Capitolo 22: Ho visto un Re

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"La detesto questa musichetta." Nemmeno un ciao, solo la rabbia che negli ultimi tempi se ne stava in agguato, pronta ad attaccare alla prima occasione.

Dario aggrottò le sopracciglia perplesso, poi capì. "Ah, quella di Skype?"

"Dobbiamo cambiare software. Questo non mi piace." Categorica.

"Scegli, per me è uguale." Il suo ragazzo si strinse nelle spalle.

"Pensi che dovremo usarli a lungo?" La preoccupazione che sgomitava con la rabbia per passare avanti.

"Ma no, dai..." Per niente sicuro. Ma lei fece finta di non notarlo, perché non voleva alimentare quelle ansie che la opprimevano.

Rimase in silenzio, guardando ai lati, distratta da qualcosa nelle altre finestre dello schermo. Poi a bruciapelo, dando di nuovo voce alle inquietudini. "Tu come lo vedi il futuro?"

Questa volta Dario ci pensò su un po' più a lungo, conscio di non poter svicolare da quell'argomento che la preoccupava così tanto. "Normale."

"Che vuol dire?"

"Non come ora. Come prima."

"Insomma un bel 'tutto è bene quel che finisce bene'? Un 'e vissero felici e contenti'? Un..."

"Sì, una cosa così." Inspirò. "Di nuovo per strada, di nuovo insieme, di nuovo..."

"... a scuola!" Lei rise, sollevata. Parlare con Dario la faceva uscire da quel bozzolo di timori in cui si rinchiudeva.

"Sì, anche a scuola!" E rise a sua volta. "Vedrai che questa cosa sparirà e tutto sarà come sempre."

Lei gli sorrise ancora. Un sorriso sincero e sereno, grato per gli sforzi di lui di farla sentire meglio. "Sai come mi sento?" Gli chiese dopo una pausa.

"No" le rispose, pronto a essere stupito da una delle sue solite risposte bizzarre.

"Come se ci fosse un tiranno a governarci. Un sovrano pazzo che gli tiene rinchiusi."

Lui annuì lentamente. "In fondo la corona c'è..."

***

Dario li travolse con fiume di parole sconclusionate e confuse, prima di spegnersi in uno stato catatonico, fatto di silenzio e immobilismo.

"Che..?" Iniziò Carola, la tazza di caffè in mano, ma Michele la interruppe.

"Lascialo stare un attimo..." La mano sollevata, come un vigile che cerchi di regolare il traffico. "Ha bisogno di elaborare."

"Se mi spiegate, elaboriamo insieme."

Michele scosse la testa. "No, questa è una cosa sua." Dario non aveva mai raccontato molto di sé, ma la sua personale ricerca di Claudia era nota a tutti loro.

"Resta il problema che vi dicevo prima: dobbiamo andare via." Di nuovo quel velo di preoccupazione a incupirle il viso. "Può elaborare altrove?"

Il ragazzo si spostò alla finestra e guardò fuori con la bocca contratta. "Si potranno ripercorrere i nostri passi? Posso tornare indietro?" Guardò uno a uno gli altri presenti. "Quei passaggi sono bidirezionali?"

"Quelli bidirezionali sono eccezioni, non la regola." Fu Tara a rispondergli. "Non credo che quei salti..."

"Come lo sai?"

"Non ho visto lune al nostro arrivo."

"Magari..."

"Dario" lo fermò Michele "ragioniamo insieme, ok?" Lo guardò con attenzione e calma. "Non è una scienza esatta, i salti subiscono delle oscillazioni nel tempo. Anche di diversi mesi." Attese che il senso di quelle parole sedimentasse. "Capisci cosa ti sto dicendo? Potresti arrivare nella Napoli degli anni '80, ma non mentre c'è lei."

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