"Che facevi prima?"
Una domanda banale, che raramente facevano. "Prima" non era concetto facile in un luogo senza tempo.
"Intendi..?"
"Sì, intendo prima di ritrovarti qua." Lo sguardo di Arturo era calmo e riflessivo, rispecchiava la sua natura pratica e solida.Paolo sollevò un angolo della bocca, guardò per un attimo Mattia che dormiva arricciato in un angolo, poi di nuovo il ragazzo di Littoria. "Prima nuotavo."
Arturo annuì. Era notte, erano al sicuro in un sottoscala segnato da una Luna Piena tracciata di fresco. Ma non avevano incontrato nessuno. La loro era una missione rischiosa, perché da lì avrebbero fatto un altro salto con una luca calante di cui non conoscevano la destinazione. "Io aiutavo mio nonno e mio zio."
"A far cosa?"
Il ragazzo continuò a guardarsi intorno, alla desolazione di quell'ambiente in penombra che sembrava insieme vissuto e abbandonato. Qualcuno lì ci passava, ma senza mai fermarsi per renderlo casa. "A sopravvivere." Rispose pensieroso prima di tornare a guardare la sua guida. "A che serve quello che faremo domani?"
"Una mappa." Lo guardò a sua volta. "Ve l'hanno spiegato, no?"
"Ce l'hanno detto, ma non spiegato."
"Non è la stessa cosa?"
Arturo sorrise scuotendo la testa. "No. E lo sai bene."
L'uomo dalle spalle larghe si lasciò andare contro la parete e incrociò le mani dietro la nuca. "Lo sappiamo bene tutti, ma c'è un motivo: brancoliamo nel buio quasi quanto voi."
Il ragazzo che veniva dal passato lo guardò con attenzione. "Penso che sia vero" si sporse verso Paolo "almeno in parte." Non aggiunse altro e fissò l'altro negli occhi. Poi si alzò, vagò per quell'oscurità con passo misurato e incerto, prima di tornare al punto di partenza. "È la tua occasione: dimmi cosa vi spaventa così tanto. Dimmi cosa non volete che scopriamo."
Fu il turno di Paolo di protendersi verso il proprio interlocutore. "La conoscenza può far male."
"Anche la mancanza di scelta."
***
Ogni tanto aveva bisogno di stare sola.
Con sforzo, metodo e dedizione si faceva strada tra gli arbusti, scalava a mani nude, raggiungeva la cima di un ammasso roccioso che le permetteva la vista sulla vallata. L'aveva fatta così tante volte che ormai sapeva dove far leva con i piedi, dove tirare con le dita, dove sostare per prendere fiato. L'aveva imparato a proprie spese, tra cadute e rinunce.
Quel giorno se n'era stata lassù più a lungo del solito, a contemplare il mondo in cui si era ritrovata, ad ascoltare versi di animali a cui si stava abituando, cercando di riconoscere gli squittii dei più piccoli rispetto alle urla spaventose dei più grossi. Quelli che aveva imparato a evitare.
Il tramonto era ancora lontano, non aveva bisogno di affrettarsi per mettersi al sicuro. E nemmeno ne aveva realmente bisogno, perché ormai aveva deciso: sarebbe andata via. Ancora un po' di tempo lassù da sola, poi sarebbe tornata alla loro caverna e avrebbe aspettato sera per dare l'annuncio.
L'aveva deciso in via definitiva quella mattina, quando era salita su quella cima, aveva lasciato penzolare le gambe e aveva notato le ferite subite dalle sue scarpe da quando era lì. Fu quello a farle rendere conto del tempo passato dal suo arrivo piuttosto che un proprio conteggio interiore a cui aveva rinunciato da tempo.
I giorni erano diventati settimane, le settimane mesi, e ora non aveva realmente idea di quanto tempo avesse vissuto in quell'ambiente preistorico, senza sapere se Dario fosse vivo o dove potesse essere.
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Red Moon People
Science FictionRyo era con la sua ragazza Claudia quando la fine è arrivata, quando l'accecante esplosione ha riempito il cielo e cancellato tutto. Ma ora ha riaperto gli occhi in un luogo che non riconosce. Solo, senza la sua compagna e senza nessun punto di rife...