"Ma tu ci pensi che qua in mezzo c'era un muro?" Dario allargava le braccia sconvolto. "Così, senza senso."
"Ce l'aveva un senso, ce l'aveva..." mormorò la professoressa di storia superandoli negli ampi spazi di Potsdahmer Platz. Si teneva il cappello con una mano mentre il vento si incanalava tra gli edifici alti ai margini e provava a tirarglielo via.
Erano in gita scolastica, un traguardo insperato, più volte cancellato e ripristinato fino alla decisione sofferta di partire ugualmente, seppur per sole tre notti. La situazione mondiale non consentiva un maggior azzardo, ma si era deciso che ai ragazzi avrebbe fatto bene.
"Non ce l'aveva no." Le rispose tra i denti Claudia. Come poteva? "È come se di colpo mettessero un muro a casa tua tra lo studio e la cucina e tu e i tuoi vi ritrovate senza potervi nemmeno salutare."
Dario fece una smorfia. "Non è che sarebbe male..."
"Lo dici perché il muro non c'è." Gli diede una spinta. "Vi ritrovate tu col bagno e loro con la cucina."
"Meglio il bagno, decisamente."
"E come mangi?"
"Esco e compro."
"E chi ti dà i soldi che i tuoi stanno a Ryo ovest e tu a Ryo est?"
Si fermarono sulla traccia lasciata consapevolmente a terra di dove il Muro di Berlino passava qualche decennio prima e Dario cercò di immaginarlo. Difficile perché era cresciuto in un mondo diverso, con divisioni e problemi diversi, e perché quella piazza era così vasta che dava un senso di apertura e ampiezza difficile da cancellare con l'immaginazione. Si attaccò al parallelo di Claudia della casa divisa e pensò alle persone più che agli spazi, a conoscenti, amici e parenti da che un momento all'altro non avevano più potuto incontrarsi. Il Muro che un tempo sorgeva dove poggiavano i suoi piedi non aveva diviso una città, aveva diviso un popolo.
E quello era più semplice da capire e immaginare.
***
I primi passi in silenzio furono opprimenti e asfissianti: il Muro che incombeva alla loro sinistra era troppo da tollerare senza proporre un diversivo alla propria mente e Dario si affidò alle chiacchiere con la loro nuova compagna d'avventura, auto-elettasi a guida di quel piccolo gruppo di quattro umani e un cavallo.
"Come conosci Berlino?" Le chiese e fu spiazzato lui stesso per quell'approccio da chiacchiere alla fermata dell'autobus.
"Ci sono nata." Semplice e banale. "Mia madre è tedesca, mio padre come te." Come te, non Italiano. Dario colse un velo di disprezzo per il proprio popolo in quella scelta lessicale.
Si erano allontanati da Checkpoint Charlie e avevano costeggiato un segmento di Muro, ma poi avevano deviato in una strada sulla destra, lunga e desolante nel suo essere così vuota e segnata dai soliti rampicanti: quel posto era stato fuori dal tempo a lungo.
"Tu l'hai vissuto?" Chiese a Carola. Inutile specificare cosa, la presenza del Muro restava nella mente di Ryo anche ora che se l'erano lasciato alle spalle.
Carola annuì lentamente la testa, pensierosa o forse nostalgica. "Di riflesso, da lontano." Gli rispose. "Ero piccola, venivamo da mia nonna a Berlino Ovest, ma vivevamo in Italia. Siamo tornati a vivere qui dopo la caduta del Muro, perché i miei pensavano che fosse un'opportunità." Sorrise. "Mentre la città guariva dalla ferita."
"Ed è guarita."
"Tutto guarisce, ma la cicatrice resta."
"Dove stiamo andando? Facciamo in tempo?" Michele si affiancò loro e indicò il Sole: scendeva lentamente ma era ormai molto vicino all'orizzonte. Erano arrivati che era già pomeriggio inoltrato.
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Red Moon People
Science FictionRyo era con la sua ragazza Claudia quando la fine è arrivata, quando l'accecante esplosione ha riempito il cielo e cancellato tutto. Ma ora ha riaperto gli occhi in un luogo che non riconosce. Solo, senza la sua compagna e senza nessun punto di rife...