero fatto dolci, avrebbero litigato quando lui sarebbe uscito con una ragazza e non le avesse portato dei fiori, i rimproveri per le nottate fuori con gli amici ed infine le congratulazione per il suo matrimonio e le lacrime.

Quello che aveva ricevuto con così poco preavviso lo aveva condotto a credere in una possibile vita spensierata e giusta, il perché fosse precoce nel suo futuro lo sapeva: tutto quello era solo una stupenda illusione, non sarebbe durato.

-Ecco qui, una tazza per te e una per me- si sedette di fronte senza toccare la bevanda, lo fissò soltanto -Avanti dimmi com'è-

Lo portò alle labbra e nonostante dai vapori salisse un aroma sconosciuto ed acre ingerì il primo sorso e fu grato di vedere sua madre realmente felice.

Il sapore pizzicava e sapeva di ferro -È buono-

-Allora su bevilo tutto prima che si raffreddi- si scompose e girò il cucchiaino.

-Jungkook quanto ci metti? Metti queste cose e andiamo alla premiaz...Cosa ci fai qui fuori?- comparve il padre con una sporta in mano.

Nessuno parlò, un paio di sguardi e la donna si gettò addosso al bambino tentando di aprigli la bocca e farlo bere, mentre l'uomo, una volta afferrata per i fianchi, l'allontanò.

-Brutta puttana, ti ha fatto uscire? Jungkook cosa cazzo combini? Vai ad aprire la porta subito!- la scuoteva a manca e a destra picchiandola e schiaffeggiandola.

-Noo, tu non capisci, in quel bambino c'è il demonio, lui deve morire per poter vivere in pace, mio figlio è preso da quel mostro- indicò il piccolo con le guance rosse e gli occhi spalancati, si dimenava, mordeva, imprecava ed annaspava nell'aria al fine di agguantarlo.

-Sbrigati, apri quella cazzo di porta! Stai zitta puttana! Cosa gli volevi fare eh? Puttana- le diede uno schiaffo da capogiro.

-Mamma, no papà smettila. Mamma!-

-Stai zitto, non chiamarmi mamma, io non sono tua madre...lascia stare mio figlio. Deve morire, saremo felici, gli daremo pace caro, è un problema...cazzo perché non capite? Jungkook non esiste, mio figlio non è mai esistito per colpa sua-



"Che madre affettuosa insomma, povero il nostro piccolo Jungkook, a quanto pare il ricordo della donna ha influenzato molto il suo comportamento, cosa pensate che abbia fatto sua madre dopo tutto questo? Nel prossimo capitolo ci sarà un forte colpo di scenaaaaa, attendetelo con ansia ( plisss )
Alla prossima ❤️❤️❤️"

ROOM 351 || VkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora