Il patto

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La mattina dopo, Hermione si svegliò sul letto dell’infermeria, con un gran mal di testa. Accanto al suo letto c’erano dei fiori. Era stato sicuramente Harry. Lo faceva ogni volta.
Accanto al suo letto c’era la rossa un anno più piccola di lei.
<< Buongiorno testa dura. >>
<< Ciao Ginny. >> era quasi un sussurro il suo. << AHI! >>
<< Hai preso una bella botta. >> l’amica indicava la benda sulla fronte della Grifondoro.
<< Come avrei fatto? >>
<< Non lo sappiamo Hermione. Mirtilla si rifiuta di dircelo, a meno che non ci sia Harry. >>
<< Tipico. >>
Hermione si guardò in giro, e notò con dispiacere che Draco non c’era.
<< Ginny, mi andresti a chiamare Draco? >>
<< Ehm, Hermione… >>
<< Cosa c’è Ginny? >>
<< Non so come dirtelo. >>
<< Dimmi cosa succede!! >> più che una domanda quella della ragazza sembrava una minaccia.
<< Draco è stato espulso. Ecco. >>
<< Draco è stato espulso??? >>
<< Si Hermione! >>
<< Che ore sono? >>
<< Passato da poco mezzogiorno. Hermione, mi dispiace è già partito. >>
<< E non avete pensato di svegliarmi per salutarlo? >> era sull’orlo di una crisi isterica.
<< No, gli hanno impedito di avvicinarsi a te. È perché l’hanno trovato qui questa notte che Piton l’ha espulso. >>
<< P-Piton cosa?? >>
<< Si, Harry aveva prestato il Mantello dell’Invisibilità a Draco. Lui si è fatto scoprire sotto gli occhi di Piton che lo ha espulso dopo aver tolto punti a Serpeverde. >>
<< Non è possibile. >>
<< Eccome se lo è! >>
Ron apparve con un sorrisone davanti al letto di Hermione. era felice per l’espulsione della serpe.
<< E tu cosa ci faresti qui? >>
<< Oh scusa!!! Sono venuto a vedere come stai! Miseriaccia Hermione, metti da parte il tuo orgoglio una buona volta! >>
Bel modo di iniziare la giornata.
La ragazza ancora stesa nel letto, si girò dalla parte opposta, e mise il broncio.
<< Dai Hermione. >>
Il rosso, si inginocchiò.
<< Ronald Weasley! >>
<< Prometto che non lo farò mai più! >>
<< E se lo farai, saprò che sei tornato te stesso. >>
I due amici si abbracciarono.
<< Via via, basta con questa smancerie. >> Madama Chips arrivò con fare sbrigativo.
<< Buongiorno Madama Chips. >> coro dei tre ragazzi.
<< Signorina Granger, come si sente oggi? >>
<< Meglio grazie, penso di potermi alzare. >>
<< Potrà alzarsi per ora di cena. Deve riposare ancora. >>
<< Ma.. >>
<< Ma non si discute. Ora beva la pozione e si addormenti. >>
La ragazza, disgustata si tappò il naso e trangugiò quell’intruglio maleodorante.
<< Su via, ogni volta la stessa storia. >> scuotendo la testa Madama Chips tornò alla sua cattedra.
<< Hermione, noi andiamo a pranzo. Più tardi veniamo a trovarti. >>
<< Ok, salutatemi tutti gli altri. >>
I due ragazzi, la guardarono addormentarsi farfugliando un saluto, e se ne andarono.
Verso ora di cena, Hermione si alzò, si fece medicare la ferita e poi andò in Sala Grande. Tutti i ragazzi del settimo anno di Serpeverde, la cruciavano solo con lo sguardo. Ritenevano lei la cause dell’espulsione di Draco. Ma lei, infondo, che colpe aveva. Passò nel corridoio centrale con la testa bassa e l’amaro in bocca.
<< Bentornata Granger. >>
<< Ciao Seamus. >>
Si sedette al solito posto, tra Ginny e Dean. E iniziò a mangiare, con una voracità insolita. Che i suoi amici notarono.
Non fece caso al tavolo degli insegnanti fino al momento del dolce, dove alzò gli occhi e incontrò lo sguardo di Piton.
Quello dell’uomo era di soddisfazione pura, quello della ragazza, invece non si poteva descrivere. Lo fulminò. Era infuriata.
Ovviamente sospettava che il professore di Pozioni avesse espulso Draco per il semplice motivo di levarselo dai piedi. Intuiva bene.
Tornarono tutti in Sala Comune.
<< Herm te la senti di fare il turno? >>
<< Si certo Ron. Non sono stanca, ho solo un leggero mal di testa. >>
<< Ok. Ti aspetto allora. >>
La ragazze gli sorrise, e corse nel dormitorio per farsi una doccia e cambiarsi la divisa. In quel momento un gufo picchiettò sulla finestra vicino al letto della ragazza.
Gli prese la piccolo pergamena che teneva nel becco, e dandogli un buffetto sulla testa, lo mandò via.
Ti aspetto nel mio ufficio dopo l’una. E cerca di non dare nell’occhio.
Dobbiamo parlare.
Severus.
Leggendo quelle parole le saliva sempre di più il nervoso. Pensò qualsiasi parolaccia conoscesse. E il diretto interessato era il mittente. Lo odiava. 
Gli mancava Draco, gli mancava terribilmente. Avrebbe voluto fare il turno insieme a lui come il solito, e prima di tornare nei rispettivi dormitori restare a coccolarsi nel bagno dei prefetti. Sarebbe andata nell’ufficio di Severus per parlare, anzi più probabilmente per litigare come avevano fatto alla festa di Narcissa. Ecco di cosa dovevano parlare. Di Narcissa, dovevano parlare di Draco, e di come Severus avrebbe inviato una lettera di scuse con allegata la riammissione del ragazzo.
Scese, facendo finta che andasse tutto bene.
<< Andiamo Ron? >>
<< Si, sono pronto. >>
<< Ro-Ron non stai andando in missione! >> 
<< Ginny smettila! >>
Uscirono dalla Sala Comune, lasciandosi alle spalle le risate della rossa e di Harry.
Il giro fu tranquillo, e nessun ragazzo fu trovato fuori dal dormitorio.
<< Ron, io vorrei andare nella stanza di Draco, quindi se non ti dispiace…>>
<< Certo certo, ci vediamo domani. Buonanotte allora. >>
<< Notte Ron. >>
Rimase a guardare il ragazzo, che con le orecchie paonazze tornava verso il quadro. Poi si girò, e si avviò per i sotterranei. Si stava preparando il discorso, quando mandò tutto al diavolo e decise che avrebbe improvvisato. Basta programmare tutto.
La porta dell’ufficio era aperta. Si affacciò, e vide il professore alla cattedra che leggeva un libro, con la camicia aperta e la mano fra i capelli. 
Hermione mandò giù quella strana attrazione che l’aveva invasa non appena scorta la figura dell’uomo, e si schiarì la voce attirando l’attenzione di Piton.
<< Buonasera signorina Granger. Si accomodi pure. >>
Hermione, con un sopraciglio alzato e senza dire una parola entrò. La serpe, con un gesto della bacchetta chiuse la porta a chiave.
<< Professore, di cosa doveva parlarmi? >> faceva la sostenuta. Doveva farlo.
<< Hermione, basta con queste cortesie. >>
<< Severus, di grazia, cosa devi dirmi? >>
<< Come hai saputo, ho fatto espellere Malfoy, una complicazione di meno. E..>>
<< Una complicazione?? E perché l’avresti fatto? Per ottenere cosa da me? >>
<< Nulla, voglio te. >>
<< Sei un… egoista! >> quasi lo sputò l’insulto.
<< Si. >>
<< Non hai fatto la mia felicità facendo così, se è quello che volevi ottenere. Con te non sarò mai felice. Non sarò mai tranquilla. Vieni a dirmi che ho sbagliato ad avvicinarmi a Draco e tu cosa fai? La stessa sera vai a letto con sua madre!! >>
<< E questo chi te lo ha detto? >>
<< Oh bhè, pensi che Narcissa non abbia detto nulla a suo figlio? >>
<< Questo non l’avevo messo in conto. >>
I due si erano fatti sempre più vicini. Hermione aveva le braccia sulla cattedra ed era sporta in avanti, avrebbe voluto urlare, invece era un sussurro il suo. 
<< Adesso sai cosa farai Severus? Manderai un gufo a Narcissa con scritte le tue scuse e allegherai la riammissione di Draco. >>
<< Altrimenti? >> ecco, l’uomo si era fatto ancora più vicino. Mancavano pochi centimetri al naso di Hermione. la voleva sedurre.
<< Altrimenti ti faccio bandire dal castello. >>
<< Non lo faresti. >>
<< Eccome se lo farei. >>
<< No, non lo farai. >>
<< E cosa te lo fa pensare? >>
<< Che sarai talmente innamorata di me che non avrai il coraggio di andare da Minerva e raccontargli tutto. >>
La ragazza gli mollò un sonoro schiaffo.
<< Me l’aspettavo. >>
La ragazza, lo fissava furiosa.
<< Facciamo un patto. Se entro un mese non sarai caduta tra le mie braccia, io riammetterò Draco e darò le mie dimissioni. >> 
Hermione pensò che ci doveva essere un inganno da qualche parte. E si fece come minimo un milione di domande su come la persona davanti a lui potesse abbassarsi a così tanto per ottenere ciò che voleva. 
Accettò, con la consapevolezza che non avrebbe mai ceduto. Lei apparteneva a Draco.
Infondo quanto potevano essere lunghe quattro settimane?
 

Hermione e ...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora