Partite, scontri e veleni

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Hermione, raggiunse il campo di Quiddich, di corsa, e salendo gli spalti raggiunse Luna, Neville e gli altri. C’era un gran boato, in quel piccolo stadio. Non mancava molto all’inizio della partita, e una volta annunciato l’inizio della partita, Hermione, Ron e Ginny, insieme al resto della squadra uscirono, dalla torre incorniciata da drappeggi dei Grifondoro, a tutta velocità facendo acrobazie in aria, prima che arrivassero i Serpeverde a rovinare tutto. Il suo sguardo corse al cercatore, della squadra avversaria. Di solito salutava il pubblico, esibendosi in un’evoluzione, ma quel giorno si limitò a portarsi a centro campo, dove lo raggiunse Harry. Draco non era di buon umore. Non era arrabbiato. Era triste, atterrito.  Madama Bumb, fischiò l’inizio della partita, liberando i bolidi e il boccini, e raccomandando poco prima di lanciare la pluffa di giocare pulito, come sempre.
I Serpeverde erano in vantaggio, anche se Ginny aveva già assegnato molti punti. Harry era fermo, per cercar di vedere il boccino d’oro, ma poi vide Draco dall’altra parte che inseguiva qualcosa, ma non con l’energia di sempre. Harry partì, e lo raggiunse in poco tempo.
<< Potter, chi si vede! >>
Harry si aspettava la solita spallata, ma non fece nulla.
<< Malfoy, ti vedo molto preso dalla partita. >>
Stavano entrambi seguendo il boccino, ma senza alcun interesse reale a prenderlo.
<< No Potter, in realtà non mi frega un cazzo di vincere o perdere. Ho altro a cui pensare. Per esempio Hermione. >>
<< Perché? Cosa succede? Non te la da? >>  Harry strozzò una risata.
<< No Potter. Crede che io la tradisca, ma non è così. Ieri la Bustrot mi ha rifilato un filtro d’amore, quella streghetta da quattro soldi. >>
Harry rise. Poi rivolse lo sguardo alla sua migliore amica, stava guardando Draco come se con il potere degli occhi potesse buttarlo giù dalla scopa.
<< Bhè, in bocca al lupo allora Draco. L’hai fatta grossa. >>
Superò Draco e con un gesto svelto e frettoloso della mano raccolse il boccino e facendo un’evoluzione in aria, simili a quelle che faceva Viktor Krum alle partite della coppa, si buttò in impicchiata e si fermò a qualche centimetro dal prato, alzando gloriosamente in aria il boccino.  Draco era ancora in alto, ed era fermo a guardare Hermione applaudire. Non sorrideva come sempre, applaudiva e basta. Non poteva farsela sfuggire, non doveva. Sapeva che avrebbe fatto di tutto per sfuggirgli.
Si piegò in avanti e a tutta velocità puntando agli spalti dei Grifondoro. passo sulla testa di alcuni del primo anno, poi afferrò per il braccio Hermione e la obbligò ad aggrapparsi a lui sul manico di scopa.
<< Draco, lasciami scendere ti prego! >> Hermione si aggrappò a Draco e scoppiò a piangere. In quel momento il Serpeverde, si sentì terribilmente in colpa. Ed entrò nella foresta nera, vicino alle rive del lago, atterrando e lasciando scendere la ragazza.
Lei scese, e con gli occhi pieni di lacrime lo guardò, più che altro lo fulminò con lo sguardo. E in una frazione di secondo partì un ceffone che si stampò sulla guancia diafana del ragazzo, lasciandole il segno rosse delle cinque dita.
<< Come diavolo ti permetti! Brutto piccolo insolente! >> Era fuori di se. Prese i rami che erano sulla spiaggia e glieli lanciò addosso.  Lui si avvicinò a lei con le mani alzate alle spalle in segno di resa.
<< Hermione, mi dispiace. Non è come pensi tu… >>
<< Tipica scuse del cazzo, Draco. Quello che penso io è che tu non sia cambiato e che tu sia il solito bastardo di sempre. Ti sei preso gioco di me. E ieri come niente fosse, senza degnarmi di uno sguardo, hai gioiosamente accolto quella mocciosetta della Bustrot tra le braccia. Che poi, come fa a piacerti poveretta. >>
<< Mi ha rifilato un filtro d’amore Herm. Come potevi pensare che mi piacesse quella. >>
<< Ah… e ti aspetti che io ti creda vero? Draco, non ci casco più. Non mi fido più.>> Hermione si allontanò, ma Draco la prese per il braccio. Facendole male, ed ebbe uno scatto d’ira.
<< Tu adesso mi ascolti. Devi credermi. >>
Stava quasi urlando, e le faceva male al braccio tanto forte che la strattonava.
<< Draco ti ho detto di lasciarmi stare. Non ne voglio più sapere di te. SPARISCI CAZZO!! >>
Hermione tirava il braccio, e Draco rimaneva con la presa stretta intorno al suo gomito. Finché non la prese per il mento sempre senza delicatezza, e la baciò, senza nessuno permesso, senza che lei potesse liberarsi. Cercò di liberarsi da quel bacio, da quel ragazzo che la stava toccando. Per quanto si fosse affezionata a lui, la disgustava il solo pensiero di avere alcun tipo di rapporto con questo ragazzo.
Hermione, con il braccio libero, tirò fuori la bacchetta, approfittando degli occhi chiusi di Draco.
<< Levicorpus! >>
Draco era finito con le gambe per aria, tenuto per una caviglia. Era furente.
<< Vediamo ora come fai lo stronzo! >>
<< Hermione ti prego. Lasciami scendere!! Ho sbagliato… ti lascio in pace. >>
<< Ah, e così vuoi scendere? >> sul viso della ragazza si dipinse un ghigno.
Spostò la bacchetta, e annullò l’incantesimo, facendo finire Malfoy con la faccia a terra. Poi si smaterializzò. Era finita nell’ufficio di Piton. E lui era lì, con la testa nel pensatoio. Chissà quale ricordo stava guardando.
 Lily, ovvio.
Si spostò, facendo il meno rumore possibile, ma tenendo sempre gli occhi fissi su di lui. Ma si distrasse e fece cadere una pila di libri.
Maledizione!
Il professore tirò su la testa, allarmato e con la bacchetta pronta all’uso. Ma quando vide Hermione la abbassò immediatamente.
<< Granger! Cosa ci fai qui? >>
<< Oh Severus – corse verso di lui – non sapevo dove andare, ero così incazzata. >> lo abbracciò, senza nemmeno rendersi conto che l’abbraccio non fu ricambiato. Lui era impietrito, con le braccia lungo i fianchi, ma si concesse di annusare i capelli della ragazza che sapevano di vaniglia. Alla fine, cedette e la abbracciò, stringendola contro il suo petto.
<< Cosa succede? >> le accarezzava i capelli, la voleva consolare, rassicurare.
<< Malfoy. Dopo la partita, è passato sugli splati della mia casa con la scopa, e mi ha presa, portandomi sulle rive del lago, e mi ha strattonata, tenuta ferma e baciata. Se non avessi usato l’incantesimo Levicorpus non so cosa mi avrebbe fatto. >>
Piton spalancò gli occhi. Avevano messo le mani su Hermione. Malfoy, aveva messo le mani, su Hermione. Era geloso, eccome se lo era. Anche se non era corretto esserlo. Lei non era sua. Ma il pensiero che qualcuno le potesse fare del male in alcun modo lo infastidiva.
<< Tranquilla Hermione. Provvederò. Ma mi devi promettere che gli starai lontana. Non voglio che ti succeda nulla, mi hai capito? >>
La guardò per un lunghissimo secondo negli occhi poi le diede un morbido bacio sul naso. Hermione, si sentiva protetta più che mai. Lo guardava negli occhi, e capiva di essere qualcosa di speciale. Le labbra del professore, si erano curvate in un lieve sorriso. Non lo aveva mai visto sorridere. Ed era bello più che mai.
<< Sei bellissimo. >>
<< Ora devi andare, non dovresti essere qui. Ci vediamo sta sera, nel mio appartamento. >>
Hermione gli sorrise, e poi si smaterializzò nella sala comune dove tutti i suoi amici, dopo i festeggiamenti, si erano fermati a riposare davanti al camino accesso. Ginny le corse incontro e la abbracciò.
<< Cos’è successo? Luna, mi ha detto che Malfoy ti ha portata via. >>
<< Ginny, non ne voglio parlare. È stato terribile. >>  Hermione si guardò in giro, vedeva tutti tranne Harry.
<< Ginny, dov’è Harry? >> temeva fosse andato da Malfoy. L’amica guardò per terra, e farfugliò qualcosa di incomprensibile.
<< Ginevra Weasley!! Dov’è Harry????>>
<< Harry, è andato da Malfoy… Herm, non fare cavolate! >>
Hermione iniziò a respirare a fatica. Sapeva che Harry, era molto protettivo nei confronti di Ginny e di lei. Era la sua migliore amica, e non voleva che le succedesse nulla.
Sapeva che Harry non si sarebbe limitato ad una discussione. Rischiava l’espulsione.
<< E voi non lo avete fermato?? >>
<< Hermione, calmati. Ci abbiamo provato ma si è smaterializzato. >>
<< Merda!!! >>
Doveva mantenere la calma, ma non ci riusciva. Iniziò ad agitarsi, poi si smaterializzò, nella corte dove i ragazzi tra una lezione e l’altra si rilassavano, ma non c’era nessuno. Si smaterializzò ancora due volte prima di trovarli dietro la capanna di Hagrid. Harry teneva la bacchetta puntata contro Malfoy, e Draco viceversa. Harry era fuori di se, e quando si accorse di Hermione, le urlò di andarsene.
Hermione non lo ascoltò, e si avvicinò a Harry. Draco la guardava con disprezzo. Era ferito. Ma non fisicamente. Draco puntò la bacchetta contro Hermione.
<< Potter, sparisci. È una questione tra me e la ragazzina. >>
<< Malfoy, abbassa la bacchetta. >>
<< Stupeficium! >>
Harry volò qualche metro più in la sbattendo la testa contro un albero. Hermione stava per correre incontro all’amico che per fortuna non era svenuto, ma parecchio disorientato.
<< Incarceramus! >>
<< Diffindo! >> Hermione era stata più veloce di Draco.
<< Smettila Draco. Non so cosa ti passi per la testa. Ma mi devi lasciar stare. Filtro o non filtro, non ti saresti dovuto comportare in questo modo! >>
<< Herm, ti prego. Non... >>
Ma Hermione, si era già avvicinata a Harry e si era smaterializzata nella sala dei Grifondoro.  Lo accompagnò sul divanetto di fronte al camino, dove si precipitarono tutti. Ginny era scoppiata a piangere, senza sapere nemmeno cosa era successo, ma si tranquillizzò immediatamente quando vide Harry vigile e parlante. Quando Hermione raccontò cos’era successo, i loro amici andarono su tutte le furie.
<<  Ragazzi, me la cavo da sola! È una questione tra me e Draco che verrà risolta al più presto.  >>
Harry, quella sera non scese per la cena, e nemmeno Ginny, che rimase a fargli compagnia. Cenò tranquillamente, guardando, più di quanto fosse lecito verso il tavolo dei professori. Verso il suo professore preferito, che parlava con la preside.
Poi si girò, e guardò Hermione, con un mezzo sorriso. Non vedeva di concludere la cena e fare un giro per il castello, per ritrovarsi casualmente nelle camere di Severus. Percorse le scale con Ron, chiacchierando del più e del meno, con sempre un po’ di imbarazzo.  Lui probabilmente provava ancora qualcosa per lei, ma non lo voleva ammettere. Però sapeva da Luna che una ragazza che condivideva la stanza con Ron, provava un debole per lui.
Li raggiunse Neville chiamandoli a gran voce. Era agitato. Come se avesse appena visto un fantasma.
<< Piton… >> Ansimò questo nome.
Hermione si immobilizzò, mentre Ron riempiva di domande il giovane Grifondoro.
<<  Non sappiamo cosa gli è successo. Ma dopo la cena, era rimasto con la preside a parlare al tavolo con gli altri professori. Voi ve ne eravate appena andati. Forse c’era qualcosa nel bicchiere, ma è caduto addosso alla McGranitt. E non sono riusciti a farlo rinvenire. Lo hanno portato in infermeria.  >>
La ragazza, non attese altre parole dall’amico, corse in infermeria, lasciandosi dietro i compagni incuriositi, che ovviamente non capivano cosa c’era dietro. L’affetto che provava per quell’uomo. Correva con le lacrime che morivano dalla voglia di uscire, ma cosa avrebbero pensato gli altri? Doveva mantenere un comportamento adeguato ad un’allieva che si era semplicemente preoccupato per il professore.
Arrivò, e vide Madama Chips, insieme alla preside, intorno all’unico letto occupato. E lui era lì. La sua pelle era più diafana del solito, e le labbra erano violacee. Lo avevano avvelenato. Ma sentì Madama Chips, che diceva alla McGranitt, che si sarebbe ripreso. Ci sarebbero voluti giorni, forse più di una settimana, ma si sarebbe ripreso. Ora c’era da scoprire chi era stato a fare una cosa simile.

Hermione e ...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora