"Questi sono i miei viaggi preferiti..." mormorò Claudia nel dormiveglia, cullata dal suono ritmico del treno che correva gioioso sui binari.
"Io preferisco l'auto." Biascicò Ryo, le braccia incrociate sul petto in attesa che quella tortura fosse finita. "Puoi fermarti dove vuoi con l'auto. Non riesco a capire che ci trovate nei treni."
"Io e chi altro?"
"Il mondo."
La ragazza sospirò e si sistemò sul sedile: "Relax, tempo per pensare, per leggere, per fare cose. E mentre fai tutto quello che ti pare, il treno ti porta." Si sporse verso di lui: "dritto, sicuro e veloce." Poi ammiccò scherzosa: "e senza perdersi!"
Lui la liquidò con un gesto. "È banale. E noioso. E..." incespicò alla ricerca del pensiero giusto per ribattere. "E prevedibile. Uccide la creatività. Se sei in auto e noti un paese che ti piace, puoi andare a vederlo. O un bosco. O un fiume..."
Claudia scosse la testa: "differenti filosofie, l'enfasi sul viaggio piuttosto che la meta, l'avventura contro la sicurezza."
"L'emozione contro la noia."
"Punti di vista." Ribatté ancora, convinta, richiudendo gli occhi sul suo relax.
"Punti di vista diversi." Confermò Ryo con il broncio. "Uno giusto e uno sbagliato."
"Questo è certo", gli rispose con un filo di voce, poi si strinse nelle spalle. "In ogni caso, possiamo rimandare la discussione a quando almeno uno di noi avrà la patente?"
***
"Quindi..." Iniziò Ryo, rompendo il muro di silenzio che si era eretto tra loro, "quindi questo treno ci ha lasciati indietro e non possiamo risalirci." Guardò i compagni smarriti. "E non possiamo... non so... seguire i binari?"
Rudy scosse la testa. "Non funziona così", disse, ma fu Bernard a proseguire, dopo aver pulito metodicamente i suoi occhilini tondi.
"Diciamo che siete caduti in un fiume e siete alla deriva." Una pausa, ragionata e placida. "Tra rapide e gorghi."
"E ognuno di quei gorghi," completò Michele, "può catturarvi e trascinarvi altrove."
"OK, ok", intervenne Arturo. "Basta con queste metafore. Dove e quando siamo? Era questa la domanda giusta, no?"
"Venezia." Fu la risposta rapida di Michele. "Ma questo lo sapete. Quanto al quando..." e sorriso del suo ridicolo gioco di parole, "... in quello che era il 2018."
Ryo strinse gli occhi e ci pensò su per un attimo. "...Era?"
"Qualcuno di noi le chiama Reliquie." Spiegò Rudy.
"Altri Scie o Ombre." Continuò Michele. "Viaggiando sentirete anche altre definizioni, probabilmente."
"Reliquie." Ryo scambiò un'occhiata con Arturo prima di chiedere ulteriori spiegazioni e vide negli occhi del compagno di viaggio altrettanto smarrimento. "E che sono? Perché non c'è nessuno?"
"Niente e nessuno." Aggiunse Bernard fissandolo. "Poco per volta portano via anche gli oggetti."
"Via dove?"
"Una cosa per volta," interruppe Michele. "Intanto cosa sono." Guardò Rudy in cerco di supporto e lo trovò.
"Sono," iniziò il più anziano dei tre pesando le parole, "le stazioni del tempo dopo che il treno è passato."
"Il freddo e immobile nulla."
Attivo smise di tormentarsi il volto con le mani e si passò le dita tra i capelli scomposti. "Cazzo cazzo cazzo." Mormorò nervoso, masticando le parole.
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Red Moon People
Science FictionRyo era con la sua ragazza Claudia quando la fine è arrivata, quando l'accecante esplosione ha riempito il cielo e cancellato tutto. Ma ora ha riaperto gli occhi in un luogo che non riconosce. Solo, senza la sua compagna e senza nessun punto di rife...