Capitolo 24: Insieme

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Brr

Brr

Brr

Dario aprì gli occhi e la stanza era buia, rischiarata dalla sola luce del cellulare che continuava a vibrare. Smanacciò il comodino e riuscì ad afferrarlo dopo qualche tentativo fallito e strinse gli occhi per mettere a fuoco le notifiche che apparivano una dopo l'altra sul display.

Claudia, presa da una delle sue solite frenesie di quando trovava qualcosa che la colpiva e DOVEVA condividerla subito con lui.

"Che c'è" le disse brusco quando gli rispose al primo squillo. Si alzò e si trascinò al computer, scrollando il mouse per risvegliare anche lui dal torpore del risparmio energetico.

"Che fine avevi fatto?!" La voce all'altro capo, incurante del tono brusco con cui il suo ragazzo l'aveva accolta. "Ti sto chiamando da un'ora!"

"Mi ero addormentato..." si giustificò sbadigliando.

"E hai perso un momento storico."

Ryo si grattò la testa e iniziò a guardare le immagini che Claudia le aveva mandato in chat. "Ma che..."

"C'è stata una cosa del Papa prima." Sbuffò. "Oh, te l'avevo detto di guardarla."
"E mi..."
"Ti sei addormentato, sì. Comunque ho pianto." Fece una pausa. "Poi sono andata online e sto ridendo da allora. Una pioggia di meme!"

Dario cominciò a guardarli e a ridacchiare, incapace di togliere gli occhi da quello col Papa sulla scalinata del sagrato della Basilica che fronteggiava Darth Vader. "Che spettacolo, ma che mi sono perso?!" Continuò a scorrere un'immagine dopo l'altra, ridendo e commentando, fino a fermarsi sulla prima che Claudia gli aveva mandato.

Si fermò e zittì. Ispirò a fondo.

"Che c'è?" Gli chiese. Un filo di voce che mascherava la consapevolezza di chi ci era già passato.

"Ho capito perché hai pianto..." Mormorò, gli occhi fissi sulla piazza vuota e lucida di pioggia, sulla figura bianca del Papa che ne sosteneva il peso sulla spalle fragili.

"Quando tutto questo sarà finito, ci incontreremo lì."

***

La bellezza di Roma gli era apparsa ingombrante a volte. Enorme, imponente, opprimente. Non quella mattina, in quell'alba fredda e pallida di inizio primavera.

Aveva camminato a passo lento, ritagliandosi qualche momento per respirare quella realtà che gli era mancata nel percorrere la poca distanza che lo separava dalla sua meta. Il lungotevere, Castel Sant'Angelo, il piazzale e la strada da attraversare con sporadiche auto a spezzare la tranquillità di quella vista suggestiva: la via che si distendeva orgogliosa verso la cupola spettrale che emergeva dalla foschia, le colonne a segnare il cammino da compiere.

Attraversò la strada e camminò, il passo che prendeva ritmo man mano che la meta si avvicinava, a dispetto delle gambe molli e le mani che formicolavano. La tensione lo stava prendendo all'idea di arrivare nel piazzale e trovare Claudia ad attenderlo, pronta al più bizzarro appuntamento della storia del mondo. Sorridente e fiera di quel che era riuscita a fare.

Ma quando arrivò a piazza San Pietro lei non c'era.

Trovò lo stesso desolante deserto di quel giorno in tv e il calore dell'alba che soffiava via il grigio con determinazione. Rallentò fino a fermarsi, respirò a fondo e raggiunse l'obelisco. Vi si nascose dietro, all'improvviso consapevole di essere a zonzo in un mondo in lockdown. Attese, le mani a tormentarsi l'un l'altra, i pensieri a scalciare nervosi.

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