L*t th* p*st b* t*e pas*

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-Fai sempre quello che hai paura di fare- recitò tenendo lo sguardo sul falso fuoco.

Jin gli donò un'occhiata veloce ed amica per poi imitarlo portando la sua attenzione sulla bevanda.

-Era di un certo Emerson, un filosofo americano, ti risparmio tutta la sua biografia, ma mia madre fu come ammaliata da queste parole...- incrociò le gambe continuando a parlare -... a casa la biblioteca straripava di volumi, dire che viveva per la lettura sarebbe poco...- passò la tazza nell'altra mano, il calore trasmesso nella gemella era divenuto insostenibile.

-Quando mi sentivo giù o mi affliggevano quei pensieri di minimizzazione che hanno i giovani, lei mi ripeteva un paio di sue parole, ma questa frase mai. Ancora oggi mi chiedo perché l'abbia scelta, forse per dirmi fermamente di agire anche quando la mia ragione mi vieta, ma il mio cuore mi incalza, non so, non ha mai avuto il tempo di dirmelo... oh scusa Jin, sarai stanco, non voglio intristirti con questi racconti-

-Tae il letto può aspettare, mi fa piacere sentire i tuoi sfoghi- sorseggiò richiamando alla mente qualche cosa da aggiungere -È per questo che a scuola facevi sempre il paladino e le prendevi 6 giorni su 7?-

-Sì, tutto ciò è diventata la mia filosofia e nonostante provi ancora paura per situazioni del genere non mi tiro indietro- si toccò il gomito involontariamente e un orribile brivido lo percorse, era tutto frutto della sua filosofia ben appunto.

-Beh se ci pensi sono semplici parole, ma profonde, degne proprio di uno scrittore- smosse i capelli con un sorriso.

-Già, ma è giusto che appartengano al passato così come lei, rimarranno sempre vive qui dentro- indicò la tempia.

-Sono sicuro Tae, lei è e sarà sempre con te e anche tuo padre. Mi sono davvero sentito uno schifo oggi a lavoro, perfino il mio capo si è accorto che qualcosa non andava- sbuffò guardando il vuoto.

-Io ho voluto sotterrarmi appena ho visto il regalo che mi hai fatto, mio caro Jin hyung-

-Ah è vero, una sciocchezza, volevo che fossi perfetto nel tuo primo giorno e volevo essere con te, ma come sai non ci tengo a darti un pezzo di me per portarti fortuna- fece zigzagare le dita.

-Molti hanno una zampa di coniglio, ma nessuno ha un dito del proprio hyung- fece l'occhiolino e si misero a ridere.

Il maggiore si alzò e prese le due tazze accarezzando la guancia del castano.

-Ci sono qui io ora, per qualsiasi cosa, dormi un po'-

Le orecchie del minore vennero avvolte da un dolce augurio di riposo e anche la guancia trasse un famigliare calore.

-Ricordati di spegnere le bocchette d'aria calda e il fuoco- gli ricordò prima di chiudere la porta e scappare in camera sua.

Fece come gli era stato chiesto e decise pure lui di correre fra le lenzuola del suo giaciglio.

Ora poteva dormire tranquillo, il peso maggiore si era dissolto, la pace tra i due era tornata a regnare e sentiva che un'altra brutta pagina di sofferenze era stata strappata dal libro della sua restante vita.

Durante la notte fonda non udì alcun rumore, nemmeno i suoi pensieri che si accavallavano con l'intenzione di destarlo e farlo precipitare nell'angustia.

La mattina seguente lo accoltellò un sentimento di menefreghismo nei confronti di Yoongi, era fuggito come un pazzo e anche se lo poteva sembrare certe volte sicuramente non agiva da tale.

-Pronto per il tuo secondo giorno? Oggi sembri più radiante del solito- Jin vide il suo riflesso dal vetro mentre si cimentava nell'ardua impresa di allacciarsi la cravatta e sistemarsi i polsini.

-Ho dormito benissimo, non so da quanto non mi capitava-

-Eh chiarire è sempre la scelta più saggia- si girò inondando la stanza della più pura e rara delle forme di bellezza.

-Bevo una tazza di latte e ti raggiungo-

-Latte?- domandò dopo aver afferrato la sua 24 ore.

-Non cambio idea sul caffè- gli mostrò la lingua in segno di dispetto.

L'allegria rimbombava in macchina assistita dalla radio, insolito evento in quel Range Rover.

Era il perfetto contrasto, il declino del mondo là fuori e l'effervescenza dei cuori lì dentro.

-Intanto entra, io vado a cercare un parcheggio- richiuse il finestrino e scomparve tra la foresta di metallo cromato.

La visione dell'entrata era la medesima, l'unico punto che poteva interessare e variare dalla quotidianità era Hoseok.

Si avvicinò per dargli il buongiorno, ma questo lo superò nemmeno guardandolo.

"Sarà talmente impegnato da non avermi visto" cercò di giustificarlo nella sua mente.

Gli si accodò.

-Buongiorno Hobi-

In risposta il ragazzo sbatté sempre più violentemente il timbro sui moduli con le labbra strette tra i denti e il viso corrucciato.

-Ehi Hoseok tutto bene? Che succede?-

Le battute vennero spezzate improvvisamente e il segretario si girò con lo stampino imbrattato di inchiostro blu a mezz'aria.

-Ma buongiorno, ti chiedi che succede? Dovresti già averla la risposta- gli diede di nuovo le spalle e riprese a marchiare la carta.

-Perdonami, ma non capisco, ce l'hai con me? Cosa ti ho fatto?- iniziò la sua gola a deformarsi per il nervoso e a bruciare.

-Non cosa hai fatto a me, cosa hai fatto a Yoongi-

"Yoongi? Cosa centra lui?" una piccola percezione di verità cominciò a tormentarlo.

-Yoongi...cosa gli è capitato?-

-Davvero non lo sai? Ha ricevuto un richiamo verbale e la sospensione dal lavoro per aggressione- il tono rimase sullo stesso piano di ira.

Era stato solo un breve respiro di felicità il suo, la realtà era frettolosamente precipitata già nel boccale dei problemi.




"Ciaoo, sono tornata dopo una settimana ahaha, come state? Tra poco ci saranno le vacanze, come avete intenzione di trascorrerle? (02/06/2019)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Cosa credete che abbia combinato Yoongi? E ora chi assisterà Tae nel suo percorso? Anche voi concordate nella frase di Emerson oppure no?
Alla prossima ❤️"

ROOM 351 || VkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora