Capitolo43

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Giada's Pov

-Giada...Giada- sentii una voce chiamarmi.
-Giada ci sei?- la riconoscevo perfettamente e mi sembrava un incubo udirla ancora: Mona.
Sentivo di avere le palpebre aperte,tuttavia non ero ancora capacitata a vedere.
-Hey...tutto bene?- si aggiunse un'altro richiamo,che,al contrario della precedente,non riconobbi sin da subito.
La vista si fece leggermente meno appannata, permettendomi di distinguere vari colori e figure; ma non a pieno i dettagli e il paesaggio.
Qualcosa di rosa chiaro passò davanti alla mia visuale e battei un paio di volte le ciglia.
-Ci stai facendo preoccupare- questo avvertimento proveniva da un ragazzo. O almeno mi sembrava.
Ero stordita e la testa girava abbastanza.
-Dobbiamo chiamare un'ambulanza?- ridacchiò la ragazza che mi consegnò alla polizia.
Percepii una mano che si appoggiò sulla mia testa e,come un pulsante d'accensione,ripresi a vedere.
-Uh?- era l'unica cosa che mi passò per la testa e che dissi.
-Mentre parlavamo ti sei impalata a fissare chissà cosa. Così da almeno cinque minuti- chiarì Marco,un ragazzo parte del mio gruppo.
-C-Che giorno è?- chiesi,in completo stato di confusione.
-Come? È il quattordici novembre. Sabato- rispose Mona.
"Novembre" ripetei nella mia mente,fissando il marciapiede sotto di me.
-Che ore sono?- domandai ancora.
-Ma che ti prende? Mi sembra di parlare con il protagonista del film "Ritorno al futuro"- si aggiunse Diletta,sicuramene divertita dalla scena.
-Comunque sono le cinque e mezza e tra tre quarti d'ora dobbiamo entrare a scuola- mi informò Rafael,unendosi a questa strana discussione.
-O-Oh- esclamai,riportando lo sguardo sull'istituto di fronte a noi.
-E poi un'altra cosa...- cominciò Angelica
-che cos'hai sul collo?-.
Mi portai la mano sul punto da lei indicato,sentendo delle linee circolari e rette; capii subito di cosa si trattava: il marchio di Slenderman che,solitamente,incide ai suoi proxy.
Non avevo mai notato di averlo.
-Niente- mentii,con un filo di voce.

Dopo questo il mio gruppetto riprese a parlare, pensando che stessi ascoltando,anche se restavo ad analizzare tutto quello che mi era successo.
Non poteva essere solo un incubo.
Non poteva essere solo una visione.
Non poteva...non doveva.
Che mi fossi immaginata tutto?
Che era soltanto frutto della mia fantasia?
No. Impossibile. Il marchio ce lo avevo e i ricordi balenavano per la mia testa rapidamente.
Mesi e mesi passati alla CreepyHouse o forse minuti interi a sognare tutto.
Ero scioccata e allo stesso tempo paralizzata sul posto.
I minuti passarono più velocemente di quanto credessi e alle 6:30 esatte la campanella suonò: dovevamo entrare a far parte delle lezioni.
Non che cominciassero così presto,ovvio,ma dovevamo prendere ripetizioni sulla stessa materia e dopo scuola non avremmo potuto esserci a recuperare matematica; la materia in cui tutti andavamo peggio.
-Andiamo?- mi incitò Mona,afferrandomi per il polso destro e tentare di trascinarmi con lei.
Non mi mossi.
I miei capelli neri e corti ricadevano davanti ai miei occhi come fontane,impedendo alla mia ex-migliore amica di intravedere la mia espressione vuota e confusa allo stesso tempo.
Gli occhi,così come la bocca,semi aperti,ma con un significato più grande. Più profondo.
-Che ti prende?- chiese Rafael con un tono di voce che sembrava volesse riferirsi maggiormente a sé stesso e agli altri invece che me.
-Mona- la chiamai sussurrando.
-Dimmi- attirai la sua attenzione,nel frattempo che lei tentava di scrutare il mio volto oltre le ciocche di capelli.
-Ti ricordi da bambine?- non sapevo neanche io perché lo stavo chiedendo o come mi erano uscite le parole di bocca,ma lo feci -Quando giocavamo al poliziotto e al ladro...- presi parola nuovamente,facendole mollare la presa dalla mia mano.
Mi riferivo a quando avevamo circa tredici anni,lei mi distraeva dalla dura realtà con quei stupidi giochetti.
-...e alla fine ci promettevamo sempre che se una di noi avesse commesso un crimine l'altra sarebbe stata zitta.-.
Le sue gambe tremavano,come se avessi toccato un punto dolente della nostra discussione o l'avessi smascherata a compiere chissà quali danni; più o meno come me pochi giorni fa...o tanti mesi dopo oggi.
-Perché questa domanda,ora?- chiese lei,tentando impercettibilmente di cambiare quello strano discorso.
-Perché?- chiesi,quasi come se ci fossimo rincontrate dopo che ero uscita di prigione a causa sua.
-Già- afferma con fare ovvio,finendo con una risatina irritante.
-Giada ma che stai dicen...-.
Interrompo Marco,annunciando -questi sono problemi nostri e a voi non dovrebbe fregare nulla- accentua il "nostri".
-Dai,entriamo- tentò di farmi smettere Angelica,con un sorriso imbarazzato.
-No. Ritornando a noi- voltai il capo verso Mona -saresti stata zitta?- le chiesi.
Delle goccioline di sudore le contornavano il viso,mentre lei mi guardava confusa e imbarazzata.
-Dobbiamo entrare!- urlò Rafael,facendoci notare la professoressa di ripetizione che stava scendendo dalla macchina.
E sapevamo benissimo che non dovevamo arrivare dopo di lei.
Sbuffai,sapendo che dopo mi avrebbe dato una risposta,o le avrei tagliato la lingua.

Ben Drowned-InseparabiliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora