M* f*th*r's sh*do*

1.6K 151 61
                                    

Il castano cadde dalla sedia e a carponi iniziò a sollecitare la gola con due dita per rigettare quel liquido infernale in cui suo padre era stato a mollo.

-Tae non fare così, non osare sporcarmi il pavimento o te la faccio pagare- ringhiò sporgendosi dal tavolo con la frangetta che ricadeva su un lato della fronte per quanto fosse inclinato.

L'altro continuò nel tentativo di rimettere qualsiasi cosa, ma ad un certo punto percepì un terribile prurito fuso al solletico che gli bloccava la gola come un tappo di sughero.

La lingua girò a vuoto finché non le si attorciglio intorno un filo e le dita corsero in suo aiuto, pizzicò e tirò fuori una ciocca di capelli bavosa.

Appena fu chiaro di cosa si trattasse la gettò in avanti lontano dal suo corpo.

Respirò lentamente asciugandosi la fronte umida, lo spavento superava ancor di più l'odio e il ribrezzo, l'energia era venuta a mancare tutta ad un tratto e fece fatica a risistemarsi sulla sedia per fermare le mani che tremavano.

-Io ti ammazzo, anche se non ti strangolerò nella realtà avrò il piacere di farlo qui- sbraitò un momento prima di sbilanciarsi per afferrare il corvino, il quale lo schivò prontamente.

-Taehyung che fai? Non posso neanche più scherzare? Scusa...- riuscì a non farsi prendere ancora una volta -...Non credevo che i pezzi di mela fossero così tanto destabilizzanti, ti danno alla testa?- si difese dietro una sedia capovolta appositamente.

-Ci sono dei pezzi di carne umana lì dentro, che cazzo dici? Semmai sei tu quello destabilizzato- sputò rabbioso prendendo la tazza per lanciargliela.

Quasi gli scivolò dalle mani quando vide dei pezzi terracotta mollicci di polpa che galleggiavano indisturbati come sigari, lasciando spazio a qualche bolla di vapore.

-Ma...- guardò il finto mucchio di capelli per terra prendere forma in straccetti di frutta umidi -...cosa significa?- gettò il corpo sulla sedia combattuto.

-Succede...- ripristinò la sua posizione più serio che mai -...che mi hai sporcato il pavimento, non hai apprezzato il mio tè e fai il matto, ci vuole una punizione per la tua irriverenza, ma è anche vero che ti ho giocato una brutta illusione- stropicciò il mento -Facciamo così, guarda fuori dalla finestra e vediamo di migliorare questo incontro- fece schioccare le dita.

-Cosa c'è fuori?- lo seguì con lo sguardo toccandosi la gola dolorante da prima e sfinito da tutti quei giochetti, desiderava solamente risvegliarsi ancora vivo e trascorrere un altro giorno nella realtà.

Jungkook si alzò e spalancò i vetri indicando con la testa al di là -Su baby boy vieni a vedere che bella sorpresa ti ha preparato il tuo Jungkook, quello lì fuori non è venuto per me- incrociò le braccia.

-Baby boy? Che nomignoli mi affibbi dopo tutto questo?- si avvicinò cautamente irritato.

-Oh pensavo ti eccitasse come l'altra volta, errore mio, stavolta saremo solo buoni amici allora- elevò le mani in segno di resa.

Il castano mirò fuori nel giardino abbandonato, nel buio, tra le erbacce alte mezzo metro vide brancolare una figura, che con l'avvicinarsi mostrò le sue sembianze e con ciò il versamento di qualche altra lacrima.

-Papà- singhiozzò nel mentre il mondo dei viventi e della morte si congiungevano per brevi momenti in una cena di riconciliazione ed affetto, riducendo a brandelli la logica e il tempo.

-Papà!- urlò e l'ombra in segno di contesa alzò il braccio in saluto.

Durante tutta questa confusione non si accorse del braccio di Jungkook che, scivolato, era arrivato a cingergli la vita.

Tae impuntò le braccia sulla cornice per sollevarsi e tentare di diminuire la distanza, seppur brevemente, ringraziò profondamente il corvino per quella meravigliosa sorpresa tanto da dimenticare per poco quello successo in precedenza.

Pian piano ogni particolare si faceva sempre più vivo, entrambi tesero la mano all'unisono nell'attesa di una forte stretta.

60 centimetri, il suo calore e la sua mano rugosa.

40 centimetri, troppe cose da raccontare.

20 centimetri, un abbraccio.

Pochi centimetri, suo padre.

La mano e il resto si dissolsero non appena lo sfiorò, migliaia di granelli di cenere si dispersero così come la gioia.

Si girò verso l'altro con sguardo interrogativo, ma ancor più distrutto per la falsa speranza donatagli di un affetto caro.

-Perché mi guardi così? Ho detto che c'era una sorpresa per te, ma non che era tua. Non puoi sottrarre alla morte quello che è suo, non ti sembra da menefreghisti?-rispose tranquillamente.

-Ahhh- si rivoltò con violenza inaudita, Jungkook che lo teneva ancora per la vita ribaltò la situazione e lo spinse fuori dalla finestra trattenendogli solo le gambe.

-Oh mio Dio, aiu...to, cosa? Ah- ruotò le braccia nel nulla, si ritrovava a penzoloni a più di 50 metri da una fine non ben visibile, eppure la casetta non era a quell'altezza, ulteriori illusioni.

-Ti ho soddisfatto, ma ricordati della punizione- sorrise facendo finta di mollare la presa.

-No, No! Jungkook ti prego tirami su, farò tutto quello che vuoi, Jungkook ti prego!- cominciò a strillare.

-Ti volevo dare un bacio d'addio, ma se ti tiro su potrei non aver più questo controllo su di te, quindi no- alzò un paio di dita.

-No Jungkook no, non farlo!- sentiva il sangue premere nelle tempie e i polmoni compressi.

-Ma io non sono Jungkook- il suo volto tramutò in quello del signor Kim.

-Basta con queste illusioni, tu non sei mio padre, lui non mi ucciderebbe mai, esci dalla mia testa- si dimenò cercando un appiglio.

-Scommettiamo?- ghignò l'irreale volto.

Con un forte dolore al petto e un tonfo aprì gli occhi, si ritrovò appeso alla finestra di camera sua con il vetro sollevato e un piede appoggiato al cornicione, al suo di sotto una distesa di cemento quale il parcheggio.

Un passo falso e si sarebbe gettato nel vuoto, schiantandosi e riducendosi in un ammasso di poltiglia sanguinosa e cadaverica.

Si spinse indietro, incurante di dove sarebbe andato a sbattere, l'unico obbiettivo era non passare per quell'uscita orribilmente improvvisata.

"Ci è mancato un pelo, un'altra volta, se prima rischiavo di affogare ora rischio anche di volare giù dalla mia stanza" pensò in preda al panico, cercando di inspirare e tranquillizzare il petto che tamburellava, credeva davvero che dopo tutto questo trambusto sarebbe morto per attacco cardiaco.

Seduto vicino al comodino non poté far altro che osservare le ore sul display; le 2:36 di mattina.

Aprì il cassetto con i rimorsi per il fatto che si era ripromesso di non usarli più, ma i sonniferi in quel momento erano più che necessari, un sorso d'acqua e niente più tormenti, ora la pace e l'incoscienza più assoluta, nulla di diverso dalla morte.



"Ok ok magari è un po' disgustoso all'inizio come capitolo, ma... spero vi sia piaciuto ahaha. La prossima volta è meglio che Jin monti delle inferriate alle finestre o sbaglio? Nel prossimo capitolo cominceremo con il passato di Jungkook, qualche idea?

Ps. Vorrei ringraziare con tutto il cuore ogni singola persona che sta seguendo questa ff.
Sì proprio tu che stai leggendo in questo momento, grazie patata/o 💕🥔 e in particolare nire_rednalsa97 per i tuoi commenti fantastici e tutto il resto.

Alla prossima"

ROOM 351 || VkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora