Conquiste

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La ragazza, rimase nella casa di Sverus più tempo del dovuto.
Non se la sentiva di tornare al castello. Inviava ogni giorno dei gufi ai suoi amici, per rassicurarli e fargli mandare i compiti. Dopo un lungo discorso con il professore, l’aveva convinto a spiegare alla preside che sarebbe stata via per due settimane. Voleva ritrovare i suoi genitori. E così aveva detto anche ai suoi amici. Tornata a scuola, avrebbe dato dei piccoli esami per il recupero delle lezioni perse.
E così, passò una settimana e mezzo dal patto. Mancava ancora una settimana al rientro a scuola. Ed Hermione, inconsapevolmente si stava avvicinando sempre di più all’uomo. Ogni sera, davanti ad una tazza di cioccolata bollente facevano conversazione lunghe ore, prima che lei, come una bambina si addormentasse avvolta nella coperta rossa che Piton le aveva portato.
Non lo avrebbe mai ammesso. Adorava quel semplice pezzo di stoffa. Era intrinseco del odore del proprietario. Quando non la vedeva, o semplicemente lui era a scuola per tenere le sue lezioni lei la annusava, e ci si addormentava.
Passava le giornate a ripassare le lezioni e a pulire quella casa che dallo stato in cui era non veniva usata da molto tempo.
Ma quella sera non si addormentò, finita la conversazione rimasero a guardarsi. Senza nessun pensiero. Senza alcun desiderio. Solo a fissarsi, a rendersi conto di quanto davvero si fossero mancati. Di quanto davvero fossero compatibili.
Lei non lo voleva riconoscere. Lui non voleva fosse tutto così facile.
<< Buonanotte Hermione. >> si alzò, e le posò un delicato bacio sulla fronte.
<< Buonanotte Severus. >> sussurrò in risposta.
Una risposta che l’uomo non sentì. Si era già smaterializzato nel castello. Teneva le dita sulle labbra che scottavano ancora per il bacio che le aveva dato. Era così profumata, e bella.
Lei rimase sulla poltrona e riflettere.
Doveva rendersi conto che Severus, senza alcuno sforzo la stava riconquistando. Con il semplice potere della protezione e dell’affetto, che le dimostrava ogni giorno, facendo semplici cose.
Cose che la facevano sentire in armonia.  Per quanto sarebbe durato?
Cercava di immaginarsi un futuro. Senza il professore ovviamente. Ma non ci riusciva. Ora come ora, l’uomo era diventato indispensabile. Eppure non cercava di conquistarla in nessun modo, la faceva semplicemente sentire al suo posto.
Arrivò alla conclusione che Piton la stava conquistando davvero. Senza fare nulla. perché lui senza averla mai conosciuta realmente, sapeva di cosa aveva bisogno.
Con questi pensieri che le riempivano la mente, si addormentò in una posizione alquanto scomoda sulla poltrona.
Nei sotterranei di Hogwarts, invece, Severus era sveglio. Senza nemmeno accorgersene, si era innamorato della studentessa. Mentre qualche mese prima, quando era nel letto con Hermione, pensava ancora alla madre di Harry, ora non faceva altro che pensare alla giovane ragazza che dormiva in casa sua.
Innamorato di una persona con vent’anni in meno di lui. Non gli sembrava vero.
Eppure, lei era quella giusta. Quella con cui poteva chiacchierare tranquillamente senza trovare alcuna differenza di pensiero. Intelligente e brillante. E bella. Per un momento si diede dello stupido ragazzino. Aveva quasi trentotto anni, e si ritrovava a far pensieri da adolescente.
Ma era felice. Era questo che contava.
Il giorno dopo, era un sabato. E l’uomo, svegliatosi presto, non ci pensò due volte e si smaterializzò ad Haft-Tower. Entrò silenzioso nella camera di Hermione, convinto di trovarla ancora dormiente. Invece, si trovò davanti la ragazza appena uscita dalla doccia e ancora bagnata.
Spalancò gli occhi e sussurrando delle scuse, chiuse la porta alle spalle.
Infarti di prima mattina.
<< Severus, non è la prima volta che mi vedi nuda. >>
<< Certo, non me l’aspettavo però. >>
<< Arrivo. >>
<< Vestiti. >>
La porta si aprì.
<< Fatto! >> La ragazza aveva dipinto in viso uno sorriso raggiante. Si era svegliata bene.
<< T-Ti ho portato la colazione. >>
<< Severus? >>
<< Dimmi. >>
<< Basta. >>
L’uomo capì che la ragazza aveva colto il suo imbarazzo. Con un espressione corrucciata andò in cucina, intento a preparare la colazione.
<< No. Voglio tornare al castello. >>
A quelle parole il professore, si rese conto che la ragazza aveva indossato la divisa.
<< Ok Hermione, come vuoi. >>
La ragazza, lo prese per mano, e si smaterializzarono all’ingresso del castello. Nessuno era ancora sceso in Sala Grande.
<< Bene allora dovremmo salutarci qui. >> sentenziò la serpe.
<< Penso di sì. >>
Senza aggiungere parola Piton, si diresse verso i sotterranei, mentre la ragazza prendeva posto al tavolo dei Grifondoro.
Dopo parecchi minuti scese l’intera squadra di Quiddich della sua casa, seguita da quella di Corvonero.
<< Hermione! >> i due Weasley esclamarono all’unisono.
<< Ciao ragazzi! >>
A turno, Ron, Ginny ed Harry la abbracciarono. Erano felici di riavere la loro amica.
<< Ci vieni a vedere vero? >>
<< Oh certo. Chi arbitra? >> rivolse agli amici un sorriso.
<< Oliver Baston! Ci credi? >>
<< Interessante! >>
Fecero colazione tutti insieme, ed Hermione si inventò una fantomatica storia su come in quei giorni era andata a cercare i suoi genitori, partendo dalle informazioni che le avevano dato i vicini di casa.
<< Conclusione? >> Harry si era interessato alla falsa causa dell’amica.
<< Non li ho ancora trovati. Ma so che sono in Australia. Tutto qui. Presi i M.A.G.O. andò a cercarli e gli toglierò l’incantesimo di memoria. >>
Tutti annuirono. Erano felci per la ragazza.
Gli studenti, con il passare di minuti iniziarono a riempire la Sala Grande, in contemporanea con le loro pance. E come entravano, uscivano diretti al piccolo stadio di Quiddich.
lentamente, la ragazza si diresse al campo. Era insieme a Luna e Neville. Ovviamente Luna tifava per Grifondoro anche se erano contro la sua casa.
Sugli spalti, Hermione prese in prestito da Hagrid il grande binocolo per guardare la partita. Ma in realtà appena sentito il fischietto, lei si fermò a guardare una persona seduta sugli spalti che seguiva pigramente la partita.
Severus Piton.
No, non era una bellezza. Certo, non aveva i lineamenti giovani e lisci di quell’odiosa serpe. Aveva un viso consumato dal tempo, e dai sacrifici compiuti. Ma era terribilmente affascinante. Gli occhi grandi e profondi che seguivano il cercatore di Grifondoro. Anche dopo la guerra, il professore nutriva un forte senso di protezione nei confronti del ragazzo. Lo aveva fatto per diciassette anni, interrompere l’abitudine non era certo facile.
I capelli neri e finalmente puliti ricadevano morbidi sulle spalle. Incorniciavano un volto spigoloso e diafano.
La ragazza riconosceva di non trovarsi davanti al mister universo, ma per lei era bello così com’era. Con i suoi vent’anni in più. Con la sua esperienza e intelligenza dettata dal tempo. E lei si trovava bene con una mente saggia. Come la sua d’altronde.
Erano un connubio perfetto. Se solo non ci fosse il piccolo particolare che lui voleva conquistarla per un suo puro senso di egoismo. E questo la frenava, ma poco.
In quei pochi giorni che lui andava a prendersi cura di lei, la ragazza si era avvicinata.
E si era dimenticata del patto.
Ma era sempre lì. E lei si era ripromessa di non dargliela vinta per niente al mondo.
<< Grifondoro vince!! >>
Incredibile. Lei per tutta la durata della partita era rimasta ad osservare quell’uomo, che le sembrava sempre molto criptico.
Quella sera, sarebbe andata nel suo ufficio. Lo doveva ringraziare.
***
Hermione, era davanti alla porta dell’ufficio di Piton da più di dieci minuti. Poi bussò.
Nessuna risposta. Ancora. Nessun rumore.
Poi decise di aprire.
<< Mi chiedevo per quanto tempo avessi ancora intenzione di rimanere davanti alla mia porta. >>
La ragazza senti il sangue riempire le guance.
<< Mi chiedevo quanto tempo ci sarebbe ancora voluto perché tu mi rispondessi. >>
<< Ma tu sei entrata ugualmente senza chiedere il permesso.>>
<< Stai cercando di mettermi a disagio? >>
<< Ci sono riuscito? >>
<< Allora si. Era il mio scopo. >>
<< Grazie. >>
<< Prego. >>
Erano tutti e due ancora nella stessa posizione. Lui appoggiato alla cattedra con le braccia conserte, e lei un passo oltre la porta che si era immediatamente chiusa alle spalle.
<< Sei molto bella sta sera Hermione. >>
Le guancie si facevano sempre più rosse e il cuore iniziava a perdere qualche colpo.
Lui si avvicinò a lei, le guardava i polsi. Era a quelli che lui mirava. Glieli prese, e li portò ai sui fianchi. Dopo qualche secondo di incertezza, Hermione accentuò l’abbraccio e affondò la testa nel collo dell’uomo baciando le cicatrici dove Nagini lo aveva attaccato.
Sentiva il corpo dell’uomo fremere sotto le sue carezze.
Lui stava provando una sensazione del tutto nuova, che non si fermava al piacere.
Rimasero così per abbastanza tempo da essere stanchi di stare in piedi.
<< Sei convinto di avermi conquistata professore? >>
<< Non è forse così Granger? >>
Senza pensarci, senza rendersene conto rispose.
 << Si. >>

Hermione e ...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora