"E se fossi una pazza maniaca? Una serial killer!" Lo sguardo furbetto, scherzoso e divertito tutto lasciava pensare tranne quello, mentre sorrideva nella penombra danzante animata dalle luci distanti del palco.
Ryo glielo disse. "E poi," aggiunse, "non ci sono donne serial killer!"
Claudia rise di gusto, seppur indignata: "E chi te l'ha detta questa sciocchezza? Nemmeno le serial killer possiamo fare? Solo faccende domestiche e cucina?!" Lo guardò con una smorfia, con il divertimento che lasciava il posto all'offesa: "guarda che il mattarello può far male, eh!"
"No... è che..." Balbettò Ryo confuso, andando a scavare nella memoria alla ricerca di qualcosa che aveva letto. Ricordi confusi e probabilmente inesatti.
"Quello che voglio dire," continuò la ragazza con voce decisa, sovrastando la musica resa gestibile dalla distanza, "è che mi hai conosciuto dieci minuti fa e non puoi sapere nulla di me. Solo sensazioni."
Si erano incontrati al bar del concerto, avevano riso per aver ordinato entrambi una Sprite mentre tutti si davano all'alcol, si erano spostati in fondo, lontano dalla massa e dal rumore. Per chiacchierare più tranquilli. Ma no, non si conoscevano.
"A volte le sensazioni sono desideri travestiti." Gli disse tornando seria, fissandolo negli occhi. Scrutandolo.
Ryo non era sicuro di aver capito. Anzi, era piuttosto sicuro di non comprendere. Fece per dirle che raramente sbagliava, ma fu interrotto dalla sua mente che lo schiaffeggiò con un rapido carosello di tutti gli errori della sua breve esistenza.
"Allora?" Lo incalzò lei. "Potremmo iniziare dal tuo nome." Fece una pausa, un sorso. "Il mio è Claudia."
"Dario." Mormorò in risposta. Poi abbassò la testa, timido. "E non sono un serial killer!"
***
"Devo tornare a prendere Epona."
Ryo si svegliò con questo pensiero in mente e si sentì in colpa perché non era rivolto a Claudia, ugualmente persa e in probabile pericolo. Ma, si giustificò mentalmente, conosceva l'ubicazione di Epona, non quella della sua ragazza.Si tirò su a sedere e si guardò intorno: dipinta dalle lame di luce che filtrava dalle imposte, la stanza appariva diverse e, soprattutto, meno minacciosa. La sedia che avevano spostato sotto la maniglia della porta era ancora là, le pareti erano spezzate da un paio di librerie semivuote e in un angolo se ne stava una tavola in legno, vuota e vecchia. I suoi due compagni di avventura erano a qualche metro da lui: Attivo dormiva ancora, o comunque se ne stava sdraiato dandogli le spalle insolitamente calmo; Medio era seduto e lo fissava a sua volta. Osservò il suo abbigliamento come se lo facesse per la prima volta: pantaloni di panno di un marrone senza mordente, una t-shirt anonima e grigia, un taglio di capelli che sembrava studiato per passare inosservato... stentava a credere a un giovane di quel tempo che non curasse la propria immagine. A meno che...
"Come ti chiami?" Gli chiese a bruciapelo, rendendosi d'improvviso conto di quanto poco sapesse di quei due, di come la contingenza in cui si trovavano l'avesse portato ad agire senza indagare, approfondire o capire.
"I-io?" Chiese stupito il ragazzo.
"Sì, tu! O è I-io è il tuo nome?"
"Arturo. Come..." fece una pausa, rifletté, "come boh, come Arturo." Era confuso, stanco e sfatto. Probabilmente più stravolto ora, al risveglio, che la sera precedente con il carico di adrenalina degli eventi a sorreggerlo.
"Ryo." Gli rispose d'istinto, accantonando il proprio reale nome di battesimo a favore di quella identità nota solo a Claudia. "Il tuo amico?" Aggiunge facendo un cenno del capo verso Attivo.
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Red Moon People
Science FictionRyo era con la sua ragazza Claudia quando la fine è arrivata, quando l'accecante esplosione ha riempito il cielo e cancellato tutto. Ma ora ha riaperto gli occhi in un luogo che non riconosce. Solo, senza la sua compagna e senza nessun punto di rife...