Capitolo 14: On the Road Again

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"Sei pronta?" La voce spenta, piatta, senza entusiasmo. La voce di Dario.

"Prontissima!!! Non vedo l'ora, un altro viaggio, un'altra avventura!" La risposta briosa, squillante di Claudia, che si preparava alla settimana bianca con i genitori.

"Già... un'altra avventura." Confermò lui, con un filo di voce e una smorfia che lei non poteva vedere dietro lo scudo della chiamata audio Whatsapp.

Ma il tono, quello sì che era eloquente. Claudia lo capì subito e tenne a freno la gioia per il viaggio imminente. "Purtroppo mio padre aveva già prenotato tutto, non ti ha potuto aggiungere..." spiegò, ancora una volta, mentendo almeno in parte, "altrimenti saresti potuto venire con noi!"

"Fa niente, capisco benissimo." Si strinse nelle spalle, ma no, non capiva per niente. Non voleva capire. "E poi viaggiare non mi piace molto."

"A tutti piace viaggiare!" La favola della volpe e l'uva, che Claudia non aveva mai amato. Non le piaceva quando Dario denigrava qualcosa solo perché non poteva averla.

"A me no." Ribadì, trincerando la delusione dietro quell'affermazione forte e parzialmente falsa. "A me proprio no." Aggiunse con un rafforzativo, forse per autoconvincersene. Fallendo miseramente.

"Ti piace viaggiare con me." Lo stuzzicò, nella speranza di scalfire quel muro permaloso e superbo.

"L'abbiamo fatto una volta sola."
"E ci siamo divertiti!!!"

Si strinse nelle spalle, ma Claudia percepì solo una pausa poco eloquente.

"Allora?" Lo rincalzò. "Invece di piangerti addosso, inizia a organizzare un altro viaggio insieme. Come vuoi, dove vuoi e quando vuoi."

"E sia!" Le disse scavando dentro di sé per pescare qualche manciata di entusiasmo sommerso. "Viaggeremo così tanto che ci verrà a noia!"

***

Il Sole calante. Il freddo che stringeva le ossa. I suoni slabbrati di una realtà morente.

Ogni volta che si soffermava a osservare quel mondo fuori dal tempo, Dario apriva l'animo allo spettro grigio della depressione. Quella storia iniziava a durare troppo, doveva trovare un modo per andar via da lì. Ammesso che ci fosse.

Seguì Michele e Tara che si muovevano sicuri tra ponti e calli veneziane, senza parlare, assecondando il silenzio di quell'acqua ferma e muta. Morta.

"Ci siamo quasi" disse finalmente Michele spezzando quel malato incantesimo. Sarebbero stati sul posto quando il Sole sarebbe calato definitivamente, pronti a governare il salto che sarebbe seguito. Una Luna calante, a quanto sapeva, un salto verso un altro luogo fuori dal tempo. Fermo da qualche parte del passato. Gli avevano dato una maglietta neutra da indossare al posto della sua, per mascherare la sua provenienza nei suoi spostamenti di lì in poi. L'aveva accettata senza protestare. Basta Baby Groot, basta vita precedente.

"Dove siamo diretti per l'esattezza?" Provò a chiedere, fingendo un interesse che in realtà non provava: nel cuore aveva una zavorra difficile da lasciarsi alle spalle, dovuta alla situazione, alle prospettive e una strana sensazione nei confronti di quella gente che lo stava guidando. Ma non aveva altra scelta che seguirli se voleva continuare il percorso di comprensione di quella bolla fuori dal tempo in cui era costretto a muoversi.

Non gli risposero, non subito, ma Dario vide che Michele e Tara si scambiavano sguardi mentre imboccavano l'ennesimo ponte. Dario li seguì, fiducioso che una risposta gli sarebbe finalmente arrivata e lo fece: Michele si fermò proprio nel mezzo di quella struttura in pietra e fissò il corso d'acqua che passava sotto di loro, inerme.

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