Filtri d'amore e Patronus

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Hermione raccontò ai suoi amci di quello che era successo, e come previsto, Ron andò su tutte le furie e dopo tre giorni gli teneva ancora il broncio. Harry si era rassegnato quando Ginny lo aveva convinto che Draco era cambiato. E lo era veramente. Ogni mattina Draco era ai piedi delle scale che portavano al quadro della signora grassa, e le dava il buongiorno con un semplice bacio sulla fronte. Nulla di troppo esplicito,e riservata com’era Hermione lo apprezzava moltissimo. Gli unici momenti che potevano stare insieme purtroppo erano pochi. Hermione voleva studiare, anche se spesso doveva ripetere o rileggere delle pagine intere, si perdeva troppo spesso pensando a Draco e come la trattava. Da vera principessa.
 Arrivò la notte di Halloween, e nella sala grande ci fu un banchetto. Si divertì moltissimo con i suoi amici, ma si accorse che se Draco fosse stato li a ridere con lei sarebbe stato meglio. Perfetto. Così alzò lo sguardo verso il tavolo dei Serpeverde, e le si ghiacciarono le vene. Millicent Bustrot stava correndo verso Draco e lo abbracciò, stampandogli un bacio sulla guancia. Lui la accolse tra le braccia spettinandole i capelli, con un’ espressione innamorata. Hermione non ci poteva credere. Si smaterializzò, e ricomparve sulla torre di Astronomia. E rimase li, a pensare quanto fosse una stupida, per essersi fidata di Malfoy. Per essersi così presa di quel ragazzo, che non la meritava. Si appoggiò al parapetto, e rimase a guardare il lago Nero che brillava sotto la luce della luna. Le veniva da piangere, ma si trattenne. Lui non meritava le sue lacrime. Aveva freddo. Sentiva la pelle d’oca, e i denti inziavano a batterle. Ma non le interessava.  Provava troppa rabbia.
Non capiva cos’era successo. Quello stesso pomeriggio erano stati insieme, a coccolarsi e a parlare. Anche se in quasi un mese di frequentazione più che parlare stavano in silenzio abbracciati. Non capiva, e colta da un eccesso di rabbia, tirò un calcio al parapetto. Era arrabbiatissima. Corse al terzo piano e si nascose in biblioteca. Doveva rilassarsi.
 In lontananza vide una luce blu, nel reparto proibito. Si avvicinò, e nascondendosi dietro uno scaffale, lo vide. Un incanto patronus che aveva preso la forma di un cerbiatto. Sapeva chi era. Piton, cosa ci faceva lì? Noin lo vedeva, ma la cerbiatta si muoveva, “brucando”  sul pavimento.
<< Expecto Patronum >> Hermione sussurrò l’incantesimo,  e lo condusse vicino alla cerva. Che corse e saltò verso uno scaffale, per scomparire. Hermione fece tornare il Patronus verso di lei, per poi far sparire la donnola che aveva evocato. Rimasero al buio. A passo lento e incerto, Hermione si avvicinò al corridoio, dove aveva visto scomparire la cerva. Ma andò a sbattere contro qualcosa, anzi, qualcuno.
<< Lumos >>  Piton illuminò i loro volti con la bacchetta. quando vide che era Hermione, rimase piacevolmente sorpreso.
<< Buonasera professore. >>
<< Granger, cosa ci fa in biblioteca? Quando dovrebbe essere al banchetto con tutti i Grifondoro? >>
<< Nemmeno lei è al banchetto con i professori. >>
<< Corretta osservazione, ma io sono un professore, e posso girare per il castello dopo la mezzanotte. Lei no. >>
<< Io sono un prefetto, e fino a l’una posso girare per il castello. >>
Hermione in realtà si aspettava un’ ammonizione per aver risposto alla prima domanda del professore, ma con sua grande sorpresa Piton non lo fece. Era da quella volta nell’aula di Pozioni che non si trovavano da soli, e a lei non infastidiva la cosa. Sapeva che il professore non ci avrebbe riprovato. Almeno lo sperava.
<< Bene, è mezzanotte in punto. Manca ancora un’ora al suo coprifuoco. Cosa ha intenzione di fare? >>
Non capiva. Era un invito?
<< Non lo so professore. Sono appena tornata dalla torre di Astronomia, ma faceva troppo freddo. Ero venuta in biblioteca per rilassarmi, ma ho trovato il suo Patronus, e non ho resistito ad evocare il mio. >>
<< E così una donnola eh. Bhè, un bell’animale. Femminile. >>
<< Già. Il suo ha un significato più importante no? Lily. >>
Il professore si rabbuiò, e un’espressione di dolore si dipinse sul suo viso. Hermione si sentì terribilmente in colpa.
<< No professore, mi scusi. Non volevo ricordasse nulla che la facesse stare  male. >>
Hermione appoggiò due dita sulla mano che teneva la bacchetta. Piton si scostò bruscamente. Non che il contatto con la ragazza gli desse fastidio. Doveva comunque mantenere il suo solito comportamento, freddo e distaccato.
<< Mi scusi. >> Hermione abassò la mano, e superando il professore, andò a cercare tra gli scaffali un libro di incantesimi. Il professore, se ne andò, spegnendo la bacchetta e lasciandola al buio. Scoppiò a piangere. Fece tutte le scale fino ai sotterranei  stringendo le mascelle, cercando di trattenere le lacrime. Era complicato. Non poteva farsi vedere in quello stato. Chiuse la porta del suo appartamento, e si sedette sulla poltrona davanti al fuoco, appoggiando la testa fra le mani. Era nel silenzio, si sentiva solo lo scopiettare del fuoco, e appoggiando la testa allo schienale della grande poltrona si addormentò, in una posizione scomoda. 
A pochi metri dal suo appartamento, nella sala comune dei Serpeverde, Draco, era nel letto, nudo con vicino Millicent Bustrot. E da innamorato come non mai dalla ragazza che condivideva il suo letto, passò ad uno stato confuso e depresso. Si guardò in giro, e vide Millicent che dormiva completamente nuda. Si alzò di scatto e indossò le mutande più in fretta possibile. La svegliò, scoprendola completamente.
<< Draco, amore. Cosa succede? >>
<< Prima che ti schianti, o qualsiasi altra cosa, vestiti e sparisci. >>
<< Ma, cosa dici. Io, tu m hai detto di amarmi, abbiamo fatto l’amore. >>
<< Sparisci cazzo! Via!!!! Mi hai rifilato un filtro d’amore. >>
La Bustrot si rivesti e corse fuori dalla stanza piangendo, e urlando qualsiasi parolaccia esistente.
Draco in cuor suo sperava di non essere visto da Hermione, sperava che non fosse successo niente. Voleva che fosse tutto apposto, e anche se era scorretto, sapeva che non le avrebbe detto nulla dell’accaduto tra lui e Millicent. Si vestì, e andò nella sala comune, ma non c’era più nessuno. Corse dalla signora grassa, e chiese se aveva visto Hermione, ma di li non era passata. Si smaterializzò sulla torre di Astronomia, ma nemmeno li c’era nessuno. L’unico posto era la biblioteca. Si diresse nel reaprto proibito. Sentiva il suo profumo, girò l’ultimo scaffale credendola lì, ma non c’era. Nulla. Draco era disperato.
Nei sotterranei, Hermione stava immobile davanti alla porta dell’appartamento di Piton. Non sapeva cosa fare. Aveva visto Draco parlare con la signora grassa. La stava cercando. Ma lei non voleva saperne di parlargli. Si smaterializzò davanti a quella porta, senza un vero motivo. Poi bussò. Niente, nessuna risposta, ma sapeva che era lì.
<< Alohomora >>  la porta si aprì, lentamente, ed entrò. Piton era seduto sulla poltrona, davanti ad un fuoco scoppiettante. Era affascinante, illuminato dal fuoco, con gli occhi gonfi di pianto. Aveva l’aria di un piccolo indifeso. Invece sapeva che era un uomo, un uomo coraggioso, e buono. Sapeva che lo era. Anche se non lo dava a vedere, anzi, cercava di essere sempre severo, e intransigente con tutti. Per la prima volta, aveva l’occasione di guardarlo, davvero com’era. Un bell’uomo, con un corpo tenuto in forma, dopotutto aveva solo trentasette anni, non era vecchio. Ma era pur sempre un professore, e lei un alunna. Un alunna delusa, dal ragazzo di cui si era fidata, dal ragazzo che l’aveva illusa. Non ne voleva più sapere. Era rimasto il Malfoy di sempre. Si sedette, sulla poltrona di fronte a quella del professore, e rimase lì, poi all’improvviso delle lacrime silenziose iniziarono a rigarle il viso, e iniziarono i singhiozzi.
Piton, si sveglio di soprassalto, e quando la vide, invece di mandarla via, le si avvicinò piano, appoggiandole una mano su quei polsi delicati che sostenevano il viso di lei. Lei, al tocco gelido dell’uomo, si scostò. Si guardarono per alcuni secondi, ma che sembrarono ore. Hermione non aveva gli occhi color smeraldo di Lily, ma erano bellissimi ugualmente, grandi e lucidi. Color ambra, ma con una sfumatura nocciola. Invece Piton aveva profondi occhi neri, l’iride, si confondeva con la pupilla. Fu uno sguardo intenso. Poi ermione si gettò fra le braccia del professore, lo fece con tanto slancio che finirono a terra. Davanti al caminetto.
Lei aveva infilato la testa sotto il mento, bagnando al professore tutta la camicia. Ma a lui non importava. A nessuno dei due importava davvero. Lei aveva bisogno di un amico che la consolasse, Harry e gli altri non avrebbero capito. Lui volevo solo un abbraccio di conforto. E si trovarono. A Piton si scaldò il cuore, cosa che nn succedeva da molto tempo, forse troppo. Non avrebbe mai più voluto provare la sensazione di solitudine, di abbandono. Ora, in quel momento stava bene. E non pensava al suo passato, ai suoi casini. Pensava a quella ragazza che era venuto a cercarlo. Piansero insieme, nessun coinvolgimento di alcun tipo. Solo un abbraccio amichevole. Di conforto, e stavano bene così.
Hermione tra un singhiozzo e l’altro si addormentò, mentre Piton le accarevva la testa e teneva un braccio intorno alle spalle così fragili della ragazza, per lui ancora bambina che teneva in braccio. Nessun coinvolgimento, dopotutto siete amici. Erano questi i pensieri del professore in quel momento. Voleva semplicemente giustificare, e nascondere invano la sua felicità, nel aver trovato qualcuno che lo capisse, senza dire parola. Solo stando vicino.
Lei sognò Draco, quella notte. Sognò che la insultava, che la respingeva. Doveva lasciare alle spalle quello che era successo con Draco, e pensare solo alla scuola e agli amici.
Stava benissimo tra le braccia di Severus.

Hermione e ...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora