"Si chiama esplorazione."
"Ah." Claudia sorrise. "Quindi non ci siamo persi..?"
Ryo fece un misto tra uno sbuffo e una risatina di scherno che accompagnò con uno svolazzo della mano. In un fumetto l'avrebbero reso con uno "pfui" noncurante.
"Eppure ne ero certa..." Lo stuzzicò guardandosi intorno nell'ennesima stradina percorsa nell'ultima mezz'ora nel dedalo di viuzze dietro Piazza Navona.
"Saresti stata contenta di andare direttamente al Pantheon? Senza sapere cosa c'è intorno? Senza conoscere il contesto in cui sorge? Senza..."
"Senza perderci!"
"Che banalità. Senza esplorazione gli esseri umani vivrebbero ancora nelle stesse grotte."
"Mi stai dicendo che dovremmo ringraziare lo scarso senso dell'orientamento dei primi ominidi?"
"Tutte le grandi scoperte si basano sulla casualità, dovresti saperlo." Parzialmente vero, Claudia l'avrebbe dovuto ammettere.
"Cristoforo Colombo!" Esclamò di colpo il ragazzo mentre sbucavano in una piazza e scoprivano la facciata principale del Pantheon, con le sue colonne possenti ed eleganti. "Colombo è l'esempio lampante, la dimostrazione di quello che sto dicendo."
Claudia ci pensò su sorridendo. Sorrideva sempre quando discutevano.
"Non sai che ribattere, eh?" La sfidò lui. Raro vederla senza parole. "Cristoforo Colombo non è altro che uno che si è perso!"
***
Ryo proseguì fino a quello strano cubo rosso e lucido, scrutò il viale alberato che procedeva oltre e decise di controllare anche il lato opposto di quello spiazzo.
Tornò sui suoi passi cercando di memorizzare dettagli aggiuntivi e uno in particolare attecchì nella sua mente: era presente anche lì quella sensazione di abbandono che aveva già notato a Napoli, ma mancavano gli strani rampicanti a coprire ogni cosa. Tutto era vuoto e desolato, ma pulito.
Raggiunse la seconda palazzina e notò che era costeggiata, di lungo, da un tappeto rosso. Una DeLorean grigio metallizzato, simile a quella resa celebre da Ritorno al futuro, era parcheggiata al margine destro. Un muretto alto circa un metro e largo altrettanto lo separava da quell'area circoscritta.
Vi si appoggiò e rimase a guardare per un attimo, riflettendo sulla situazione. Il cavallo gli si avvicinò e sembrò condividere i suoi pensieri.
"Devo trovarti un nome, sai?" Gli disse, tenendo la voce bassa per limitare quel riverbero che gli dava sui nervi. Si voltò a guardarlo e intrecciò le mani dietro la nuca. "Epona?" Propose scavando nel baule della nostalgia. "Ti piace come nome?"
Il cavallo inclinò la testa da un lato ma non emise suoni.
"Silenzio assenzo." Sentenziò Ryo. "Aggiudicato". Poi si mise a sedere sul muretto e si tirò su. Lo percorse per un paio di metri, godendo quella nuova prospettiva e provando a guardare a quello che li attendeva in avanti: una specie di torre rossa come il cubo alle sue spalle, un altro edificio oltre di essa e una piccola struttura prefabbricata. Alla sua sinistra, al di là della strada non tanto ampia, manifesti di film di qualche anno prima, come First Man e Roma.
Tornò a concentrarsi su Epona che lo seguiva costeggiando il muro e un'idea emerse nella sua mente. "Che ne dici se..?" Gli carezzo la criniera, grattò il lato del muso, poi azzardò di salirgli in groppa e attese una sua reazione.
Epona accettò e i due si avviarono placidamente lungo la via.
***
Si trovava su un'isola. Una piccola isola, altro che Venezia. Ma la città non era lontana, ne aveva scorto le sagome d'arte e fascino al di là della laguna che aveva raggiunto nel giro di qualche minuto e due strade. Valutò che da un lato all'altro di quella striscia di terra, dal mare alla laguna, non ci fossero più di duecentro metri.
Discorso diverso per quanto riguardava la lunghezza: Ryo ed Epona avevano trotterellato a lungo per giungere alla fine de lungo viale alberato che la tagliava longitudinalmente.
"E ora che si fa?" Chiese a sé stesso e al cavallo. Fino a quel momento, non avevano incrociato niente e nessuno, né altri animali, né altri essere umani, e sfiorava con preoccupazione la possibilità che potessero essere soli sull'isola.
Smontò da cavallo ai margini di una pineta e si mise a sedere a terra. Incrociò le mani dietro la nuca e si lasciò cadere sulla schiena. Di getto, con liberatoria violenza, sotto gli occhi stanchi di Epona. Alberi svettavano sopra la sua testa, i rami a riposo nell'aria immobile, le foglie rilassate e inermi. Vi si concentrò per lasciar scivolare via i pensieri e vagabondare lo sguardo. Un ramo, un altro ancora, poi giù lungo il tronco e... si alzò a sedere di scatto: sulla corteccia era disegnato un cerchio nero non diverso da altri che aveva visto nella strana Napoli che era stata tappa precedente di quel suo viaggio.
Cerca la Luna rossa
Quelle parole si accesero nella mente come un'insegna al neon. Quella strana ragazza che sembrava parlare a vanvera gli aveva dato uno scopo. Una meta. Una missione, se vogliamo.
"Dobbiamo andare!" Disse a Epona battendogli dolcemente sul collo, senza distogliere lo sguardo dall'albero. Se c'era quel segno, con tutta probabilità ci sarebbero state anche le mezze lune che aveva visto a Napoli. E, chissà, anche la Luna rossa che gli era stato suggerito di trovare.
***
Perlustrarono per un po' l'estremità di quell'isola. Passeggiarono su quello che sembrava un campo da golf. Stazionarono a osservare il mare che accoglieva il sole rosso del tramonto e solo allora Ryo si rese conto di un problema da risolvere con urgenza: dove avrebbero passato la notte?
Smontò da cavallo e si guardò intorno alla ricerca di un luogo che gli sembrasse sicuro, uno che avrebbe potuto accogliere con tranquillità il suo nuovo compagno d'avventura.
"Che ne dici di quella villetta?" Gli chiese dirigendosi verso una casa che sembrava fare al caso loro: piccola, anche se disposta su due piani, circondata da un giardino accogliente ma non troppo grande, con il cancello d'ingresso semiaperto. "Vale la pena dare un'occhiata?"
Raggiunsero la casa e Ryo fece un primo passo oltre il cancello, aprendolo quel tanto che gli bastava per passare. Non cigolò, né emise altri suoni spettrali, come ci si sarebbe aspettati in una situazione surreale come quella che stava vivendo.
"C'è nessuno?" Chiamò senza ricevere risposta e questo gli diede il coraggio per fare un altro paio di passi in quella proprietà che appariva disabitata, preceduto dalle ombre lunghe del tramonto. Spalancò il cancello per permettere a Epona di entrare, poi lo accostò alle loro spalle.
Un giro veloce del giardino lo rassicurò e lo convinse che poteva essere la sistemazione che cercavano per la notte. Il rifugio per aspettare il sorgere del sole e l'inizio di una nuova giornata di esplorazione e ricerca.
Un giro completo della casa, saggiando finestre, provando la porta, fino a trovare la via d'accesso che cercava. Una finestra chiusa male e facile da scavalcare. Entrò soddisfatto, aprì la porta dall'interno per lasciar passare anche Epona e la richiuse su un mondo che si immergeva nella penombra.
Senza notare la luna piena tracciata in modo incerto, sconnesso e irregolare sul lato degli scalini di ingresso.
Né la figura nascosta nell'ombra accanto al cancello semichiuso.
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Red Moon People
Science FictionRyo era con la sua ragazza Claudia quando la fine è arrivata, quando l'accecante esplosione ha riempito il cielo e cancellato tutto. Ma ora ha riaperto gli occhi in un luogo che non riconosce. Solo, senza la sua compagna e senza nessun punto di rife...